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I CALSOLARO Barba, capelli e ballabili

Una campagna di
Nauna Cantieri Musicali

Contatti

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Nauna Cantieri Musicali

I CALSOLARO
Barba, capelli e ballabili

I CALSOLARO Barba, capelli e ballabili

Campagna terminata
  • Raccolti € 1.140,00
  • Sostenitori 38
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Raccogli tutto  
  • Categoria Musica & concerti

Una campagna di 
Nauna Cantieri Musicali

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Il Progetto

I CALSOLARO – Barba, capelli e ballabili

"Quello della famiglia Calsolaro è un patrimonio musicale e culturale di immenso valore, da conservare, tutelare e divulgare fuori dai confini territoriali e la sua arte deve entrare a far parte, qualora già non lo fosse, della cultura di tutta la Terra d’Otranto"

Terzo viaggio del musicista e ricercatore pugliese Dario Muci, in collaborazione con il mandolinista Antonio Calsolaro e il chitarrista Massimiliano De Marco a caccia delle tracce di una tradizione del Sud ancora poco conosciuta, "La Barberia", la musica delle sale da barba. Questa pubblicazione, contenente 15 brani "strumentali" si struttura in un cofanetto contenente un cd audio e un libretto dedicati alla famiglia Calsolaro, in particolare al Maestro Vincenzo (in foto con il violino), padre di Antonio e Linda Calsolaro, due colonne portanti della Cultura Musicale in Puglia.

Vincenzo, era un barbiere colto ed esperto di musica, tra i più virtuosi nello stile e, oltre ad insegnare ai figli (e ai discepoli del salone) la teoria e la pratica musicale, lascia loro un'infinita raccolta di ballabili, composizioni personali e trascrizioni di opere classiche, raccolti in parte in un libro "rilegato di rosso" interamente scritto con pennino e inchiostro, custodito da Antonio insieme a decine di riviste musicali dell'epoca e numerose foto di famiglia. 

Antonio, curatore e ultimo depositario di questo antico stile musicale ricorda sempre le parole del nonno (omonimo) mandolinista: “Quanto più si suonava bene in un salone tanti più clienti lo frequentavano”. Anche Francesco Calsolaro, il fratello minore di Vincenzo (in foto con il mandolino), era un virtuoso dello strumento. Quando partì in guerra, imbarcato sul cacciatorpediniere ad affiancare le grandi navi nel Mediterraneo, si portò non solo il mandolino ma anche il "libro rosso" con gli spartiti dei ballabili che Vincenzo aveva trascritto con eccellente scrittura e impressionante precisione.

Vincenzo era violinista, mandolinista e chitarrista. Aveva applicato la tecnica della mano sinistra del violino sul mandolino, per cui riusciva a prendere le posizioni più estreme, quelle più vicine al foro di risonanza, tant’è che alcune sue composizioni rientrano nella raccolta dei cosiddetti “brani impossibili”, proprio perché difficili nell’esecuzione.

Questa pubblicazione de I CALSOLARO è la prima di una lunga serie di pubblicazioni future, dedicate ai ballabili, alle composizioni d’autore, alla musica d’Époque, alla musica classica per chitarra, al repertorio sud-americano, alle trascrizioni operistiche per strumenti a plettro, alle musiche dei fogli volanti, che vanno dagli inizi del ‘900 fino ai giorni nostri.

Brevemente, per chi non ha avuto modo di ascoltare o conoscere la storia della Barberia, fino alla metà degli anni ’50 molti barbieri erano anche musicisti e il salone un importante luogo di musica. Negli intervalli dal loro lavoro essi svolgevano attività musicale e didattica e i migliori maestri formavano gruppi strumentali in grado di eseguire diversi repertori e di “portare” le serenate. A differenza dei primi due volumi pubblicati da Dario Muci nel 2013 e nel 2016, in questa raccolta gli unici strumenti utilizzati sono chitarra e mandolino ed eseguono brani classici di vario tipo come i valzer, le mazurke, le polke, detti appunto ballabili, che servivano a far danzare le persone nelle feste popolari e nei matrimoni. 

