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Progetto 80° ParalleloNext stop, North Pole!

Una campagna di
Roberto Giancaterina

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  • Modalità Raccogli tutto  
  • Categoria Viaggi & avventure

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Il Progetto

La missione è: 80° parallelo, ovvero come accerchiare il Polo Nord in tre mosse. La prima tappa di questa spedizione all’Artico sarà alle isole Svalbard, dove si trova l’insediamento umano non permanente più a settentrione del mondo; seguirà una seconda tappa in Alaska, tra la popolazione Inuit; la terza tappa è invece prevista in Siberia, dove il termometro può arrivare a segnare -50°C e oltre.

Il Polo Nord ha molte facce, tante quanti sono gli aspetti che si prendono in considerazione. Esistono infatti il Polo Nord geografico, che è il punto a nord in cui l’asse di rotazione terrestre interseca la superficie del nostro pianeta; il Polo Nord magnetico, che è il punto a nord in cui il campo magnetico terrestre forma un angolo di 90° con la superficie della Terra; il Polo Nord geomagnetico, che è il punto a nord dove l’asse della magnetosfera interseca la superficie terrestre; il Polo Nord dell’inaccessibilità, che è il punto geografico del Mare Glaciale Artico più lontano da ogni terra emersa. In questa avventura, che ricalcherà le orme di esploratori antichi come il navigatore greco Pitea che nel 325 a. C. superò il Circolo Polare Artico alla ricerca di miniere di stagno, o più moderni come l’italiano Umberto Nobile e il norvegese Roald Amundsen, si fa riferimento al Polo Nord geografico.

Le distese bianche, i ghiacci, la lunga notte polare, l’aurora boreale, il sole di mezzanotte, gli orsi, le foche, i trichechi. Nell’immaginario di chi vive a latitudini più basse, la zona artica è tutto questo, ma c’è un di più fatto di mistero, di incognite, di sfide, di preoccupazioni, di attriti internazionali. Nella zona del Polo i tedeschi dell’era nazista erano convinti che ci fosse un accesso segreto verso un mondo nascosto, secondo l’antica teoria della “Terra Cava”, per la quale il nostro pianeta non avrebbe un nucleo ma sarebbe vuoto, con un sole all’interno. Molto più prosaicamente, la Germania del Reich nel 1942 stabilì nell’Artico una base meteo strategicamente importante per le operazioni militari. Il bunker segreto, “Schatzgraber”, è stato recentemente localizzato e trovato a Zemlja Aleksandry, isola oggi russa che fa parte dell’arcipelago della Terra di Francesco Giuseppe. 

Lo scioglimento dei ghiacci e del permafrost che interessa i Paesi artici rende relativamente più facili ritrovamenti di ogni genere. Sotto le coltri immacolate esploratori, scienziati e ricercatori hanno ancora molto da individuare. Proprio alle isole Svalbard nel 2006, nel corso di campagne di scavo cominciate nel 2004 e terminate nel 2011,  sono stati trovati i resti congelati del cosiddetto Predator X, un pliosauro di grandi dimensioni  vissuto circa 147 milioni di anni fa, all’inizio del Cretaceo: 11 metri di lunghezza, un cranio di circa 3 metri, e una massa di circa 10 tonnellate, capace di una eccezionale potenza offensiva, secondo i ricercatori molto maggiore di quella del Tyrannosaurus Rex e dello stesso alligatore nostrano.

Tra i misteri ancora da sciogliere e che potrebbero essere custoditi nel silenzio artico, c’è anche quello che ossessiona medici ed epidemiologi: la presenza di virus preistorici incatenati dai ghiacci e che potrebbero scatenare, una volta liberati, nuove pandemie di antichissime malattie. Si è avuto un assaggio di quanto potrebbe accadere quando, pochi mesi fa, è stata diffusa la notizia che in Siberia, causa il parziale scioglimento del ghiaccio dovuto a un’estate particolarmente calda per quelle latitudini, si sono diffuse nell’aria le spore dell’antrace intrappolate nella carcassa di una renna morta 75 anni prima e sepolta e ibernata nel ghiaccio. In seguito a ciò sarebbero morte oltre 2000 renne e contagiate decine di persone. 

