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Il Progetto

SOS APUANE

AIUTACI A SALVARE LE NOSTRE MONTAGNE

Amici della Terra

La Pietra vivente

Mountain Wilderness

Verdi Ambiente e Società (VAS)

Chiedono SOSTEGNO per proseguire la propria azione contro l'attuale Piano di Indirizzo Territoriale (PIT) con valenza di Piano Paesaggistico della Regione Toscana e presentare esposto alla Commissione Europea per la difesa delle Alpi Apuane.

Il PIT approvato nel 2015 consente l'ampliamento delle cave attive e la riapertura di quelle chiuse dal 1980, ipotesi non previste dalla legge regionale di istituzione del Parco risalente al 1997; oggi oltre 100 cave demoliscono queste montagne ad un ritmo senza precedenti per la produzione di blocchi e soprattutto di carbonato di calcio. Il peggioramento è evidente, è questo il progresso?

E' necessario:

  • Arrestare la distruzione di queste splendide montagne, dei sentieri e della biodiversità che ospitano

  • Fermare l'inquinamento, il depauperamento, la distruzione delle sorgenti

  • Combattere una battaglia di civiltà nonostanteintimidazioni e bavagli

  • Sostenereuno stato di diritto che operi in rispetto alla Costituzione

IBAN:

BANCA ETICA IBAN:IT27 Q050 1802 8000 0002 0000 154

INTESTATARIOAMICI DELLA TERRA VERSILIA

CAUSALESOS APUANE

BIC/SWIFTETICIT22XXX

Per informazioni sosapuane@gmail.com

http://www.sosapuane.org

La recente sentenza della Corte di Cassazione (6611/2023, LEGGI QUI: DOCUMENTI – SOS APUANE) ha confermato la decisione del Consiglio di Stato (2135/2022) e ha così convalidato il PIT condizionato dai concessionari di cava. Secondo la Suprema Corte, nellearee contigue di cava interne al Parco Naturale delle Alpi Apuane, in spregio all’art. 9 della Costituzione e ai Codici dell’Ambiente e dei Beni culturali e del paesaggio, è legittimo ampliare le cave esistenti ed aprire cave chiuse dal 1980. La legge istitutiva del Parco, LR 65/97 (dunque antecedente ai Codici richiamati e all’istituzione dei siti Rete Natura 2000), se prevedeva la presenza delle cave, non ne contemplava tuttavia né l’ampliamento né la crescita indiscriminata (oggi sono più di 100). Nel 2002 il piano estrattivo, redatto dal Parco e non approvato dalla politica,avrebbe previsto la chiusura di alcuni bacini critici e il contingentamento di quelli con marmo di cattiva qualità.

Ma “la tutela dei valori naturalistici non poteva essere ritenuta un valore finale ed assoluto”, afferma la Cassazione (pag. 5 della sentenza). Questa affermazione è in chiara violazione degli artt. 9 e 41 della Costituzione, violazione ribadita e rafforzata dalla spiegazione fornita: perché “la finalità dell’istituzione del Parco era quella di migliorare le condizioni di vita delle comunità” (pag. 4 della sentenza), “…senza dimenticare le attività estrattive … tradizionali nella zona” (pag. 5 della sentenza). Quali sarebbero le migliori condizioni di vita per le comunità, sulle quali gravano i costi dei danni causati dalle cave con poche centinaia di addetti a fronte di milioni di utili privati. L’acqua inquinata, le sorgenti distrutte, le vette e i crinali tagliati, le strade devastate, le polveri e i rumori, la flora minacciata e danneggiata, la fauna impoverita? Secondo la Corte, neppure la polvere di marmo (marmettola), che inquina e depaupera le sorgenti d'acqua, può costituire “alcuna ragione di doglianza”, dal momento che nel PIT è “contenuto un espresso riferimento al valore della preservazione dall’inquinamento dei corsi d’acqua”! (pag. 6 della sentenza).

L’amministrazione Toscana ha permesso ai concessionari di riscrivere il PIT a proprio favore e di stravolgerne l’indirizzo, concepito ed elaborato dai tecnici dell'ex-Assessore all'Urbanistica Anna Marson (2010-2015), che stabiliva la chiusura, al termine del periodo autorizzato, di una trentina di cave che stavano operando in manifesta illegittimità e la riapertura solo delle cave chiuse da 10 anni e non rinaturalizzate. È la stessa Amministrazione, del resto, che sostiene “la carenza di interesse delle associazioni ambientaliste ricorrenti a tutelare clima, biodiversità, acqua, ambiente, paesaggio e salute” (pag. 3 della sentenza della Sentenza della Cassazione).

Per tutto questo,

UNISCITI A NOI IN UN’AZIONE DI RESISTENZA AMBIENTALE PER DIFENDERE IL NOSTRO PATRIMONIO:

LE ALPI APUANE

Un patrimonio universale asservito al guadagno di pochi concessionari che, nei decenni, le hanno tragicamente ed irreversibilmente abusate.

Commenti (4)

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  • avatar
    Luciana Resistere, resistere, resistere!
    • EV
      Emanuela è incredibile che sia successo davvero, bisogna arrivare alla Corte Europea per fermarli.
      • ET
        Erika Non ci arrendiamo! Tutta la montagna toscana è allo stremo!
        • AB
          Alessandro Non possiamo arrendersi nella difesa delle meravigliose Alpi Apuane. La Regione Toscana è ormai in mano a delle lobby senza scrupoli. La gente però può premere sulle istituzioni perché si scelga per la conservazione

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