Una tradizione antichissima di cui bisogna recuperare la memoria.

Ecco qui, un importantissimo articolo di Maurizio Agamennone, Etnomusicologo dell'Universita di Firenze, pubblicato su Barberia e canti del Salento vol.2 di Dario Muci:

La Musica dei barbieri

Al tempo delle società pre-internet e pre-televisive, erano due i luoghi in cui ci si poteva familiarizzare con le tradizioni locali della musica: l’osteria, per il canto, e il salone da barba, per la musica strumentale. Ma questo riguarda il mondo maschile, e riconosco che restano ai margini numerose pratiche musicali come il canto durante il lavoro e le musiche rituali, e tutto l’universo femminile. Pure, richiamo due testimoni autorevoli: Roberto Leydi, etnomusicologo italiano, amava dire che l’osteria era la scuola di musica delle comunità rurali o di montagna, e dei ceti subalterni; Alan Lomax, etnomusicologo americano, nel suo breve soggiorno salentino, intorno al Ferragosto del 1954, frequentò una puteca di Martano, dove ascoltò alcuni avventori – maschi, appunto -, che si confrontavano cantando stornelli. 

L’osteria, però, aveva una fama sinistra, per madri, mogli e figlie alle prese con uomini afflitti dalla assunzione smodata di vini e altri alcoli. 

La barberìa, invece, è stato il luogo in cui si curava l’aspetto e l’igiene della popolazione maschile – ancora! – e questo suscitava una percezione assai più favorevole. Dominus ne era il barbiere titolare del “salone”, che poteva riunire intorno a sé collaboratori e apprendisti; e si occupava pure della salute, esercitando pratiche di bassa chirurgia e imprimendo salassi, con le proprie lame e altri “ferri” del mestiere. Pure, la barberia era il luogo della musica, eseguita soprattutto con gli strumenti a corda,   che i barbieri praticavano quasi come un secondo mestiere. Questi artigiani, quindi, celavano una doppia personalità: azzimati, composti e cerimoniosi (“Il signore è servito”: così si chiudono rasatura e taglio), garbati conversatori ma soprattutto attenti ascoltatori, riuscivano a essere anche appassionati strumentisti e cantanti, e insegnanti di strumento, all’interno del salone e all’esterno, in altri spazi e in tempi diversi da quello diurno. 

L’associazione tra il mestiere di barbiere e la musica è remotissima: è stato riproposto recentemente un documento notarile messinese del 1491, in cui “il barbiere Gregorius de Berto si impegnava a insegnare al suo allievo Giovanni Speciale alcune composizioni vocali con accompagnamento strumentale (fra cui due siciliane), alcuni brani strumentali (la baxa francesa et dui mutanczi, cioè una bassa danza e due variazioni) e altre cantilenas ad discretionem dicti magistri gregorii” (Sergio Bonanzinga, I barbieri maestri di musica, in Musica dai saloni. Suoni e memorie dei barbieri di Sicilia, Nuova Ipsa, Palermo, 2009: 129-142 [136]). Dunque, arriva da molto lontano una proiezione tipica della musica di barberia, la mediazione socio-culturale: i barbieri-musicisti sono in una posizione assai favorevole che li mette in relazione con i ceti dominanti e la sociabilità aristocratica e borghese, da una parte, e con i ceti subalterni del popolo minuto, dall’altra. Non pochi di loro erano avvezzi alla notazione musicale: questo gli consentiva di apprendere e far circolare musiche “nuove”, dal repertorio della canzone, della banda e del teatro, con ampia disinvoltura. Pure, amministravano la sociabilità popolare, nei balli della festa e delle cerimonie familiari, con un repertorio estesissimo di balli (mazurche, polche, valzer, scotish, quadriglie, ecc.) - non la sola pizzica pizzica! -, spesso “ri-arrangiati” per organici mobili, ed elaborati con estese variazioni sui motivi principali, allo scopo di esibire il proprio talento, ma anche per dilatare la durata dei brani e assecondare i danzatori, soprattutto nelle comunità rurali, dove il ballo della festa era occasione primaria per un contatto ravvicinato tra giovani. 