Il Polo Nord e i ghiacci che lo circondano hanno bisogno di attirare l’attenzione del mondo. Secondo il National Snow and Ice Data Center degli Stati Uniti, nel giugno scorso l’estensione dei ghiacci che ricoprono il Mare Glaciale Artico è risultata pari a 11,1 milioni di km quadrati, con un calo del 5% rispetto al precedente minimo del 2004, e del 12% rispetto al valore medio di 12,7 milioni di km quadrati degli ultimi trent’anni. Tanto per capire meglio, è scomparsa in poco tempo una superficie grande cinque volte l’Italia. Gli scienziati stimano che nel 2020 l’Artico potrebbe essere completamente libero. E se lo scioglimento di ghiacci di acqua dolce, come sono quelli della zona del Polo Nord, pone preoccupazioni per le conseguenze dell’abbassamento del grado di salinità degli Oceani, la prospettiva di un Mare Artico completamente navigabile apre nuove frizioni tra Norvegia, Danimarca (con la Groenlandia), Stati Uniti, Russia e Canada, cioè i Paesi rivieraschi del Mare Glaciale Artico.

Lo scioglimento dei ghiacci e la possibilità di navigare le acque intorno al Polo, mette infatti in discussione gli accordi sulle acque interne e internazionali. Già nel 2007 un sommergibile russo ha raggiunto il fondale marino nel punto del polo nord geografico e vi ha fissato un vessillo con i colori della bandiera nazionale per affermare che la piattaforma continentale russa si estende fino al Polo Nord. Il ministro degli Esteri Sergey Lavrov ebbe a dire nell’occasione che le questioni riguardanti il territorio dell’Artico “possono essere risolte unicamente sulla base del diritto internazionale, della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare e nel quadro dei meccanismi creati per determinare i confini degli Stati che hanno accesso a una piattaforma continentale”.

Osservare, esplorare, capire, fotografare e raccontare questo mondo intorno all’80° parallelo è il dovuto tributo a un ambiente, a una storia, a delle tradizioni che, senza interventi lungimiranti da parte degli Stati di tutto il mondo, tra pochi decenni potrebbero non essere più gli stessi. 

La prima tappa di questa triplice spedizione sarà, come detto, dedicata alle Svalbard, il cui arcipelago si pone fra i 74° e gli 81° Nord, e tra i 10° e i 34° Est. E’ la parte più settentrionale della Norvegia, in pieno Mar Glaciale Artico. Le isole coprono un'area di 62.050 km quadrati; le più vaste sono Spitsbergen (39.000 km quadrati), Nordaustlandet (14.600 km quadrati) e Edgeøya (5000 km quadrati). L’arrivo alla località di partenza,  Longyerabyen, nell’isola di Spitsbergen, è fissato per il 26 febbraio; poi ci si muoverà con una percorrenza media giornaliera di 100-150 chilometri a bordo di motoslitte. Longyerabyen ospita circa l’80% dell’intera popolazione di queste isole norvegesi, che è pari a poco più di 2600 persone. La spedizione esplorerà sia la parte occidentale sia quella meridionale della Terra di Nordenskioldland e gli insediamenti umani, in particolar modo quello russo di Barentsburg.

Non sorprenda la presenza russa: è la conseguenza del Trattato delle Svalbard del 1920 che, pur assegnando alla Norvegia la sovranità dell’arcipelago, stabilì che tutti i Paesi firmatari (tra i quali anche l’Italia) hanno pari diritti nel colonizzare le isole e nello svilupparne l’economia, senza obblighi di permesso di soggiorno o permesso di lavoro. La Russia ha sul posto gli insediamenti più importanti: a Barentsburg, appunto, e a Pyramiden. D’altra parte l’arcipelago rappresenta un avamposto strategico nella corsa al petrolio e al gas dell’Artico.

Alle Svalbard, si dice, non si nasce e non si muore. Per legge. Le donne incinte devono trasferirsi sulla terraferma almeno due settimane prima del parto e, allo stesso modo, se si vuole ricevere la pensione bisogna trasferirsi. Un mondo tutto da scoprire.

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