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L’anno scorso ci hanno dato dei pazzi perché volevamo fare un festival letterario con degli operai. E non in un quartiere gentrificato di una grande città ma al presidio di una fabbrica in lotta, in un territorio industriale. Un evento culturale collettivo nel vivo di un conflitto sociale, diverso dal semplice consumo culturale delle consuete kermesse del libro.
Cogliendo tutti di sorpresa, il festival è stato un successo che ha coinvolto ed entusiasmato migliaia di persone facendo parlare di sé in Italia e all’estero.
Avevamo promesso di far diventare il Festival di letteratura working class il nostro personale «pesce d’aprile» per chi vuole gli oppressi muti e i dominanti liberi di assolversi con le proprie narrazioni consolatorie. Per questo lo rifacciamo. Dal 5 al 7 aprile, di nuovo a Campi Bisenzio, territorio attraversato da alluvioni e conflitti sociali. Sempre organizzato da Edizioni Alegre e dal Collettivo di fabbrica Gkn – che si è dotato di una sezione culturale animata da operai e solidali intitolata Convergenza culturale – con la collaborazione dell’Arci Firenze.
Non sappiamo quale sarà lo stato della vertenza Gkn quando ad aprile svolgeremo il Festival. Sappiamo che a Campi si sono svolte le vertenze operaie più significative degli ultimi anni, con la lotta di Gkn e di Mondo Convenienza. Sappiamo che queste vertenze sono state elemento propulsore di convergenza e mutualismo, nel pieno dell’alluvione. Per questo raccogliamo ancora una volta la sfida del Festival a Campi, indipendentemente da qualsiasi complicazione logistica che dovremo affrontare.
In questa seconda edizione del Festival, sempre diretto da Alberto Prunetti, indagheremo i linguaggi e le geografie della letteratura working class invitando ospiti dalla Svezia, dall’Inghilterra, dalla Norvegia, dalla Francia, dalla Spagna. E non solo.
Ma non siamo qui per intrattenervi, come scriveva lo studioso di origine working class Mark Fisher. Siamo qui perché vogliamo che chi è nato in case senza libri, dove nessuno ha una stanza tutta per sé, scriva la propria storia. Vogliamo che l’io, chiuso nelle stanze delle case, esca nelle piazze e diventi un noi. Che si faccia comunità, collettivo, condivisione.
Per questo non abbiamo cercato sponsor né pubblici né privati mentre cerchiamo la solidarietà attiva di chi pensa che la classe lavoratrice debba raccontare la propria storia per tornare dentro l’immaginario collettivo e diventare più forte nel rivendicare i propri diritti.
Per riuscire a sostenere tutti i costi organizzativi abbiamo bisogno della partecipazione di chi condivide con noi questa esigenza politica e culturale. Vi proponiamo, come l’anno scorso, un crowdfunding per aiutarci nell’organizzazione, che è in realtà anch’esso un’occasione di acquisire e diffondere cultura working class: ogni vostra donazione avrà infatti come premio un numero corrispondente di titoli usciti finora nella collana working class di Alegre.
Tutto quel che riusciremo a raccogliere coprirà unicamente le spese organizzative del festival.
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