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Notte di rondini

Una campagna di
Terra dei Piccoli Onlus

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Notte di Rondini

Notte di rondini

Campagna terminata
  • Raccolti € 1.200,00
  • Sostenitori 7
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Prenotazione quote  
  • Categoria Film & corti

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Terra dei Piccoli Onlus

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Il Progetto

Terra dei Piccoli Onlus, con il supporto tecnico e creativo di NocteFilm, sta cercando di avviare la produzione di un cortometraggio dal titolo "Notte di Rondini", nato per raccontare, con delicatezza e rispetto, di una bambina abusata, che diventa ragazza attraverso un percorso doloroso e problematico, che cerca di affrontare e superare con tutte le sue forze, ma combattendo anche con tutte le sue resistenze ed i suoi fantasmi. 

Questa storia è stata pensata per raccontare il dramma delle tante ragazze che vivono e patiscono l’abuso e più in generale per affrontare il tema dei diritti violati fin dall’infanzia, ma anche per riflettere su quanto siano universali e onnipervadenti un dolore e una tragedia di tale portata, quando interessano il microcosmo di una bambina, rivoltando nello stesso tempo l'equilibrio dei pianeti, i ritmi delle maree e delle fasi lunari, fino ad offuscare lo scintillio del firmamento o anche di una semplice serata estiva all'ora di cena, come quella che farà da sfondo al nostro racconto. 

Un lavoro incentrato sull'innocenza e sulla difficoltà di ricostruire il telaio strappato del sogno, dopo un tradimento così spietato all'intimità di un essere umano, in una fase così fragile della sua esistenza, dove l'abbandonarsi e l'affidarsi agli altri dovrebbe essere parte viva del canto della propria specie, quanto un tratto essenziale e imprescindibile di umanità e di tenerezza. 

Siamo confidenti per quanto riguarda la realizzazione tecnica perché abbiamo già chiuso la realizzazione di un primo cortometraggio (recentemente selezionato in un importante festival internazionale) e di un documento scientifico sul tema del razzismo, per gli approfondimenti vi rimandiamo alle pagine del sito internet Iniziative Sociali.

Sinossi

Una serata estiva, nell'ora di cena. Scorgiamo una striscia di lungomare italiano, le luci tenui sulla passeggiata, le cabine colorate dello stabilimento. Qualche bicicletta tintinna in lontananza. Il suono di una musica da una finestra aperta, il vociare estinto di una colonia estiva.

Poi, una ragazza esile, intravista di spalle, che cammina con i capelli raccolti in un nastro, un golfino bianco appena posato sulle spalle. Procede da sola, con fare trasognato, in un'ora dove i suoi coetanei sono a tavola, o a programmare i prossimi appuntamenti, scossi da un batticuore, da una risata, da uno spasmo improvviso. Il quadro sembra già completo. Le cose di quell'ora e in quella stagione hanno una loro forma, una loro completezza nella sola pronuncia di un passo, di un respiro consolatorio, che riafferra l'ultimo scampanellio delle biciclette prima che faccia buio...

Questa ragazza in quel momento è in ascolto degli eventi delicati e invisibili di quell'ora, quando da una delle cabine di uno stabilimento balneare avverte qualcosa. Una sorta di suono, che forse è quasi una voce. La ragazza si avvicina, si ferma e ascolta la formazione di quella voce. È una voce femminile molto giovane che le spalanca dal nulla una verità atroce del suo passato: un abuso, ripetuto e perpetuato nel tempo, come un numero riuscito di magia, da un parente cardiopatico, che proprio quella sera è ospite sulla sua terrazzina insieme a una sua nuova fidanzata. 

"Notte di rondini" è fatto delle ombre e delle resistenze di quest'incontro tra sconosciute, che si impigliano e si confondono separate da una porta, in quell'orario dove pare non accadere nulla di vero e di importante. Dove qualche bicicletta tintinna in lontananza. E il suono di una musica continua da una finestra aperta, come quel vociare estinto di una colonia estiva.

Presentazione del progetto

"Ogni individuo che scompare trascina con sé l'universo". In questo aforisma di Emil Cioran, filosofo e saggista rumeno, può percepirsi l'intera eco del percorso doloroso e problematico che "Notte di rondini" introduce e  cerca di affrontare, percorso che diventa ancora più lacerante quando l'individuo che scompare a se stesso e al mondo è una bambina. 

