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Pane e Malavita

Una campagna di
claudio bottan

Contatti

Una campagna di
claudio bottan

Pane e Malavita

Pane e Malavita

Campagna terminata
  • Raccolti € 205,00
  • Sostenitori 11
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Raccogli tutto  
  • Categoria Libri & editoria

Una campagna di 
claudio bottan

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Il Progetto

PANE E MALAVITA

La galera, istruzioni per l'uso

“Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere mettiti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io. Vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate. Vivi gli anni che ho vissuto io e cadi là dove sono caduto io e rialzati come ho fatto io.” Luigi Pirandello


Chi sono:

Claudio Bottan -Veneto di Jesolo, trapiantato nel mondo, sono nato nel 1959. Mi occupo da sempre di consulenza e gestione d’impresa in Italia e all’estero, con particolare riferimento al marketing e alla comunicazione. Dopo un intenso vagabondare che negli anni mi ha visto avviare diverse iniziative imprenditoriali in Lussemburgo, Germania e Spagna, ho messo radici a Busto Arsizio.

Ho vissuto l’esperienza del carcere, e non ho alcuna intenzione di nasconderlo perché la considero una risorsa che mi appartiene e mi ha arricchito. Sono attento alle tematiche che riguardano la detenzione in ogni suo aspetto, nella convinzione che si possa fare ancora molto per migliorare il rapporto tra la società civile e il carcere,

Attualmente sono caporedattore di VoceLibera, collaboro con il settimanale DiTutto, per il quale curo la rubrica sul sociale, con Sguardi di Confine e con Tempi. Amo la musica, la lettura e la cucina. Sono padre e, da poco, anche nonno e mi manca tanto il mare.

La mia storia è riassunta bene nell'articolo di Sguardi di confine

IL PROGETTO

A breve sarà pronto il libro “Pane e Malavita”. Il diario di un sopravvissuto (il sottoscritto), una storia di vita galeotta raccontata in chiave ironica, sarcastica, e a volte cinica, che contiene un’analisi spietata e disincantata sull’inutilità del carcere così com’è concepito attualmente. Una storia che per essere raccontata ha avuto bisogno di essere vissuta e attraversata. 

IL LIBRO

164 pagine, formato A5 con copertina morbida ad alette

Prezzo di vendita al pubblico: 16 Euro

Prima stampa: 2.000 copie

Consegna: a partire dalla fine di Novembre 2016

Non solo critiche sterili e stereotipate, ma anche proposte alternative concrete, senza tuttavia la pretesa di stendere un trattato di socio-politica. È iniziato tutto con il “Diario di bordo d.c.-No,non dopo Cristo, dopo il carcere”, una pagina Facebook dove raccontavo le sensazioni che si provano al ritorno in libertà dopo tanto tempo, anche se in realtà c’erano quintali di appunti accumulati in oltre cinque anni di scarabocchi tra le sbarre. Strada facendo ho notato che dopo la quotidiana pubblicazione online, le persone scrivevano commenti molto lunghi, profondi e spesso dolorosi. La riflessione spontanea è stata: chi non conosce il pianeta carcere ha bisogno di parole semplici, ma allo stesso tempo crude.  Di sferzate che destino attenzione. Così il libro ha assunto una forma diversa dall’idea iniziale: è contemporaneamente diario, racconto e riflessione, con l’aggiunta dei pensieri dei lettori che mi hanno seguito in questa prima fase attraverso la pagina Facebook - PANE E MALAVITA.

IL SENSO

Vorrei far passare il messaggio che si tratta della tanto decantata “giustizia riparativa” di cui si parla molto a vanvera, con nozioni superficiali e senza mai approfondire. In buona sostanza, ogni reo ha una vittima, più o meno "sfumata". Nel mio caso, trattandosi di reati finanziari/societari, la vittima è la collettività, il patto sociale che è stato disatteso attraverso reati che rappresentano una condotta antisociale. Certo, se avessi rapinato qualcuno il mio compito sarebbe stato relativamente “più semplice” perché avrei avuto come interlocutori-vittime il rapinato ed eventualmente i suoi familiari. È un ragionamento complesso e diventa necessario semplificarlo, anche a costo di diventare banali.