E anche uno dei più grandi virtuosi del mandolino, concertista di fama e scopritore di musiche rare, Giuseppe Anedda (Cagliari, 1912-1997), che ha passato la sua vita a smentire che gli italiani fossero “un popolo di mandolinisti” (persone vacue e poco affidabili), pure ha cominciato suonando in un quartetto di plettri, per feste paesane e matrimoni. Cito il mandolino proprio perché era un oggetto immancabile nel salone e un “ferro del mestiere” per il barbiere-musicista, ed è stato, insieme con la chitarra, lo strumento simbolo della musica all’aperto, e di un genere che appartiene di diritto al “fare musica” della barberia, la serenata, che pure ha conosciuto numerosi adattamenti operistici. Celebre è quella mozartiana in cui il “gran seduttore” tenta di piegare la cameriera di una aristocratica (“Deh vieni alla finestra”, Don Giovanni, atto II): il mandolino, paradigmaticamente, vi è insieme con il pizzicato degli archi, “grande chitarrone” di accompagnamento. Similmente è in Rossini (“Ecco ridente in cielo”, Il barbiere di Siviglia, Conte di Almaviva, atto I), ma con la chitarra “spagnola”. 

E la serenata, nelle sue numerose forme (alle amate, agli amici, alle famiglie, a destinatari scherniti), è lo scenario in cui i barbieri esercitavano un potere rischioso: l’offerta e rappresentazione acustica della seduzione e dei sentimenti; e “muovevano” lo spazio antropizzato, nella sonorizzazione del tempo notturno, nella animazione affettuosa delle strade e delle piazze. 

Emblematico di questo fare multiforme è stato Luigi Stifani da Nardò (“musico delle tarantate”, ma anche musicista dei balli e delle serenate), e gli si affianca a pieno titolo Vincenzo Calsolaro, barbiere-musicista di Alessano. Il figlio, Antonio, riprende splendidamente la grazia di certi balli e canzoni, praticati in uno scenario emotivo fondato sulla relazione diretta tra le persone, sul piacere di una azione condotta “a regola d’arte”, “a mestiere”, al massimo delle proprie capacità, e nella speranza di soddisfare personalmente il fruitore.  Un fare di grandi artigiani, ed è per questo che, titolari di una “arte” (un sapere e un fare integrati), nei documenti del passato li si trova qualificati anche come “artisti”: assai propriamente.  

GLI AUTORI

Antonio Calsolaro è oggi il maggior rappresentante (come compositore e interprete) della barberìa salentina. Proprio insieme a Dario Muci, il maestro si dedica alla riproposta di questo particolarissimo genere musicale popolare che trae le sue origini probabilmente dalla dominazione spagnola. Ha studiato musica col padre (chitarra classica e mandolino) come la sorella Linda Calsolaro docente di chitarra classica al Conservatorio di Bari. Ha suonato nel 1974 con l'orchestra del Petruzzelli (Bari) nell'Otello di Verdi. Nel 1981 in tournée con l'orchestra di Lecce per il barbiere di Siviglia di Paisiello. Nel periodo 2000 2010 ha accompagnato il cantante popolare salentino Uccio Aloisi. Ha arrangiato e suonato in: Roba de Smujiu 2003 - il manifesto; Mara l'acqua 2006-Uccio Aloisi gruppo; Crai 2004 con Lindo Ferretti, Teresa Desio, Matteo Salvatore, i cantori di carpino, Uccio Aloisi gruppo film documentario vincitore di un premio a Venezia biennale. Con il cantante ricercatore Dario Muci ha realizzato Barbieria e canti del Salento volume uno e due. Partecipazioni varie: Marea e Suddissimo di Nauna Cantieri Musicali.

