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Siamo operaie e operai licenziati dalla Maflow, una multinazionale a capitale italiano e stabilimenti in tutto il mondo, nel cui sito di Trezzano sul Naviglio lavoravano 330 persone; una fabbrica ridotta al fallimento non già per crisi industriale ma per speculazione finanziaria e chiusa definitivamente nel dicembre 2012.
A febbraio del 2013 abbiamo deciso di riprenderci lo stabilimento come risarcimento sociale per il lavoro perso, per i macchinari portati via, per le commesse finite in Polonia anche se ottenute con la nostra professionalità. Da subito abbiamo elaborato un progetto, una comunità inclusiva, la volontà di scrivere noi la nostra storia: il recupero di 30 mila metri quadrati di spazi vuoti per costruire una “cittadella dell’altra economia“, dove attività produttive e attività sociali si incontrano in una logica solidale e di mutuo soccorso, integrando altre lavoratrici e lavoratori disoccupati e migranti.
In questo primo anno e mezzo di attività abbiamo fatto molto, ma adesso dobbiamo fare il salto di qualità e realizzare il passaggio alla produzione con la conquista di un salario pieno che ci permetta di vivere dignitosamente.
Noi questa sfida la vogliamo vincere! Siamo determinati a dimostrare che una fabbrica autogestita, senza padroni e senza sfruttamento è possibile, ma per farlo ci servono subito dei macchinari per partire.
Con il nostro lavoro abbiamo ripristinato gran parte dell'impianto elettrico industriale, ora abbiamo bisogno di un grande impianto ad aria compressa, fondamentale per poter alimentare tutte le macchine necessarie e le attrezzature da officina di riuso, come presse, avvitatori, macchine di verniciatura per il riuso, riciclo e lo smaltimento degli apparecchi elettrici ed elettronici. Un'infrastruttura indispensabile per qualsiasi attività industriale. Per l'acquisto dei compressori e l'installazione servono almeno 15mila euro, un contributo iniziale per rendere realizzabile in nostro progetto!
Dalla sua nascita a oggi RiMaflow ha portato avanti il suo progetto grazie al lavoro di una ventina di operai e operaie fisse, più volontari e volontarie e tutti insieme abbiamo sistemato i capannoni e organizzato le attività che adesso animano la RiMaflow: un mercato permanente dell'usato, un laboratorio per il riuso di apparecchi elettrici ed elettronici, un Gas e un'attività di autoproduzione con prodotti del Parco agricolo Sud Milano e di SOS Rosarno (a cui forniamo una logistica alternativa alla grande distribuzione), una palestra, una sala musica, corsi, eventi culturali e spettacoli, un ostello per migranti e senza casa. Queste attività ci consentono di provvedere alle spese ordinarie per l'energia e la sicurezza. Per gestire tutti il nostro lavoro abbiamo dato vita all'AssociazioneOccupy Maflow checoordina tutte le attività e una Cooperativa Onlus,RiMaflow, la Rinascita della Maflow, che si occupa delle attività di riuso e riciclo di apparecchi elettrici ed elettronici.
La sfida che lanciamo si ispira all'esperienza delle Fabbriche Recuperate argentine: nel 2001 il paese era in default, il valore del denaro crollava e centinaia di migliaia di persone si sono ritrovate dall'oggi al domani senza lavoro e ridotte sul lastrico. In un paese ormai al collasso, gli operai senza lavoro occuparono alcune fabbriche abbandonate dai padroni e rimisero in funzione la produzione in autogestione.La prima e più famosa di queste esperienze è la Zanon, una fabbrica di ceramiche occupata dai suoi dipendenti. Ne seguirono molte altre. Seguendo il motto Ocupar, Resistir, Producir i lavoratori in lotta non solo sono riusciti a salvare i propri posti di lavoro, ma hanno ampliato le produzioni e oggi si contano più di 300 fabbriche recuperate in Argentina e oltre quindicimila lavoratori e lavoratrici impiegati in esse.
