Una campagna di Donato Rizzo
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“Gemma”
Salerno anno 784 d.C. Il Principe Arechi con Adelperga e le sue dame passeggiano sugli archi del maniero. Gerperga, cugina di Adelperga, seguita da suo fratello Adalberto, giunto da poco da Brescia, si avvicina ai sovrani per presentarlo. Dopo qualche giorno Lupo, il marphais delle guardie, viene ritrovato, dal principe Arechi, sgozzato nel corridoio antistante la sala della Cancelleria, prospiciente la biblioteca della reggia. Gerperga, allieva dell’archiatra di corte, Rodeperto, accusa dell’omicidio Gemma, una giovane medica, allieva anch’essa dell’archiatra ed amante di Lupo. Ella sostiene che Gemma, venuta a conoscenza della relazione nata tra lei ed il marphais, non ha esitato, ad ucciderlo. Gemma arrestata è relegata nella cella del convento di San Giorgio. Accompagnata dalla badessa Agata, il mattino dopo la ragazza è condotta nell’aula delle udienze e viene presentata al funzionario Ferrando che nell’interrogatorio, intuisce la sincerità della ragazza, anche se nulla, sulla verità della morte di Lupo, traspare dalle sue parole. Determinato a darle credito decide di andare alla ricerca di notizie su chi essa sia in realtà. Decide di partire alla ricerca del villaggio da cui, secondo quanto saputo, ella scappò con sua madre Eufrasia. Griselda, una donna che ancora vi vive, racconta che a Brescia, più di vent'anni prima, Eufrasia, esperta nelle arti mediche, aveva sbagliato la formulazione di un rimedio causando la morte di una donna, per cui il marito, nobile e ricchissimo longobardo, l'aveva cercata per vendicarsi. Ritrovata lì nel villaggio, vedova e con due figlie, aveva assoldato dei sicari che erano riusciti a catturare ed ad uccidere la figlia Berta, mentre ella e Gemma, scampate all’agguato, avevano trovato rifugio a Salerno. Griselda dice di non sapere altro e di non conoscere il nome dell'uomo che la perseguitava. Ferrando, tornato a Salerno si reca al monastero di San Giorgio per incontrare la badessa Agata ed avere notizie di Gerperga. La badessa gli conferma che la ragazza è la nipote di Re Desiderio, figlia di Liutperga ed è venuta, da bambina a Salerno in occasione delle nozze dei principi. E’ sorella del diacono Martino, ora Arcivescovo di Ravenna ed è stata fatta partire da Brescia dai suoi genitori, quale pegno e segno di devozione nei confronti del principe Arechi. Gerperga è destinata alla vita conventuale benché ne abbia poca propensione. Agata conferma che vi sono molte ombre sulla fedeltà della famiglia di Gerperga verso Re Desiderio. L’arcivescovo Martino sembra essere implicato nella morte per avvelenamento di Autchar, un esule franco alla corte del Re longobardo, anche se di prove a suo carico non ne sono mai state trovate. L’omicidio sarebbe stato originato dalla scoperta, da parte dell’esule, della volontà, dell’allora diacono, di svelare, a degli infiltrati dei franchi, la via con cui Carlo Magno avrebbe potuto aggirare le chiuse difensive, poste in Val di Susa e conquistare il regno longobardo. Ferrando esce dal convento confuso e si dirige verso la reggia del principe Arechi per riferirgli sulle indagini. Il principe non lo ascolta e gli ordina di partire in gran fretta per Benevento per quel compito urgente che aveva affidato a Lupo, anzi, ad esso ne aggiunge un altro. Ferrando obbedisce e parte. Scortato da molti armigeri, porta con sé una cassa sigillata da consegnare al convento di Santa Sofia, dove è badessa Gariperga, sorella di Arechi. In una pergamena, consegnata a Ferrando, il principe chiede alla sorella che lo scrigno contenuto nella cassa venga restaurato da una persona competente e della massima fiducia, sia attentamente custodito nel convento e non sia aperto. Ferrando è accolto dalla badessa ed ad ella confessa le difficoltà dell’indagini sull’assassinio del marphais. Gariperga lo ascolta e gli chiede tempo per riflettere. La badessa è a conoscenza del contenuto dello scrigno ed ipotizza che vi possa essere un collegamento tra esso e l’uccisione di Lupo. Ferrando, ricordando il colloquio con la badessa Agata e la predisposizione di una scorta armata per la cassa si convince della non casualità della presenza a Salerno di Adalberto. Intanto, Rodeperto, ottenuto da Arechi la nomina a tutore di Gemma, gli chiede il permesso di poter parlare alla ragazza ed assicurarsi del suo stato di salute. Ottenutolo, la fa prelevare dal convento e condurre nell'altana della sua casa. Gemma si accorge di non essere sola con l’archiatra, in un angolo vi è Gerperga. Rodeperto aggredisce Gemma e le rivela di aver sempre saputo chi ella veramente fosse. L’archiatra in preda ad un acme di furore, capisce che è giunto il momento di completare la vendetta voluta da suo padre. Fatta uccidere Berta e morta Eufrasia, nell’alluvione di Salerno, ora toccava a Gemma. Gemma immobile, attonita, ascolta. Gerperga è furiosa per essere stata usata dall’archiatra contro la sua compagna. In piena crisi isterica si scaglia contro Rodeperto. L’archiatra la colpisce violentemente e la ragazza cade. Rodeperto si gira, ma giusto il tempo per sentire la lama della sagitella, che era sul tavolo, infilarsi nel suo cuore. Intanto, Ferrando, congedatosi dalla badessa Gariperga, è giunto Salerno. Raggiunge il convento e sa che Gemma è stata condotta a casa dell’archiatra. Trovata la porta chiusa, la butta giù ed esce sull'altana. Gerperga in piedi guarda Rodeperto morto. Gemma è dietro un tavolo, la sua gola è recisa e la sua mano stringe ancora la sagitella.
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