Massimiliano De Marco, Musicista, cantante, amante del canto polivocale e appassionato di serenate d’amore. Suona chitarra classica, bouzouki irlandese, mandolino, tamburello. Sin da piccolo studia chitarra classica con il maestro Antonio Calsolaro e si esibisce con il “Gruppostrumentale alessanese”. Qui esegue “musiche da barberia” cioè i brani strumentali che anticamente si suonavano nei saloni da barba: un ampio e raffinato repertorio di musiche della tradizione napoletana, celebri brani di musica classica e valzer, mazurche, polke e quadriglie del sud Italia. Forma la sua cultura popolare suonando per anni con Uccio Aloisi, uno degli ultimi cantori salentini. Apprende così il vasto repertorio di canti polivocali, canti sul tamburo, canti di lavoro, serenate d’amore e stornelli e pizzica pizzica. Dal 2006 entra nella band Kalàscima con la quale fa dialogare la musica tradizionale salentina con l’elettronica. Con questa band suona nei più importanti festival del mondo: Tallin Music Week (Estonia, 2018), Mundial Montreal (Canada, 2017), Colours of Ostrava (Czech Republic, 2016), Roskilde Festival (Denmark, 2016), Ethno Port Festival (Poland, 2016), Fira Mediterrània de Manresa (Spain, 2016), Babel Med (France 2016), South by South West of Austin (USA, 2016) and Sziget Sound Festival (Hungary, 2012). Ha collaborato con Salentorkestra, Canzoniere Grecanico Salentino, Raffaella Aprile, Rachele Andrioli, Rocco Nigro, Antonio Castrignanò, La Notte della Taranta, Alessia Tondo, Dario Muci, Giancarlo Paglialunga, Massimiliano Morabito, Redi Hasa. Si è esibito al fianco di Buena Vista Social Club, Juldeh Camara,Justin Adams, Kilkenny’s, Nidi d’Arac, Cantori di Carpino, Nando Citarella, Mario Incudine, Miguel Angel Berna.

Dario Mucicantante e musicista popolare salentino ma anche Produttore, Editore e Autore. Affianca alla sua attività concertistica anche un’appassionata e profonda ricerca sulle tradizioni orali. Discepolo del barbiere-musicista Luigi Stifani di Nardò “medico delle tarantate”, ha esordito nel mondo della musica popolare nel ‘97 col gruppo Dakkamè. Nel 2000 inizia la sua collaborazione con Officina Zoè e successivamente con Salentorkestra. Con la sua ricerca sulla tradizione, porta alla luce il repertorio polifonico delle “sorelle Gaballo” e un documentario su “Antonio Calsolaro” e la musica delle sale da barba (barberìa) nel Capo di Leuca. Ha preso parte alla realizzazione di diverse colonne sonore sia per film che per documentario. Al suo primo disco “Mandatari”(Anima Mundi 2007) seguono “Centueuna” – Salentorkestra (Anima Mundi 2008), “Canti polivocali del Salento Nardò/Arneo” – Sorelle Gaballo (Kurumuny 2009), “Sulu” (Anima Mundi/ Kurumuny 2011). Nel 2013, con Lupo Editore ha pubblicato “Rutulì – Barberia e canti del Salento”. Nell’aprile del 2016 pubblica per AnimaMundi Barberia e canti del Salentovol.2 dedicato alla musica delle sale da barba con un documentario allegato sul maestro Antonio Calsolaro, ultimo depositario nel Salento dell’antico repertorio di ballabili della Barberia. Ha fatto parte di progetti jazz, world ed elettronica collaborando con Paolo Fresu, Ernst Reijsenger, Raffaele Casarano, Marco Bardoscia, Justin Adams, Julde Camara, Tenores de Orosei, Mirko Signorile, Stefano Pilia. Nel 2018 fonda con Enza Pagliara “Nauna Cantieri Musicali” e pubblica “Marea” e “I canti narrativi a Nardò”, secondo volume dedicato alla polifonia delle Sorellle Gaballo. Nel 2020 insieme ad Enza Pagliara, Emanuele Licci, Roberto Licci e Rina Santoro pubblica “Suddissimo”, l’omaggio a Matteo Salvatore e Adriana Doriani. Attualmente impegnato alla realizzazione del terzo volume dedicato alla musica delle sale da barba e alla direzione artistica e musicale di un film di Animazione prodotto in Francia dal titolo Abbraccianti.

