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  • Categoria Teatro & danza

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Il Progetto

Perchè facciamo Teatro?
Per dare vita a progetti come
ISTA - INTERNATIONAL SCHOOL OF THEATRE ANTHROPOLOGY 2020
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16a SESSIONE

ISTA - INTERNATIONAL SCHOOL OF THEATRE ANTHROPOLOGY

diretta da Eugenio Barba

ITALIA 6-16 agosto 2020

LA PRESENZA SCENICA E LA PRESENZA SOCIALE DELL’ATTORE

organizzata da Linee Libere, in collaborazione con l’Odin Teatret

Con

Parvathy Baul (India)

I Wayan Bawa, I Wayan Gede Purnama Gita, I Made Yamadinata, I Nyoman Maniko Pasugi Nantha, (Bali)

Keiin Yoshimura, So Sugiura (Giappone)

Yalan Lin (Taiwan)

Alessandro Rigoletti, Caterina Scotti (Teatro tascabile di Bergamo, Italia)

Eugenio Barba, Roberta Carreri, Julia Varley, Luis Alonso, Carolina Pizarro, Ana Woolf, Dina Abu Hamdan (Odin Teatret, Danimarca)


COS'E' L'ISTA:

L’ISTA – International School of Theatre Anthropology, fondata nel 1979 e diretta da Eugenio Barba, ha sede a Holstebro, Danimarca. L’ISTA è una rete internazionale di artisti e studiosi di teatro e di danza che si riuniscono periodicamente per un laboratorio d’antropologia teatrale. Il campo di ricerca dell’ISTA riguarda i principi tecnici dell’arte dell’attore/danzatore in una dimensione transculturale. L’obiettivo di questa scelta metodologica deriva da un approccio empirico e mira a una comprensione pratica e teorica dei principi fondamentali che generano la “presenza scenica” dell’attore/danzatore. L’antropologia teatrale non va confusa con l’antropologia culturale. Si tratta di un nuovo campo di studio applicato all’essere umano in una situazione organizzata di spettacolo.  Maestri di diverse tradizioni di teatro e danza, in collaborazione con Eugenio Barba, introdurranno i partecipanti al livello pre-espressivo dei loro stili, ovvero al livello della presenza scenica.  

Le precedenti sessioni dell’ISTA si sono svolte a Bonn (Germania, 1980), Volterra e Pontedera (Italia, 1981), Blois e Malakoff (Francia, 1985), Holstebro (Danimarca, 1986), Salento (Italia, 1987), Bologna (Italia, 1990), Brecon e Cardiff (Gran Bretagna, 1992), Londrina (Brasile, 1994), Umeå (Svezia, 1995), Copenaghen (Danimarca, 1996), Montemor-o-Novo e Lisbona (Portogallo, 1998), Bielefeld (Germania, 2000), Siviglia (Spagna, 2004), Wroclaw (Polonia, 2005) e Albino (Italia, 2016). 


APPELLO AI GIOVANI TEATRANTI

PERCHÉ È IMPORTANTE FARE OGGI UN’ISTA

Come regista di LINEE LIBERE, una compagnia indipendente di giovani under 35 attiva dal 2015, penso sia fondamentale fare oggi in Italia una sessione dell’International School of Theatre Anthropology: un’ ISTA.

E’ fondamentale perché misurarsi all’energia e alla consapevolezza tecnica del lavoro dell’ISTA è un’esperienza che può cambiare la vita.

A me l’ha cambiata. Ha cambiato il mio modo di vedere e percepire il lavoro artistico, come anche la mia sensibilità nei confronti di abitudini, filosofie, e approccio alla vita professionale che hanno attori ed essere umani provenienti da altre culture.

