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Teatro del Lavoro No Sfr/Atto Secondo

Una campagna di
Teatro del Lavoro

Contatti

Una campagna di
Teatro del Lavoro

Teatro del Lavoro No Sfr/Atto Secondo

Teatro del Lavoro No Sfr/Atto Secondo

Campagna terminata
  • Raccolti € 5.601,00
  • Sostenitori 83
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Donazione semplice  
  • Categoria Arte & cultura

Una campagna di 
Teatro del Lavoro

Contatti

Il Progetto

Teatro del Lavoro - Oltre lo Sfratto

Siamo arrivati alla conclusione di questa raccolta fondi Teatro del Lavoro No Sfr/Atto Primo e Secondo. 

Oltre al ringraziamento di cuore che vi porgo, credo sia giusto trarne delle conclusioni tirando una linea in fondo alla lista dei numeri, dei fatti e far di conto. Tirare le somme insomma, naturalmente non solo quelle numeriche ma anche quelle più importanti delle presenze e delle assenze, dello spessore umano rappresentato, della bella sensazione di trovarsi in un flusso amico e vicino, fatto di relazioni e di empatia.

Partiamo dai numeri e togliamoceli di mezzo, per ora. 

È stata raccolta la somma di 5.601,00 € (togliendo la tax dovuta a produzionidalbasso.com e PayPal);  83 persone l’hanno prodotta con una donazione media di 67,50 €, un numero che ci dice qualcosa di più di una semplice benevola elargizione. Ci racconta di una partecipazione convinta, una donazione che fa pensare ad una comunità prossima al teatro, ad uno spazio che è inserito nel e per il territorio e, in funzione di proposta unica e riconoscibile, oltre i suoi confini: questo è per noi immensamente gratificante e direi fondamentale.

Con la presenza di un impegno collettivo per il sostegno così forte, siamo riusciti a tappare le falle aperte dalla/e crisi nello spettacolo dal vivo in generale e in particolare in questo progetto definito Centro Teatro del Lavoro; certamente c’è bisogno di qualche operazione stabilizzante, un’azione che sia prima di tutto compresa nella sua natura di necessità dalle istituzioni e poi sostenuta con uno sforzo politicamente più impegnato e lungimirante. 

Come luogo metafisico e nella veste di pura astrazione dei concetti culturali, siamo uniti a tutti coloro che chiedono un’attitudine diversa della politica sull’arte. Una nuova visione che ci porti ad un cambiamento di atteggiamento nella sua gestione in generale, diremmo, appunto più astratta, meno legata al commercialmente definibile, che favorisca i presidi culturali come il nostro, capendone l’importanza della loro esistenza nel tessuto sociale, nella sicurezza e nella logica di una continuità dei sostegni. 

I presidi come il nostro dovrebbero essere investiti di dignità e non burocratizzati, dovrebbero affrontare il futuro con più semplificata, sufficientemente attrezzati non solo per la sopravvivenza di un terzo settore in perenne affanno, ma per dare la possibilità di programmare innovazione e ricerca in terreni artistici sconosciuti. Non si dovrebbe abbracciare l’idea di una cultura succube, sebbene in una certa misura legittimamente, alle percentuali della biglietteria o della capacità di svolgere un ruolo d’intrattenimento. Perché la prima è subdolamente fuorviante (nessuna arte è mai stata autonoma finanziariamente) la seconda induce ad una idea di funzione  che non è altro che all’oblio della realtà in cui viviamo, con le sue tante contraddizioni irrisolte; invece bisognerebbe puntare sul teatro della necessità, con un lavoro che deve dare risposte al bisogno di una crescita personale, una processo di cambiamento intimo che si rifletta nella società tutta per migliorarla e non anestetizzarla.

Teatro del Lavoro è un progetto che ha assimilato e ospitato negli anni iniziative di tanti, non solo dell’Associazione Culturale La Terra Galleggiante. Un progetto che è stato largamente condiviso con altre associazioni che hanno portato in sala la presenza di pubblici diversi ed eterogenei. 

