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Ciao a tutte, siamo Dalla Ridda, un gruppo di ricerca transfemminista queer e indipendentente attivo a Bologna.
Ci siamo rese conto di aver bisogno di aiuto per portare a termine l'organizzazione del seminario di quest'anno. Non volendo in alcun modo regolare l'accesso ai nostri eventi, vi chiediamo un contributo per sostenere le nostre attività.
Segue il programma provvisorio:
Il seminario prevede un totale di cinque incontri laboratoriali su altrettante problematiche rispetto cui l'elaborazione di soluzioni e prospettive, quantomeno nel discorso mainstream di movimento, sembra essersi arenata, fossilizzandosi in punti morti e impasse difficilmente soddisfacenti o su cui può valer la pena riflettere. Gli incontri (3h ca.) si svolgeranno in uno spazio aperto, non gerarchico e non frontale, nel quale sono invitate a partecipare le realtà politiche e di ricerca interessate ai temi in questione, al fine di promuovere un confronto e una riflessione comune. Ogni incontro sarà aperto da una breve relazione (30min ca.) il cui ruolo sarà quello di introdurre al dibattito in maniera informata e problematica.
Il modello di intervento con cui pensiamo e affrontiamo conflitti e abusi all'interno e all'esterno dei movimenti è tutt'ora quello del processo e della giustizia penale, con tutto ciò che ne deriva in termini di colpevolizzazione, individualizzazione, esclusione, sanzione, vittimizzazione. Ma è l'unico modo possibile? Si possono affrontare simili questioni rimanendo critiche nei confronti degli apparati statali e dell'istituzione carceraria e iniziando a elaborare modalità d'azione più soddisfacenti e in linea coi nostri ideali?
Il concetto di consenso è davvero la panacea contro tutti i pericoli nelle relazioni sessuo-affettive? L'espressione di consenso basta, da sola, a garantire interazioni al riparo da disparità di autorità e potere, o anche solo interazioni soddisfacenti e desiderabili? Oppure attraverso questa stessa nozione, nel momento in cui si tralasciano riflessioni di natura strutturale e politica, non si corre il rischio di lasciare agire queste disparità, naturalizzandole e individualizzando ancora una volta il privato? Il consenso come esito di una transazione contrattualistica tra individui indipendenti e riflessivi è il massimo cui possiamo aspirare?
Il discorso pubblico sulle neurodivergenze è tuttora perlopiù monopolio di due modelli, quello caritativo e quello medico. Ma è davvero tutto ciò che si può dire al riguardo? Attraverso i Critical Disability Studies, i Critical Autism Studies, la Queer e la Crip Theory, nonché tramite l'attivismo e l'autorappresentazione dei soggetti TUPS (Tipi Umani Particolarmente Strani), è diventato possibile uno sguardo diverso sulle neurodivergenze, uno sguardo non riduzionista e incarnato che è stato in grado di retroagire sullo stesso discorso medico e che sembra guardare verso trasformazioni sociali di ampia portata, al di là della semplice inclusione. Quali rapporti ci sembrano possibili e auspicabili tra neurodivergenze, attività politica e trasformazione sociale?
Il modo con cui pensiamo criticamente differenze e diseguaglianze d'età è perlopiù quello statunitense dell'“ageismo”, vale a dire la discriminazione culturale legata all'età. Tuttavia, negli anni Settanta circolavano discorsi tutt'altro che meramente culturali e che ragionavano nei termini – politici – delle «classi d'età» e dell'oppressione/appropriazione da parte della classe degli adulti, mettendo così in discussione l'istituzione pedagogica e quella familiare, sopratutto in relazione a infanzia e adolescenza. Discorsi di questo tipo sembrano oggi non avere diritto di cittadinanza nel dibattito pubblico, ma la riflessione sulle altre intimità al di là della coppia obbligatoria e del modello familiare sembra riaprire la questione della gestione collettiva tanto dell'infanzia quanto dell'anzianità. Quali sfide si prospettano, scoperchiato questo vaso di Pandora?
È possibile pensare una gestione alternativa e collettiva dell'uso di sostanze che tenga conto delle potenzialità, delle conseguenze e dei rischi collegati all'assunzione? Dal bio-hacking trans* alla riduzione del danno nei contesti del divertimento, passando per le lotte anti-psichiatriche, quali convergenze sono possibili, tra chi e verso cosa? Come andare al di là del modello diagnosi/prescrizione, a chi e a cosa può servire mettere in discussione la distinzione farmaco/droga?
Siete invitate a contattare Dalla Ridda tramite la pagina facebook, sul profilo instagram o all'indirizzo dallaridda@libero.it per qualsiasi questione relativa all'organizzazione e all'accessibilità degli eventi.
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Parità di genere: raggiungere la parità di genere attraverso l'emancipazione delle donne e delle ragazze.
Ridurre le diseguaglianze: ridurre le disuguaglianze all'interno e tra i paesi;
Pace e giustizia: promuovere lo sviluppo sostenibile.
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