E’ stato fondamentale per il mio personale percorso artistico incontrare Eugenio Barba e l’Odin Teatret. È stata l’occasione per relazionarmi in modo diverso al mio mestiere e ha favoritouna maggiore coscienza e possibilità di “entrare meglio nella vita e nell’arte”. Ho sperimentato che l’arte può diventare una forma profonda di scambio, di baratto di diversità, un mezzo per entrare in contatto con intere popolazioni, immettendosi nel tessuto sociale di regioni e nazioni e portando il Teatro dove Teatro non c’è. L’Odin Teatret lo ha fatto attraverso spettacoli di strada e spettacoli nei quali dialogano più lingue e linguaggi scenici. Ma per un giovane come me e come i miei collaboratori, che cerchiamo di affilare le armi del mestiere, sono stati determinanti le dimostrazioni tecniche dei suoi attori e la mia partecipazione all’ISTA, un ambiente di incontro, studio e analisi del sapere teatrale che riunisce attori e danzatori di più culture e tradizioni.

Ma l’’ISTA permette anche di scoprire la nostra forza di giovani teatranti di agire e smuovere qualcosa in un momento storico in cui l’odio, il razzismo e la paura del diverso sono sempre più impellenti. Asseconda la ricchezza che come esseri umani abbiamo di aprirci all’ascolto di altri modi di vita e di pensiero e lasciarci ispirare da tecniche di tradizioni poco note. Questa è un’opportunità che non riusciremmo mai a procacciarci attraverso i settori teatrali socialmente riconosciuti.

Scrivo questo appello ai giovani teatranti italiani perché è mia volontà organizzare una sessione dell’ISTA in Italia. Voglio realizzare questa necessità insieme ai miei fidati collaboratori di LINEE LIBERE con la quale sosteniamo un’idea di Arte che si allontana da ciò che viene promosso e “raccontato” negli allettanti giri di conoscenze del sistema teatrale. Ma mi rivolgo anche a tutti coloro che vivono nelle mie condizioni e sentono il bisogno di agire.

Noi che siamo la nuova generazione di teatranti italiani, dobbiamo unirci per una causa che è centrale per gli interessi artistici personali di noi tutti. Tocca a noi sensibilizzare le persone e invogliarle a cercare stimoli ed esperienze che si differenzino dalle idee che ormai stanno modificando il nostro senso di socialità.

Aiutiamoci tra noi e sosteniamo l’idea di uno scambio di ideali artistici e di una crescita tecnica.

È sufficiente pensare che nulla è impossibile. Dobbiamo insistere sul perché facciamo Teatro, sul motivo per cui l’abbiamo scelto, persistendo con sacrificio in un mestiere che ci è caro.

Potete appoggiare LINEE LIBERE e aiutare voi stessi a realizzare l’ISTA per promuovere l’idea che il Teatro ha bisogno di:

- ampliare le conoscenze tecniche, integrando nuovi modelli europei ed extraeuropei;

- respirare diverse filosofie di vita e di approccio all’arte attraverso una dimensione transculturale;

- consentire ai giovani di mettersi nell’ottica che di teatro si può vivere e che, se non lo si svilisce, il teatro aiuta a far vivere meglio le persone;

- pensare che un progetto di risonanza mondiale come l’ISTA, si adopera ad aprire gli occhi a tante persone, partendo dal paese che raccoglierà questa manifestazione.

Questo appello è una richiesta di sostegno e contributo e si rivolge:

- a tutte le compagnie teatrali di giovani professionisti che resistono ogni giorno in un mestiere così arduo e che molti ci consigliano di abbandonare;

- alle associazioni culturali che vogliono lavorare sull’integrazione di nuove culture;

- ai collettivi artistici che sostengono il lavoro di squadra e considerano essenziale collaborare per portare anche solo un secchiello di acqua per costruire una nuova fonte;

- a tutti coloro che seguono il lavoro di Eugenio Barba e degli attori dell’Odin Teatret che da più di mezzo secolo dimostrano che questa fonte esiste;

- a tutti coloro che, pur non essendo direttamente collegati al mondo teatrale, ritengono la realizzazione di una sessione dell’ISTA in Italia un progetto la cui diversità è un valore e un’occasione unica di conoscenza artistica e apertura culturale per noi tutti.

Come tutte le cose, si inizia da un primo secchiello di acqua per costruire una nuova fonte. Sono piena di fiducia.