In questo senso, non può persistere l’idea di un teatro pubblico o privato, uno da sostenere l’altro da lasciare in balia di se stesso; questa è la cosa più corrosiva che si possa pensare e lo dimostra questa pandemia che ha messo tutti nella stesso stato di debolezza. Fare distinzione, quando è la mancanza e quindi la necessità di teatro il tema, è un ragionamento proprio della ceca burocrazia, non tutta, e della ceca politica, forse troppa, purtroppo.

Oltre ad essercene presa, responsabilmente, l’incombenza di portarlo fuori dalle secche nell’immediatezza della crisi generale, a fronte di una completa distrazione e assenza delle istituzioni locali, non vorremmo che l’ostinazione e la tenacia con cui si sta insistendo per la sopravvivenza di questo spazio, venisse paradossalmente percepita come fastidiosa, e si rispondesse con acrimonia alle istanze che vengono promosse e argomentate dal basso.

Questa vostra grande risposta, alla nostra domanda di sostegno, verrà girata a coloro che potranno capire e dare quella stabilità di cui parliamo; una continuità all’attività tutta del teatro, che non è fatta solo di spettacoli ma anche di relazioni con il territorio e di riverberazione di una sua immagine identitaria forte, e per certi versi unica, verso il resto del paese e all’estero.

Vorremmo trovarci di fronte ad un atteggiamento comprensivo delle ragioni, perlomeno dialogante, sicuramente non ammantato di sterile superficialità, quella di chi ignora le ragioni e il perché di ciò che è successo e succede nella vita di una cittadina, del suo passato, del suo presente e del suo futuro. Il potere dovrebbe offrire ipotesi di politica culturale fatta di attenzione, di inclusione e di accoglienza di ciò che nasce nel territorio. Se le pratiche assumono invece toni di condizionamento e asservimento, ci si assume la responsabilità di percorrere, forse senza rendersene conto, sentieri ideologici sterili e mortificanti.

Ciò che di buono è nato con questa iniziativa di crowdfunding, cioè la sensibilizzazione verso questo spazio, poi divenuto anche, e soprattutto, approccio riflessivo sulla cultura in generale, non vorremmo si concludesse qui.

Partiremo quindi con un’altra proposta, non indirizzata (solo) alla raccolta fondi per tappare falle o aggiustare conti che speriamo non riemergano con prepotenza, ma dare spazio, vista la mancanza di un intervento locale su questo tema, a produzioni di giovani compagnie e artisti singoli locali e non, utili ad aprire all’esterno i nostri confini, promuovendo una tavola dialogica fatta di parole e azioni concrete, per superare le difficoltà della provincia a credere in se stessa, ad esistere in un contesto contemporaneo in cui far emergere i suoi valori le sue particolarità. Vogliamo raccogliere e porgere testimonianze che ci facciano sfuggire dallo stato claustrofobico in cui si trovano le periferie non solo quelle geografiche ma anche quelle esistenziali, di cui facciamo noi e tutte le persone dei territori come il nostro. 

Presenteremo il riscontro positivo di questa iniziativa alle istituzioni pubbliche e private, a questa lettera perciò vorremmo seguissero i vostri nomi in calce se ce lo permetterete.

Vi chiedo quindi, per chi volesse condividerne in contenuti, di darmi il permesso di inserire il vostro nome rispondendo a questa mail o con un semplice si, o meglio ancora con un pensiero che verrà raccolto e reso pubblico nel sito del Teatro del Lavoro.

Grazie ancora di tutto

Damiano Privitera

direttore artistico Teatro del Lavoro

Teatro del Lavoro No Sfr/Atto Secondo 

Il teatro della resistenza

Resistenza

Buongiorno a voi che state sostenendo la causa del Teatro del Lavoro, un luogo che suo malgrado, è divenuto simbolo di resistenza di un certo modo di intendere il radicamento culturale.