Scomparire a e da se stessi, come un relitto, (per un tradimento così efferato e tremendo come può essere un abuso), alla propria dimensione del sogno, dell'incanto e della tenerezza, è come scomparire dall'intero universo e allo stesso modo sottrarre all'intero universo qualcosa di unico e di prezioso, che non ritornerà più. 

La problematica di questo lavoro è affrontata quindi da una particolare angolazione e con la massima prudenza, attraverso un misterioso dialogo, a tratti quasi incantato e surreale, che una ragazza di passaggio instaura con una figura oscura e sconosciuta, che le parla  dall'interno di una cabina di uno stabilimento balneare, nella quale questa figura che parla si è rinchiusa, verso sera. E attraverso queste parole filtrate da questa porta chiusa, si snoda e si ricompone pian piano il labirinto e la sua catastrofe.

"Notte di rondini" è in fondo un lavoro sull'innocenza e anche sull'universalità di questo grande affronto all'intimità di un essere umano, che ne programma per gradi il disfacimento e la totale estinzione della speranza, come colore e trama costante di un suo nuovo arazzo di tenebra, sottraendogli da ogni insenatura del suo animo la varietà, le voci e i confini primordiali del sogno, come la dolcezza dell'affidarsi, in cambio di un'armatura opaca e asfissiante nella quale rinchiudersi e punirsi. La cabina radiosa e familiare di "Notte di rondini", alla fine  non è altro che la feritoia di un elmo dove cominciare o solo disegnare la forma di un grido, in una sera anonima e qualunque di vacanza.

Note di Regia

Restituire al linguaggio delle immagini il plot  di "Notte di rondini" è anche l'occasione per organizzare più trame parallele e più elementi simbolici di messa in scena, che siano in grado di delineare da più angolazioni la portata immensa di questo dolore inesprimibile e viscoso, attraverso tutte le possibilità che il mezzo cinematografico può consentirci, per quanto punti dritto alla sensazione, alle regioni del sogno e dell'emozione, quanto al potere affabulante e allo stimolo alla riflessione.

Si è scelta come sfondo la sede di una località vacanziera, una striscia radiosa di cabine dall'aria rasserenante, verso sera, in una zona intermedia e irreale, quasi dimenticata dal mondo, in un'atmosfera che ho da sempre associato alla spensieratezza, semmai al patimento dei primi amori, delle passeggiate al tramonto, delle biciclette ronzanti che ci consolano in lontananza. Questo scenario ci conduce invece dentro l'abisso inconsolabile della catastrofe, quasi a dispetto di quella sua linea d'esordio così rassicurante e familiare, allo stesso modo di come la pinna nera di squalo che divorerà la bambina è presente da tempo nel suo quotidiano – tra l'altro incarnata in un parente fragile e cardiopatico, quindi da un certo punto di vista e per la stessa sensibilità della bambina, inattaccabile.

Questo primo elemento ci slancia quindi in un'esplorazione degli spazi dell'azione, dove contro uno scenario aperto e marittimo, ci confiniamo dentro il luogo circoscritto di una cabina chiusa, risucchiati dal mistero insondabile di questa voce senza tempo, che cerca di comunicare qualcosa a un qualcuno ancora ignoto ma che è dentro di sé, e che rimane astratta fuori dal ritmo convenzionale  delle cose, e dei piccoli eventi delicati di quell'ora, verso una dimensione espiatoria clandestina, in continuo mutamento e vertigine.

Le due figure che si confrontano nel dialogo di "Notte di rondini", – quella visibile, la ragazza con i capelli raccolti in un nastro e il golfino bianco sulle spalle e l'altra, rinchiusa e invisibile che si racconta dal suo buio, – diventano parti in contrappunto di un'entità superiore, che ci conduce attraverso il suo coltello dentro un processo doloroso di memoria, fino all'ultimo attimo di catarsi.

Come simboli cromatici della violazione dell'espiazione e dell'estinzione del dolore, attraverso il sacrificio, abbiamo scelto il bianco, quello del golfino e della luna negata e nascosta alla bambina, colore associato spesso anche alla paura (vedi Moby Dick o i fantasmi dei romanzi di Henry James) in contrasto alle prime ombre incombenti del crepuscolo, che avvolgono nella notte il lungomare. Mentre le prime torce giallastre cominciano a vagare e a sbandare inutilmente nel buio, accade l'improvvisa ricomparsa del satellite lunare, una sorta di cambio capriccioso di guardia dall'assenza tragica di Dio in un'esistenza a una sua traccia muta e pietrosa, sul filo tremante dell'acqua alta.

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