Irene Di Lelio

regista di Linee Libere, compagnia teatrale indipendente


XVI ISTA - AGOSTO 2020:

La XVI sessione dell’ISTA - International School of Theatre Anthropology - avrà luogo in Italia dal 6 al 16 agosto 2020 e sarà la sessione che precederà un momento storico teatrale fondamentale: dal 1 Gennaio 2021 Eugenio Barba lascerà l'incarico di direttore del Nordisk Teaterlaboratorium a Julia Varley. E per noi di Linee Libere è un grande onore avere l'opportunità di organizzare questa XVI sessione dell'ISTA.

I 60 partecipanti (40 internazionali e 20 italiani) saranno selezionati, tramite bando pubblico, dal M° Eugenio Barba.

Maestri di diverse tradizioni di teatro e danza, in collaborazione con Eugenio Barba, introdurranno i partecipanti al livello pre-espressivo dei loro stili, ovvero al livello della presenza scenica. I principi tecnici che governano l’arte di un attore/danzatore non si presentano mai allo stato puro, ma compaiono sempre sotto le vesti di uno stile. Quando le vesti appartengono a stili e tradizioni che ci sono estranei, questi principi elementari rischiano di restarci nascosti per l’estraneità delle forme che li contengono. Quando le vesti ci sono familiari, è questa stessa familiarità ad affievolire la nostra attenzione. I primi giorni di apprendistato dei danzatori e degli attori sono decisivi. È su questa soglia che si incontrano i principi elementari della presenza scenica. La presenza scenica è la base su cui attori e danzatori costruiscono la relazione con gli spettatori e di conseguenza una presenza sociale.

Nella XVI sessione dell’ISTA maestri di teatro e danza di diverse tradizioni ripercorreranno i primi passi del loro apprendistato. Nel corso della giornata esemplificheranno, con lavoro pratico e dimostrazioni, come hanno imparato e personalizzato la loro tecnica specifica. I partecipanti, selezionati dal Maestro Eugenio Barba tramite un bando pubblico, avranno l’opportunità di vivere l’esperienza del “primo giorno” diventando consapevoli dei principi che animano il saper fare fisico e mentale di un attore/ danzatore. Durante le dimostrazioni e i racconti biografici i partecipanti avranno modo di conoscere percorsi interculturali della presenza sociale dei maestri attori/danzatori.


IL BARATTO E LO SCAMBIO CULTURALE:

L'iniziativa mette al centro l'azione dello scambio, elaborato su diversi livelli: 

- tra diverse culture provenienti da tutto il mondo che aiuteranno ad integrare nuovi linguaggi artistici da utilizzare nel campo dell’arte, del teatro e della musica con l’obiettivo di far dialogare più personalità attraverso l’insegnamento quotidiano di tecniche e filosofie d’arte, che nei percorsi di studio accademici italiani rivolti ad attori o danzatori sono assenti o inutilizzate (come il kathakali indiano o la danza balinese).

- l’andata in scena degli spettacoli dei diversi Maestri che noi organizzatori collocheremo ed allestiremo all’interno del paese che ospiterà il progetto, in spazi convenzionali e non (teatri, cortili, parchi etc…) e che saranno aperti anche al normale pubblico che accederà con un biglietto di ingresso. Tutto ciò permette alla scuola di estendersi oltre le mura dello spazio di riferimento e di entrare nel tessuto sociale che la accoglierà mostrandosi come un Festival teatrale e musicale di spessore internazionale

- lo studio del territorio ed i baratti culturali e artistici tra il gruppo IKARUS e i cittadini del posto, a inizio e fine percorso di studio.