Uso con umiltà e rispetto questo termine nobile per noi “RESISTENZA”, ma certamente alcune affinità le possiamo cogliere. In questi anni di lavoro abbiamo visto l’affievolirsi sempre più, in Italia soprattutto, del concetto di sostegno dei luoghi d’arte, e perseverare, come stanno facendo in tanti, acquisisce secondo noi, il significato di resistere. 

L’accezione a cui stiamo dando luogo contiene, naturalmente, anche una drammaticità di un settore “mentale” dell’arte che si sta lentamente sublimando in rinunce, adattamenti al ribasso, sconforti. 

Resistere significa quindi adoperarsi per mantenere viva la linfa vitale composta dagli artisti nella società, opponendoci a questo contesto disarmante, lottando nelle trincee che di volta in volta si possono scavare con il piccone delle scelte radicali e la pala della pazienza nel duro terreno delle incomprensioni, delle incompetenze, delle distrazioni, delle scelte “leggiadre”. Compito arduo a cui non ci sottraiamo, e in cui stiamo ricevendo un grande sostegno, il vostro. Stiamo resistendo con e grazie a voi.

Il punto della situazione

Dopo circa un mese di raccolta delle donazioni, si è raggiunta una cifra ragguardevole, circa 5.500 €. Questa ci è servita a difenderci dall’intimazione di sfratto, coprendo una parte della cifra richiesta dalla proprietà e a lei versata. Non ancora nella sua totalità perché ne manca la definizione certa per il restante che dovrebbe scaturire da un accordo, come vi dicevo nella precedente comunicazione. Notiamo piacevolmente che il processo di condivisione e donazioni non si è fermato e siamo fiduciosi che continui fino alla fine con l’obiettivo di dare stabilità a questa struttura per quest’anno e il prossimo che, pare, sarà altrettanto complicato per le sale teatrali.

Vi linko la sentenza del giudice promulgata dopo l’udienza del 6 agosto 2020. Si noteranno le molte comprensioni e condivisioni rispetto alla nostra opposizione allo sfratto, sentenza che porterebbe ad un certo ottimismo. Naturalmente ciò deve confrontarsi con la volontà della proprietà ad accettare un accordo di cui ci siamo fatti promotori per una riduzione della locazione per quest’anno di pandemia e per il prossimo così ancora incerto.

Nel link troverete anche il memoriale che la nostra avvocata ha presentato in sede di udienza il 6 agosto 2020 con le argomentazioni, appunto, che sono state praticamente accettate in toto.

Il Futuro

È chiaro che nel prossimo futuro non sarà sufficiente, sebbene importante e gratificante, l’appoggio volontario delle persone che credono nel teatro del lavoro. Ci sarà bisogno da parte dei soggetti protagonisti istituzionali e detentori delle scelte politiche, di uno sforzo di comprensione che produca un sistema organizzativo e interpretativo del mondo culturale e dell’arte rinnovato, sia a livello nazionale, regionale e locale. La ricchezza di questi luoghi, come di tanti altri in Italia, dovrebbe essere misurata non con numeri del botteghino, della fatturazione o con termini puramente economici, ma con il valore della crescita che produce in seno alla società. Qualcuno potrebbe dire che ci sarebbe bisogno di una fase “illuminista”, termine divenuto quasi arcaico e per molti forse obsoleto, ma che contiene qualcosa che in questi ultimi anni è mancato: l’afflato comprensivo della politica/potere verso l’arte, per dove nasce e perché è importante salvaguardarla. 

Ridurre tutto l’intervento culturale nel sostegno del vertice piramidale che questo sistema ha costruito è, secondo noi, un errore, è ingiusto e oltretutto improduttivo, e lo si è visto con gli interventi frettolosi di questi ultimi mesi che non sempre sono rispondenti ad un quadro reale. 

Il futuro è quindi composto dalla resistenza e dall’ostinazione a percorrere percorsi diversi e non troppo mediati che ci portano si, su strade inesplorate e all’assenza di comprensione delle istituzioni, ma che sono l’unico modo per far sopravvivere la realtà dell’arte vera e ridare un suo senso di appartenenza in questa società. 

Stiamo uniti, ognuno nel suo piccolo difenda la sua arte e resista. 