Così credo che si possa riassumere in questo modo: sono un ex galeotto che scrive (incredibilmente…). Gli appunti di oltre cinque anni di carcere sono diventati un libro che vorrei pubblicare.Il ricavato viene destinato ad una cooperativa che si occupa di reinserimento lavorativo di persone che provengono da situazioni di disagio sociale.

Di carcere e giustizia hanno scritto in molti, da Cesare Beccaria a Lele Mora. A volte se ne sarebbe fatto volentieri a meno di leggere certe pagine di idiozie, saremmo sopravvissuti a prescindere. Così mi sono detto: stronzata più, stronzata meno, perché non provarci ad aggiungere qualcosa?

Perché PANE E MALAVITA?

Il pane è l’alimento per eccellenza, lo sappiamo tutti: semplice, nutriente, profumato e imbottito di simbologie. Pane su ogni tavola, ovunque, anche in carcere dove arriva quello industriale che sembra chewingum e finisce regolarmente nella spazzatura ogni sera, oppure gettato ai piccioni e ai gatti dalle grate della finestra. Un delitto, ma per complicatissime ragioni burocratiche non è possibile donarlo a chi – fuori dal carcere - avrebbe solo quello da mangiare.

Il pane metaforico che non deve mai mancare ai figli, altrimenti ecco pronto e servito l’alibi per ogni azione criminale. Il pane che si impara a cucinare ai corsi di panificazione, e magari per qualcuno diventa un mestiere vero.

PANE E MALAVITA è un pezzo di slang galeotto, che le giovani leve assimilano immediatamente dagli anziani. In versione ironica strappa un sorriso amaro, ma spesso diventa uno stile di vita irreversibile.

Parole da condividere per raccontare “il dentro”, quel "non luogo" che agli occhi dei più rimane un pianeta sconosciuto posto ai margini delle città, con le sue alte mura che dividono i buoni dai cattivi e soddisfano il bisogno di separazione tra il bene ed il male.

Strada facendo è diventato un appuntamento quotidiano: lo spioncino che si apre su un mondo avvolto da misteri, luoghi comuni, pregiudizi e disinformazione.

L'EDITORE

La 3B Cooperativa Sociale Onlus opera da diversi anni con attività rivolte al reiserimento sociale di soggetti svantaggiati. La sede legale è a Varese in via Carcano 18, mentre all'interno della casa circondariale di Busto Arsizio gestisce alcuni laboratori: la produzione di borse e manufatti in tessuto a marchio MANOLESTA, laboratorio di assemblaggio conto terzi e redazione del magazine VoceLibera. La redazione, dove lavoro, da alcuni mesi ha anche una sede esterna a Busto Arsizio, in via Magenta 70 Villa Calcaterra, che ospita anche l'Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni.

LA RACCOLTA FONDI

Abbiamo l'esigenza di reperire le risorse necessarie per far fronte al costo della stampa e alle spese che sosterremo per gli eventi di presentazione in librerie, scuole, università e fiere di settore per circa 10.000,00 Euro in totale. Sono già programmati incontri con gli studenti di scuole superiori ed università nell'ambito di progetti sulla legalità, ai quali la redazione di VoceLibera partecipa contribuendo con la testimonianza diretta di chi ha vissuto l'esperienza del carcere. Riteniamo che si tratti di un'attività fondamentale che permette di dialogare con i giovani.

E' un progetto che parte dal basso e per decollare ha bisogno del vostro sostegno, per fare in modo che chiudendosi una parentesi dolorosa si aprano nuove opportunità di inserimento lavorativo.

Grazie per l'attenzione.

claudio bottan

le foto sono di Daniele Robotti

Commenti (3)

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  • J
    Jessica grazie per aver dato la possibilità di condividere con noi tutto questo. augurissimi!
    • Gt
      Giusy cert, non posso fare di più,ma sono felice di aiutare il progetto.
      • ha
        hingris Felice di essere la prima a sostenere questo bel progetto. Un grande augurio

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