A fronte di licenziamenti e chiusure di stabilimenti, aziende che de-localizzano, contratti sempre più precari e una legislazione del mercato del lavoro che tutela sempre più i profitti di pochi a danno delle professionalità, del lavoro e delle vite di tanti, noi siamo pronti a lanciare una sfida: è possibile creare una comunità di lavoratori in autogestione, dove si condivide il lavoro ed è possibile lavorare a sfruttamento zero? Noi crediamo di sì e per questo abbiamo aperto una strada, che confidiamo possa essere seguita da tante altre realtà: RiMaflow vuole vivere, per noi e anche per tutti coloro che vorranno cimentarsi nella riappropriazione del lavoro, del reddito e della dignità. Per questo vi chiediamo di aiutarci ….
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We are workers fired by Rimaflow, a multinational corporation (most of the capital being Italian) with factories all over the world; in the Trezzano sul Naviglio site we were 330 people working. This factory failed not because of industrial crisis but because of financial speculation: it was closed down in December 2012.
In February 2013 we decided to take back the industrial site as a form of social compensation for the work we lost, for the machines carried away and for the production orders moved to Poland although obtained through our skills. We immediately created a new project, an inclusive community aimed at taking charge of our own history: the recovery of 30,000sqm of empty space to build a “small town of Other-Economy” where productive and social activities can find a meeting point of mutual aid, integrating unemployed workers and migrants.
In the first 18 months we did a lot, but now it's the most important moment of our challenge: we have to realize the shift towards production giving us full salaries to live decently.
We want to win this challenge! We are determined to prove that a self-manged factory, without masters and exploitation is possible, but in order to do so we need immediately new machineries to start the production. Through our work we restored most of the electric industrial system, now we need a big compressed-air system that is crucial to plump all the required machines and recycled tools (e. g. presses, screwdrivers, coating machines). This infrastructure is needful for any industrial activity.
To buy and install compressors we need at least 15.000 euros, an initial contribution that could make materially feasible our project!
Since its birth, RiMaflow has carried on its project thanks to the work of about twenty workers with some volunteers. All together we have fixed the sheds and planned the activities that now bring RiMaflow to life: a permanent used goods market, a laboratory for the reuse of electric and electronic goods, a Gruppo di Acquisto Solidale (“ethical purchasing group”, system of purchasing goods collectively) and activity of selfproduction with products from the “Parco agricolo Sud Milano” and “SOS Rosarno” (to whom we provide logistics in alternative to that of large-scale distribution), a gym, a music room, classes, cultural events and shows, a hostel for migrants and homeless people. All these activities allow us to provide for current expenses for energy and safety. To handle all this work we have created the “AssociazioneOccupy Maflow” which coordinates all the activities and a “Cooperativa Onlus”, “RiMaflow, la Rinascita della Maflow”, which takes care of the activities of reuse an recycling of the electric and electronic equipment.
Our challenge is inspired by the experience of the Recovered Factories in Argentina: in 2001 the country was in default, the value of money collapsed and hundreds of thousands of people found themselves without a job and reduced to poverty overnight. In a collapsing country, workers who had lost their jobs occupied factories abandoned by their owners and resumed the function in self-management. The first and most famous of these experiences is Zanon, a ceramics factory occupied by its employees. Many others followed. Following the motto Ocupar, Resistir, Producir, the workers have managed not only to save their jobs, but also to broaden production and today there are more than 300recovered factories in Argentina and more than fifteen thousand people working in them.
In the face of layoffs and plant closures, companies that delocalize, contracts and legislation which allow more and more precarious work and a labor market that increasingly protect the profits of few at the expense of the professionality, work and lives of many, we are ready to issue a challenge: is it possible to create a community of workers in self-management, where you share the work and you can work with zero exploitation? We think so and that is why we have started on a path which we hope will be followed by many others: RiMaflow wants to live, for us and for all those who want to attempt reappropriation of work, income and dignity. That is why we are asking you to help us.
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