Grazie

Teatro del Lavoro No Sfr/Atto Riflessivo

Considerazioni

Carissimi sostenitori, siamo giunti alla seconda settimana di raccolta, pertanto vorrei fare alcune considerazioni su questo immenso appoggio economico e morale che sta ricevendo il Teatro del Lavoro, un sostegno che si è dipanato con le innumerevoli iniziative singole (circa 60), e con alcune che si sono addirittura espresse appositamente in modalità pubblica, con l’organizzazione di un concertino (in Germania per la precisione) dedicato alla causa. Grazie a tutti, tutti..

Cosa possiamo dire? Se nella prima comunicazione mettevo in rilievo l’importanza morale della vostra donazione e di quanto emotivamente ci gratificasse questa vostra dimostrazione di empatia, adesso è il momento di restituirvi il valore concreto di ciò che stiamo facendo con il vostro aiuto, in quei valori numerici che alla fin fine sono ciò che sta portando in acque più calme il futuro di questo spazio.
Sono stati raccolti fino ad ora circa 4.000 €; questa donazione, aggiunta a fondi dell’associazione, ha contribuito a saldare un arretrato per 9.734,38 € su una cifra totale che ancora deve essere definita esattamente perché è sotto esame per alcuni errori della proprietà, in una richiesta maggiore del dovuto, e per la necessità di trovare con essa un accordo per il periodo pandemico, anno solare 2020. Per una puntualizzazione cronologica questa cifra pagata ci porta al saldo degli affitti fino a gennaio 2020. 

Il giorno 6 agosto quindi c’è stata l’udienza per l’ingiunzione, la nostra bravissima avvocata ha portato davanti al giudice elementi validi che hanno evitato lo sgombero provvisorio, cosa che è molto positiva. Mancano ancora dei passi per risolvere definitivamente la questione. Come dicevo, per conoscere la cifra esatta si dovrà attendere un accordo con la proprietà ed un ulteriore passaggio davanti al giudice. Questo primo passo ci fa ben sperare anche perché è latente una considerazione generale che è quella dell’impossibilità, per la situazione sanitaria dovuta al Covid-19, di ristabilire l’attività completa del Teatro del Lavoro come di tutte le strutture simili in Italia e nel resto di Europa. Crediamo sia utile una comprensione di questo momento epocale da parte di tutti, ivi compresa la proprietà dei locali.

Riflessioni

In un tempo di pandemia dove il lavoro è incertezza, le case sono state e potrebbero tornare prigioni e l’aria è pesante, noi crediamo alle buone pratiche “private” e si, pur essendo in prima linea in questa vicenda, non ci sentiamo soli, perché questo stato di criticità ha acceso motivazioni altruistiche assopite ma non assenti. E allora, con molti di voi, siamo determinati e tenacemente convinti a viverla e vincerla questa battaglia, per difendere l’esistenza di uno spazio che umilmente, pur credendo nella sua “unicità”, vuole fondersi in un’uguaglianza più universale, quella delle parti creative, forse tra le più deboli, della società.

Rinnovo l’invito a tutti coloro che hanno sostenuto con le loro donazioni, di inviarci progetti e idee per far vivere questo spazio con iniziative che potranno portare quella sostanza artistica di cui ci facciamo promotori da sempre, essenza che si trova nella ricerca e nell’innovazione e che, più concretamente, potrà condurre ad un assestamento gestionale solido: VI RICORDO CHE PER NOI QUESTO ELEMENTO È IMPORTANTISSIMO.

Detto questo, quando il teatro dal vivo tornerà in maniera estesa e normalizzata? Non lo sappiamo. Noi ci siamo attrezzati perché la forza della creatività e dell’immaginazione non venisse meno nemmeno nei momenti più “chiusi”. Abbiamo pensato di salvaguardare il pensiero ipotizzando che la condivisione con il “pubblico” potesse trovare rivoli e canali diversi. Abbiamo salvato un’attività minima che con essa ha portato un reddito da lavoro per circa una ventina di persone, a tempo determinato s’intende. Ma non ci siamo arresi alla cultura senza arte.