L'ANTROPOLOGIA TEATRALE DI EUGENIO BARBA:

“L’antropologia teatrale è lo studio del comportamento dell’essere umano che utilizza la sua presenza fisica e mentale secondo principi diversi da quelli della vita quotidiana in una situazione di rappresentazione organizzata. Il campo di lavoro dell’ISTA è lo studio dei principi dell’utilizzazione extra quotidiana del corpo e della loro applicazione al lavoro creativo dell’attore e del danzatore. Ne deriva un ampliamento delle conoscenze che ha immediate conseguenze sul piano pratico professionale. La conoscenza dei principi che governano il bios scenico può permettere, non di apprendere una tecnica, ma di apprendere ad apprendere. La teatrologia occidentale ha in genere privilegiato le teorie e le utopie, trascurando l’approccio empirico alla problematica dell’attore. L’ISTA dirige la sua attenzione su questo territorio empirico nella prospettiva di un superamento delle specializzazioni disciplinari, tecniche ed estetiche. Si tratta di comprendere non la tecnica, ma i segreti della tecnica, che bisogna possedere per superarla.”

Eugenio Barba


L'ODIN TEATRET E IL NORDISK TEATERLABORATORIUM

Eravamo in cinque nel 1964, io e quattro ragazzi rifiutati dalla Scuola Teatrale di Stato a Oslo in Norvegia, tra cui Torgeir Wethal e Else Marie Laukvik che mi sono rimasti accanto. Fondammo una società per azioni e ce le dividemmo tra di noi perché la terra appartiene a chi la lavora. Ci demmo il nome di un dio nordico, Odin, che scatena le sue forze oscure per distruggere o elargire conoscenza. Eravamo un minuscolo gruppo amatoriale curioso e ingenuo. Amavamo viaggiare nel regno dei morti - la storia del teatro. Eravamo convinti che dovevamo pagare di tasca nostra per il teatro che volevamo fare. In silenzio, con un rigore da trappisti, intraprendemmo i primi passi da autodidatti verso una conoscenza che è stata anche conquista della nostra differenza.

Nel 1966 il nostro gruppo si trasferì a Holstebro in Danimarca. I suoi politici accolsero questi giovanissimi attori stranieri sconosciuti e - eccezione nella storia d’Europa - generazione dopo generazione li appoggiarono anche quando nei primi anni la popolazione si mostrò ostile al loro modo strano di fare teatro. Holstebro divenne la nostra patria, qui nacquero i nostri figli, qui sono sepolti alcuni di noi, qui crebbero le nostre ali.

Con gli anni ci trasformammo in Nordisk Teaterlaboratorium, un ambiente internazionale di iniziative nel campo della tecnica dell’attore e dell’uso del suo mestiere nella comunità. Il teatro non si può ridurre semplicemente a uno spettacolo che si acquista con un biglietto. Il nostro mestiere possiede una dimensione i cui valori sono imponderabili, ma che lasciano tracce profonde: la qualità delle relazioni, lo sviluppo d’una micro-cultura, una pratica di laboratorio sociale in continua ricerca, un’ostinazione quotidiana che è impegno spirituale e politico, la capacità di nutrire una forza d’animo contro la spietata indifferenza della routine e dell’epoca.

Il nostro laboratorio ha aperto il cammino a numerose attività: spettacoli in luoghi non convenzionali e per le strade, pedagogia alternativa e ricerca pura, inchieste sociologiche, pubblicazione di riviste e libri, produzione di film, incontri e scambi regolari con gruppi teatrali da varie parti del pianeta, collaborazione con maestri di tradizioni asiatiche e latino-americane e della cultura afro-brasiliana. I nostri attori sono diventati registi, guide di generazioni, forgiatori di avventure: “Il ponte dei venti” di Iben Nagel Rasmussen, Transit Festival e il Magdalena Project di Julia Varley e delle altre donne nella professione, l’Odin Week Festival di Roberta Carreri, il Villaggio Laboratorio di Kai Bredholt e Per Kap Jensen, l’ISTA - the International School of Theatre Anthropology -, gli Archivi viventi dell’Odin Teatret, la pratica del teatro come baratto culturale, e la Festuge – la Settimana di Festa – che teatralizza e svela la varietà delle subculture di Holstebro. 


APPROFONDIMENTI:

ISTA - International School of Theatre Anthropology

ODIN TEATRET

LINEE LIBERE - compagnia teatrale indipendente

https://www.facebook.com/ikarusstagearts/

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Commenti (1)

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    Manuel Grazie!!!!

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