Una campagna di Stefano CISCO Bellotti
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I reduci siamo noi o tutti quelli come noi.
Quelli che hanno combattuto battaglie, ognuno a suo modo, con la stessa passione e la stessa ostinazione di chi crede davvero in qualcosa. Abbiamo fatto le nostre “guerre”, non quelle con le armi, ma quelle della vita: le battaglie sociali, culturali, personali. Ora, arrivati intorno ai sessant’anni (o anche oltre), guardiamo indietro e continuiamo a farle, convinti che sia stato giusto farle.
Ma lo facciamo con orgoglio, non con rimpianto; perché ogni ferita è la prova di averci provato e di non esserci mai tirati indietro, di non esserci mai arresi.
Siamo consapevoli di aver perso diverse di queste battaglie. Ma siamo altrettanto consapevoli che valeva la pena di combatterle. Abbiamo lottato per i nostri ideali, per le nostre idee, per un modo di vivere e di pensare libero, sincero e coerente.
Con la consapevolezza di essere forse fuori tempo massimo crediamo però che il mondo abbia ancora bisogno di noi, di reduci come noi, di coloro che sanno raccontare le storie che hanno vissuto.
Il reduce (di guerra) è colui che racconta e ha la forza per comunicare ai giovani l’orrore e la bruttura della guerra, per trasmetterli alle nuove generazioni perché non si ripetano vicende come lui ha vissuto: questa cosa per noi è fondamentale.
È grazie a chi ci ha preceduto se conosciamo le vicende dei partigiani, i racconti della guerra, le esperienze di chi ha attraversato epoche difficili e ne ha custodito la memoria.
Oggi sentiamo di avere lo stesso compito: raccontare il nostro tempo, quello di un mondo che non c’è più.
Nel mondo della musica è stato lo stesso; come musicisti, ci riconosciamo come reduci di un mondo che non esiste più, un mondo fatto di strumenti, sale prove, concerti, vinili, giradischi, incontri e passioni che non si misurano solo in visualizzazioni o algoritmi.

Oggi la musica è andata altrove, e questo va accettato. Ma proprio per questo sentiamo e abbiamo il dovere e il desiderio di raccontare ciò che è stato, di trasmettere quella memoria viva, quel modo di sentire, creare e vivere la musica che ci ha formati.
Ci siamo tuffati più di trent’anni fa con un approccio controcorrente, non allineato al sistema, rifiutando le mode e le regole imposte dal mercato. Per questo, forse, siamo stati “sputati fuori”: non abbiamo seguito la tendenza e la stessa ci ha lasciati ai margini. Ma non ci siamo mai arresi.
Essere “Reduci” significa questo: aver vissuto (oppure essere rimasti noi stessi, oppure aver trovato il nostro posto) in un mondo che spesso non ci ha capiti, ma che non è riuscito a zittirci.
Siamo ancora qui, con la stessa voglia di far sentire la nostra voce, di raccontare le nostre idee, di cantare il nostro vissuto.
Continueremo a farlo finché avremo fiato, perché la nostra musica è la nostra testimonianza, la nostra memoria, la nostra resistenza.

Il nuovo disco è doppio: ha due anime, una legata alle storie della Resistenza e l'altra alle storie della vita.
In entrambi si parla sempre di gente comune.
Da una parte cantiamo chi, in un modo o nell'altro, ha fatto cose straordinarie per il bene di tutti, per la libertà, per lottare contro la dittatura e il nazifascismo, consapevoli anche di quanto fosse pericoloso per la loro vita. Raccontiamo di chi è rimasto nell'ombra, di chi non cercava gloria ma giustizia, di operai, studenti, contadini, insegnanti, donne e uomini comuni, capaci però di scegliere ciò che era giusto, anche quando era pericoloso.

Nell'altro disco cantiamo figure illuminanti che ci hanno ispirato e figure comuni che vediamo intorno a noi. E così parliamo di personaggi, artisti, amici che ci hanno lasciato qualcosa con la loro vita e il loro esempio, ci hanno lasciato un'eredità di pensiero e di emozione. Ma ci riferiamo anche alle persone che incrociamo nella vita di tutti i giorni, nei luoghi comuni che frequentiamo, a quelle con cui entriamo in contatto nella nostra quotidianità, alle storie che si intrecciano con la nostra.
Perché aderire al crowdfunding?
Scegliere di sostenere Reduci vuol dire diventare parte attiva del progetto, condividere un percorso, un’idea, un pezzo di storia collettiva.
Siamo Reduci di un modo di fare musica autentico, libero, fuori dalle logiche del mercato. Abbiamo combattuto le nostre battaglie artistiche e sociali e, anche se il mondo musicale è cambiato, noi siamo ancora qui. Noi siamo qui anche con la forza del crowfounding che è una cosa rivoluzionaria che ci permette di fare dischi ancora oggi e permette a tutti di essere in qualche modo consapevoli e liberi di usufruire di musica e cultura fuori dal mainstreaming
Il crowdfunding, in questo senso, è la nostra nuova forma di resistenza: una colletta popolare che ci permette di costruire insieme qualcosa che oggi sarebbe quasi impossibile realizzare da soli.
Ma Reduci siete anche voi che ci sostenete, che credete ancora nella musica vera, fatta di mani, cuore e libertà.

Perché vi chiediamo di sostenerci?
L’entusiasmo che incontriamo ai nostri concerti ci dà la forza di continuare e la speranza di arrivare fino in fondo a questa nuova avventura. Da anni i nostri dischi nascono grazie al sostegno diretto di chi ci segue, di chi crede nella nostra musica e nei valori che portiamo avanti. Anche questa volta, con Reduci, vi chiediamo di esserci accanto: di supportare la realizzazione del doppio disco partecipando alla campagna di crowdfunding.

Max Frignani produttore artistico
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.

Istruzione di qualità: garantire a tutti un'istruzione inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento permanente eque e di qualità.

Pace e giustizia: promuovere lo sviluppo sostenibile.
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