La cultura è sana quando stana le contraddizioni della società, quando è specchio di questa e li si trovano le risposte per innovarsi e correggerne gli errori se ci sono. E in questo si deve investire, non solo nella cultura dell’intrattenimento o dell’oblio ma anche in quell’arte che Oscar Wilde diceva dovesse essere inutile per avere valore e visione del futuro. Questo è un compito certamente complesso, perché questa “cosa” è difficile da riconoscere, da inquadrare, da definire e quindi anche difficile da sostenere, e lo comprendiamo, perciò diciamo a coloro che hanno il potere di agire, che per far questo, bisogna attuare con fiducia e con apertura, sensibilità propria della buona politica che diventerebbe, in quel caso, anch’essa arte. 

Buona giornata 

Damiano Privitera

Teatro del Lavoro, No Sfr/Atto Primo

PERICOLO DI CHIUSURA PER IL CENTRO DI TEATRO DI FIGURA E DELL’ESSERE CONTEMPORANEO 

Proponiamo questo progetto ambizioso per la salvaguardia e il rilancio di questo luogo che non vorremmo definire con parole banali, ma di cui possiamo vantarci per l’umanità e per l’essere referente di una comunità artistica e popolare. È un momento molto difficile e in assenza del supporto delle istituzioni, siamo costretti a chiedere aiuto concreto alle persone, al pubblico, a chi è stato parte di residenze e di programmi del festival, delle rassegne, dei concerti e di tutte le altre cose che si sono fatte in questo spazio. Preghiamo che le persone di ogni parte del mondo contribuiscano al riscatto del centro, attraverso una operazione che abbiamo chiamato 50 x 1000, ossia la ricerca di 1000 persone che, in base alle loro possibilità, siano disponibili a versare almeno un contributo di 50€. Ci sono state già molte adesioni spontanee, arrivate attraverso canali diversi. Alcune ci hanno commosso sia per la generosa entità, sia perché sappiamo quali sono le condizioni di artisti in precariato perenne e per questo li ringraziamo. Tanti altri si sono proposti perché si riconoscono nel “progetto” del Teatro del Lavoro. 

QUINDI DENARO: PERCHÉ E PER FARE CHE COSA?

Innanzitutto serviranno per pagare il pregresso accumulato in questi mesi diffciili che ha determinato l'ingiuzione di sfratto con le conseguenti spese legali per l'opposizione, poi, quando si raggiungereà l'obiettivo del progetto OPERAZIONE NO SFR/ATTO PRIMO, ci sarà l'ATTO SECONDO in cui ci dedicheremo con una sufficiente stabilità ad una progettualità intensa per far progredire il centro Teatro del Lavoro verso il panorama internazionale, mettendo a confronto le idee di tanti artisti di ogni parte del mondo, per continuare cioè quello che si è sempre fatto: dare spazio alle idee senza pregiudizi e pedigree, lasciando che la ricerca poetica sia l'unica bussola, dare gambe stabili ad un spazio/crogiuolo in cui le persone si sentano libere di immaginare, libere di provare e soprattutto di sbagliare. Un luogo dove anche  l’osmosi sia il veicolo di trasmissione della conoscenza, dove la formazione sia apprendimento anche per i docenti, dove le nuove idee non abbiano età.

Questo è stato creato in 12 anni di lavoro nel Teatro del Lavoro, ed ora c'è una ingiunzione di sfratto che come una spada di Damocle tiene in sopeso il suo futuro. Vogliamo farlo sopravvivere per continuare a tramandare questo messaggio di libera espressione dell'arte, in un momento storico che dire complicato è un eufemismo. Le istiuzioni da sole non bastano, chiediamo a tutti perciò non solo di contribuire ma di farsi voce per condividere il progetto ed arrivare all'ambizioso, ma indispesabile, obiettivo di 50 x 1000. 

Le vostre donazioni saranno trasferite sul conto della Associazione La Terra Galleggiante: IT28A0306909606100000005851.

