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Abbiamo scritto notte e giorno, abbiamo letto testimonianze e cercato notizie, abbiamo visitato cave fredde e umide, tutto questo per poterci immergere in un mondo sconosciuto, il mondo di Rifugi. Nato da un’intuizione di Luca Cutini, regista e musicista di Colleferro, Rifugi è un racconto intimo e collettivo, che vuole valorizzare il territorio laziale e la sua storia. Ambientato durante la Seconda Guerra mondiale, il corto racconta il passato di una comunità dimenticata. È una delicata storia corale che fa rivivere le paure, le attese, le speranze e le piccole gioie di un paese confinato nel ventre della terra, di un gruppo di uomini e donne che è riuscito a ricostruire una vita apparentemente normale nonostante i bombardamenti, la fame, la morte. È il drammatico affresco di un mondo che ha provato a conservare la propria umanità in un contesto disumano. Ma Rifugi è anche un racconto di formazione, il percorso di crescita di un ragazzino che ha voglia di diventare un uomo. La storia di una famiglia colpita dagli orrori della guerra, di un padre che ha sacrificato la vita per la comunità e di una madre forte che vuole difendere il proprio bambino dalle sofferenze.
Inizialmente i rifugi di Colleferro erano cave per l’estrazione della pozzolana. A partire dal 1940 vennero utilizzati per proteggere i cittadini dai bombardamenti, ma fu solamente dal 1943 che i civili vi si trasferirono stabilmente. Qui dentro, fu ricostruita una vera e propria piccola città, tanto che vi si poteva trovare un’infermeria, una cappella, un ufficio anagrafe e un emporio per il baratto di beni di prima necessità. Le nicchie scavate nella roccia diventarono delle case e alcune sere dei musicisti si riunivano e improvvisavano concerti e balli. A volte i cittadini uscivano dai rifugi per recuperare scorte di cibo. Molti di loro non fecero più ritorno, uccisi dalle mitragliatrici o dalle granate.
“Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me.” Salmo 23, Bibbia. Rifugi parla di un bambino e della sua elaborazione del dolore, della necessità di accettare la realtà, anche quella più amara, per potersi dire adulti. La storia racconta un conflitto che riguarda tutti noi, combattuti tra il desiderio di seppellire il dolore e la consapevolezza
di doverlo affrontare. Parla di forza, non solo della forza che troviamo all’interno di noi stessi, ma di quella che nasce dalla collettività, dall’idea di appartenere ad un gruppo che condivide il nostro stesso destino.
Quello che vi chiediamo è di essere una goccia nell’oceano. Un vostro contributo, di qualunque natura, per noi è un grande sostegno. Le vostre donazioni non aiuteranno solamente un gruppo di ragazzi a portare avanti le proprie idee, ma saranno fondamentali per diffondere un pezzo della nostra storia che merita di essere raccontato e ricordato. Siate anche voi parte del nostro progetto!
Durante la seconda guerra mondiale, molte famiglie italiane hanno vissuto sottoterra per mesi, all'interno di lunghi cunicoli usati come rifugi antiaerei. Qui dentro hanno provato a ricostruirsi una vita normale, nascosti in piccole nicchie di pietra, mentre le bombe distruggevano le loro case e le loro città. In una di queste nicchie vivono Paolo ed Anna insieme al loro unico figlio Luca, un bambino di dieci anni che si trova ad affrontare un mondo molto più grande di lui. Sono le ultime settimane del conflitto, tutti aspettano l'arrivo degli alleati, ma i bombardamenti in superficie proseguono e si fanno più frequenti, confinando questa piccola comunità nelle viscere della terra, in un'eterna attesa. Le provviste sono finite da giorni, le persone hanno fame e Paolo decide di organizzare una spedizione all'esterno, per fare scorta di cibo, acqua e medicinali. Prima di uscire, saluta Anna e Luca, il bambino vorrebbe andare con loro ma suo padre gli chiede di rimanere lì, con Anna, che ha bisogno di suo figlio ora più che mai. Insieme al fratello Renzo e a pochi altri uomini, Paolo sale in superficie. Nei rifugi tutto tace, la comunità aspetta muta il loro ritorno. Anna e Luca stanno cenando quando le sirene d'allarme spezzano il silenzio profondo dei sotterranei. Tutti si precipitano all'ingresso, sperando che Paolo, Renzo ed il resto della spedizione facciano finalmente ritorno. Dopo alcuni interminabili secondi, sentiamo il rombo degli aerei seguito dal boato delle prime bombe. L'ingresso dei rifugi resta vuoto, in attesa di accogliere i primi passi dei sopravvissuti. Uno dopo l'altro gli uomini della spedizione rientrano nei sotterranei, Anna cerca tra la folla il volto di suo marito ma non c'è traccia di Paolo. Renzo chiude la coda, è l'ultimo del gruppo, Anna lo vede, un solo sguardo fra loro, non servono parole. La donna porta subito Luca nella loro nicchia, vuole proteggerlo da tutto quel dolore. Il bambino continua a chiedere dov'è suo padre, Anna non riesce a dirgli la verità "è rimasto su, deve fare la guardia alle provviste".
Il giorno successivo, Luca chiede aiuto ad Anna e Renzo, vuole salire in superficie per cercare suo padre e riportarlo al sicuro con loro. Suo zio vorrebbe raccontargli tutto ma sua madre non è ancora pronta per dirgli la verità e alla fine Luca, stanco di aspettare, decide di andare a cercarlo da solo. Un bambino cammina tra le macerie di un paese fantasma e grida al vento il nome di suo padre. Nascosto sotto la pietra e la polvere, qualcuno risponde con un filo di voce "aiuto".
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