ALCUNE RECENSIONI SUI PRIMI DUE VOLUMI

http://www.giornaledellamusica.it/approfondimenti/?id=118260

http://www.lisolachenoncera.it/rivista/recensioni/barberia-e-canti-del-salento-vol-ii/

http://www.discoclub65.it/musica-italiana/archivio-mainmenu-71/6408-barberia-e-canti-del-salento-vol-ii.html

https://www.blogfoolk.com/2016/03/dario-muci-barberia-e-canti-del-salento.html

https://www.blogfoolk.com/2013/08/dario-muci-rutuli.html

I LINK PER ASCOLTARE I PRIMI DUE VOLUMI

https://www.amazon.com/Barberia-Canti-del-Salento-vol/dp/B08GFNX3QF

https://open.spotify.com/album/6Sg6Jp2lu6WkMa6CkhIi9i?si=cLCWZwX0Q1CK4q0Pd7bxyw

LE EDIZIONI

“Nauna Cantieri Musicali” è una etichetta indipendente che rievoca l’antica denominazione dell’attuale Santa Maria al Bagno, la bellissima località sullo Ionio, in provincia di Lecce; è nata all’interno dell’omonima associazione culturale con il fine di pubblicare sia documenti etnomusicali e vocali raccolti nell’area salentina, sia opere di riproposta, più complesse, che coniugano la meticolosa cura dei repertori con un progetto artistico originale. Le anime e le voci di questo programma sono Dario Muci ed Enza Pagliara, ricercatori e musicisti ampiamente noti nel panorama della musica popolare, decisi a cercare una nuova direzione in cui orientare il frutto delle indagini sul campo e delle esperienze maturate nella loro attività. 

Nauna produce nel 2018 "Marea" di Enza Pagliara e Dario Muci, e "Canti narrativi a Nardò" delle Sorelle Gaballo. Nel 2020 pubblica "Suddissimo – Omaggio a M. Salvatore e A. Doriani" e realizza una ricerca sul campo a Otranto, dando vita al Coro Popolare di Terra d’Otranto. Nel 2021 è impegnata alla realizzazione del disco “A te sarò per sempre” di Miro Durante e Pubblica sulle piattaforme digitali i primi due volumi dedicati alla Barberia, la musica delle sale da barba nel Salento. Coo-produce con ZeroNoveNove lo spettacolo in streaming di Enza Pagliara dal titolo "Simpatichina" e con Moscara Associati e Nostos Produzioni progettano un “viaggio, un documentario e un libro fotografico” dal titolo "Sulla via Francigena il cammino degli Asini Dotti".

Commenti (12)

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  • AC
    ANDREA Non vedo l'ora di ascoltarlo!
    • DP
      Davide Bellissima idea. Non vedo l'ora di ascoltare il disco!
      • avatar
        Giulia Grazie mille, non vedo l'ora di ascoltare i pezzi inediti!
        • DP
          Donatello Lavoro molto interessante se non altro per le persone che ci stanno dietro. Da non perdere assolutamente.
          • avatar
            Elisa Sono felice di sostenere questo bellissimo progetto, anche per la profonda stima che nutro nei musicisti coinvolti
            • FP
              Francesco Per fortuna c'è chi crede ancora alla nostra cultura ed alla nostra tradizione... Non vedo l'ora di riceverlo!
              • AS
                Anna Finalmente potrò ascoltarlo nel mio salone di parrucchiera Grazie maestro
                • Ev
                  Erik Ciao. Is it possible to send the cd to mij home in the Netherlands ? Gratzie , Erik
                  • VM
                    Veronica Grazie
                    • avatar
                      Natascia Grazie ♥️

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