Ogni ricevuta dei trasferimenti alla banca verrà pubblicata in una pagina dedicata  sul sito del teatrodellavoro.it, insieme ad ogni documentazione ufficiale di rendicontazione delle spese.

documentazione

SI DEVE AGIRE CON URGENZA O QUESTO LUOGO RISCHIA LA SUBLIMAZIONE

Concretamente con questa richiesta cerchiamo di stabilizzare per un periodo di almeno tre anni la struttura teatrale e residenziale del Teatro del Lavoro che, ricordo, consta di una sala per 99 persone, un laboratorio di 115 mq, uno spazio ufficio/centro informatico, una foresteria per 6 eprsone con sala e cucina. Se 1000 persone aderiranno all'iniziativa con l'impegno di 50 € ( chi vuole abbreviare l’arrivo alla stabilizzazione ne può mettere tranquillamente di più ed è già successo per molti), avremo un tempo utile per continuare nel lavoro di coinvolgimento di altre persone, per stabilire contatti con enti privati e pubblici, per creare sinergie, per sviluppare un percorso artistico e di sostegno di tanti giovani lavoratori dello spettacolo che in questa pandemia hanno visto sul loro futuro chiudersi, letteralmente, il sipario.

Damiano Privitera, operaio del Teatro del Lavoro 




CRONOLOGIA DELLA  SITUAZIONE DI CRISI

Dopo mesi di contatti con l'amministrazione locale, che ci apparivano dialogo ma che non si sono dimostrati tali, con il susseguirsi di ipotesi di convenzioni, mai si è immaginato di chiedere regalie, si è arrivati alla fine ad un nulla di fatto, una chiusura per ragioni di carattere oscuro.

Questa trattativa ha fatto perdere tempo utile alla parte gestionale del teatro, l'Associazione la Terra Galleggiante, un ente che ricordoamo ha investito di suo cifre a più zeri per la ristrutturazione, senza alcun aiuto istituzionale locale, regionale o nazionale. Un impegno per trasformare un vecchio magazzino in un teatro a detta di molti meravigliosamente accogliente e bene fatto, un alloggio in completo degrado in una foresteria per ospitare gli artisti, i giovani in formazione, i docenti, ecc.. tante persone che in questi dodici anni sono stati partecipi di questa ricerca teatrale che si fonde con il luogo e ne crea un'identità  riconoscibile, accreditata, una visione che ha avuto sempre un orizzonte universale nell’arte e nela comunità artistica, una finestra sul mondo della performazione e della formazione.

Su ipotesi prima enunciate e poi disattese, si è arenata quidni ogni concretezza di appoggio/convenzione dell’ente pubblico locale, oltretutto in un momento di crisi epocale come quella che si è vissuta e che ancora si sta vivendo con il Covid-19. Naturalmente non si mette in discussione l'indipendenza delle scelte politiche ma dei contenuti si;  non c'è stata una riflessione che andasse a superare la questione privato/pubblico, quando questa, per quanto concerne il Teatro del Lavoro, nel contesto cittadino, è superata dalla realtà. In Italia da vari soggetti e parti sociali viene richiesto un intervento pubblico in una visione di progresso per salvare il tessuto connettivo della cultura ad ogni livello, locale e nazionale, privato o pubblico che sia, naturalmente nelle possibilità e nelle dimensioni di ogni ente.

QUESTO È LO STATO DELLE COSE


Teatro del Lavoro, No Sfr/Atto Catartico

Cari amici,

innanzitutto va a voi il nostro più sentito ringraziamento per la risposta che avete dato ai nostri “lamenti”;

grazie, grazie, grazie. Ma c’è qualcosa in più che sta nascendo in questa fase così delicata di uno sfratto di un teatro.

C’è la tendenza a pensare, per benevola considerazione verso un luogo di teatro, che in particolare questo sia uno sfratto culturale; onestamente, penso che in ogni contesto di sfratto il suffisso culturale abbia senso nell’esserci.

Quando si mandano fuori casa famiglie, quando si sbarrano le porte di artigiani e lavoratori, quando si sfrattano librerie, quando si sfratta la storia di cinema e locali, è sempre una perdita culturale, un momento in cui la società dovrebbe domandarsi dove sbaglia e come rimediare.

Altresì il momento pandemico prodotto dal virus Covi-19 è sicuramente una condizione epocale che avviene probabilmente solo una o due volte nel corso di un secolo; noi, del cosiddetto terzo settore, ci siamo ritrovati in mezzo a questa situazione con tutte le debolezze pregresse di un sistema gravido di problematiche strutturali e di per sé già traballante.

Non ci ergiamo a categoria privilegiata ma ci mettiamo alla stregua di tutti quelli che in questo momento sono caduti in questa crisi senza una legalità chiara e che dia appigli a cui potersi aggrappare.

In questo senso consideriamo questo momento un po’ come una catarsi dove le persone hanno trovato nella fattispecie di uno sfratto, che suscita ricordi arcaici di pena e paura nel nostro animo, la purezza nell’agire in sostegno e aiuto di qualcun’altro. E per questo voglio dar merito a voi, che avete agito, e avete contribuito con le donazioni per essere pubblico e protagonisti di questo accadimento: per noi in questo passaggio siete diventati la comunità culturale di riferimento, un fatto che ci potrà portare in un complesso di manifestazioni e atti a favorire, con umiltà, l’evoluzione della nostra vita sociale e artistica.

Quindi anche noi vorremmo agire senza parlare (troppo); concretamente in cambio della vostra generosità vorremmo corrispondere con qualcosa di tangibile e pubblico. Ci piacerebbe, se lo vorrete, farvi diventare parte di questa comunità artistica in senso lato del Teatro del Lavoro. Tutti voi avrete idee, passioni, svolgete lavori di ogni genere e ci piacerebbe poter creare nel sito del Teatro uno spazio vostro, quello di voi sostenitori, un luogo dove raccontate chi siete, cosa fate, le vostre aspirazioni, la vostra progettualità, ma soprattutto tenerci in comunicazione per capire quello che si potrebbe fare insieme nel Teatro del Lavoro o fuori dal teatro.

Noi siamo convinti che quell’atto di donare, di cui siete stati protagonisti, sia molto più importante dell’entità della cifra, poichè è il segno dell’empatia che ci può legare e della consapevolezza di essere, come dicevamo, una comunità. Un teatro deve essere necessariamente quello, una comunità universalmente aperta che con determinazione porti alla riflessione e al cambiamento.

Allora, rimanendo sul terreno della concretezza, qualsiasi cosa facciate, mandatemi un vostro scritto di presentazione e una foto, verrà creata una pagina per ognuno di voi nella parte del nostro sito dedicata a voi.

Certamente la strada per toglierci dalle secche è ancora lunga, ma voi ci avente infuso molto ottimismo, e una visione positiva di una risoluzione non è più una chimera.

Commenti (18)

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    Eric Forza!!
    • MU
      Mauro Il Teatro del Lavoro è una realtà unica non solo per Pinerolo. Mauro con Anna
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        Nicolò Felici di aiutarvi a continuare a diffondere Arte, sorrisi e bellezza! Duo Bottasso
        • avatar
          Paolo ciao Damiano, scusa il ritardo :)
          • IC
            Isidoro C'è qualcosa di raro, e grande bellezza, e tante possibilità di evoluzione. Fatico a trovare un singolo motivo perchè dovrebbe chiudere - e i soldi non lo sono.
            • avatar
              piccola compagnia della magnolia tenete duro cari amici e compagni !!! pcm
              • GR
                Oltreilponte Ass cult Felici di contribuire anche noi
                • BL
                  Bruna Infiniti auguri agli amici del Teatro del Lavoro a cui va il nostro affetto e la nostra stima. Bruna e David
                  • avatar
                    Giorgia In bocca al lupo!!!
                    • avatar
                      L'Aprisogni Associazione Culturale Vi auguriamo tutta la fortuna del mondo. Paolo e Cristina - L'Aprisogni