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Raccolta fondi per le strategie legali che l’associazione Atto Primo, salute ambiente e cultura intende adottare per fermare la diffusione indiscriminata della tecnologia 5g sul territorio italiano, tecnologia che è stata dimostrata cancerogena

Una campagna di
Atto Primo. Salute Ambiente e Cultura

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Raccolta fondi per le strategie legali che l’associazione Atto Primo, salute ambiente e cultura intende adottare per fermare la diffusione indiscriminata della tecnologia 5g sul territorio italiano, tecnologia che è stata dimostrata cancerogena

Raccolta fondi per le strategie legali che l’associazione Atto Primo, salute ambiente e cultura intende adottare per fermare la diffusione indiscriminata della tecnologia 5g sul territorio italiano, tecnologia che è stata dimostrata cancerogena

Campagna terminata
  • Raccolti € 702,00
  • Sostenitori 7
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Donazione semplice  
  • Categoria Ambiente & animali

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Il Progetto

Siamo in presenza di una accelerazione tecnologica in ragione dell’avvento del 5G e ciò avverrà mettendo a repentaglio il rispetto del limite di esposizione della popolazione di 6 Volt/metro , posto dal Regolamento recante “I tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana” (DM 11 settembre 1998 n.381, previsto dalla legge 249/1997)e confermato come limite ambientale dal DPCM 8/7/2003, GU 199/2003, "in corrispondenza di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore".

L'individuazione del valore di 6 Volt/metro, dovuta a Livio Giuliani, dirigente di ricerca dell'Ispesl (“il padre dei 6 Volt/metro", ex pluribus Repubblica-Affari e Finanza 20/1/2003), è stata una sfida scientifica e tecnologica che ha governato la costruzione della rete di telefonia cellulare in Italia, GSM, DCS e UMTS, una delle migliori reti mondiali, che ha permesso la esportazione del know how italiano in Brasile (TIM Brasile), in Grecia e in diversi altri Paesi. La rete fu costruita proteggendo la popolazione italiana, con livelli di esposizione massima di 1/100, per l'UMTS e poi per il 4G, di quelli degli altri Paesi in America e in Europa in cui vige un limite di esposizione pari a 61 V/m. Un caso di effettivo sviluppo sostenibile, in equilibrio ottimale tra diritto alla salute (art. 32 Cost.) e diritto alla intrapresa (art. 41 Cost.).

Il valore di 6 V/m è da intendersi, oggi, purtroppo, come media nell'arco delle 24 ore, media, che ha attenuato l’efficacia del limite (Art. 14 comma 2-b D.L. 179/2012 convertito con modificazioni nella L.221/12).

In Europa ben nove Paesi hanno adottato, sull'esempio dell'Italia, i 6 Volt/metro, ridotti per alcune modalità di esposizione, a 3 in Svizzera, Belgio e Lussemburgo. L'Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa e il Parlamento di Strasburgo hanno, del resto, votato importanti risoluzioni per ridurre i limiti normativi di esposizione (PACE 1815/2011, PUE 2010/C137E/08). La municipalità di Bruxelles è andata oltre, vietando persino l’uso del 5G, mentr e il Parlamento Elvetico ha respinto la proposta di legge del Governo di aumentare i limiti di esposizione per favorire il 5G.

Considerato che

Nel 2011, la IARC (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha classificato il telefono cellulare come possibile fattore cancerogeno per l'uomo per i tumori della testa. Esistono ormai numerosissimi studi sull’esito tumorale dell’esposizione prolungata ai campi elettromagnetici. A fine 2018 il National Toxicology Program (USA) ha diffuso il rapporto del suo studio con una “chiara evidenza che i ratti maschi esposti ad alti livelli di radiazioni da radiofrequenza, come 2G e 3G, sviluppano rari tumori delle cellule nervose del cuore” e aggiunge che esistono “evidenze di tumori al cervello e alle ghiandole surrenali”. Lo studio dell'Istituto Ramazzini di Bologna conferma il nesso causale rinvenuto dal NTP per il cuore (2018) e lo estende al caso dell'esposizione in “campo lontano", cioè al caso dell'esposizione di una persona in presenza di una antenna trasmittente. La manifestazione del tumore al cuore, nello studio in vivo dell’Istituto Ramazzini, si ha per una esposizione di 50 V/m al GSM e all'UMTS, la quale risulta inferiore alle soglie rispettivamente di 54 e di 61 V/m per GSM ed UMTS, valide in Germania e nella maggioranza dei Paesi della UE, mentre la non insorgenza di tumori nello studio in vivo dello stesso Istituto, per esposizioni a 5 V/m, mostra la validità del limite “italiano” di 6 V/m, introdotto con la “Proposta dell'ISPESL" a seguito del Documento Congiunto ISPESL-ISS sulla problematica della esposizione della popolazione e dei lavoratori ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici" (Giuliani L, Proposta dell'ISPESL, Atti XXX Congresso dell'Assoc. It. Di Radioprotezione Medica, Cavalese 5-8 febbraio 1998). Anche tenendo conto delle ridotte dimensioni degli animali da laboratorio, il SAR delle esposizioni nella sperimentazione dell'Istituto Ramazzini è sempre rimasto al di sotto della soglia termica, 4 W/kg (norma AICGH 1953), per cui risultano inconferenti o infondate le critiche interessate, secondo le quali nell'esperimento si sarebbe indotto negli animali un forte stress termico.

Ma tutto ciò riguarda il 2G e il 3G (UMTS), ed anche il 4G, che dal punto di vista fisico è solo un 3G più performante. Ma il 5G?

La maggioranza dei lavori scientifici disponibili quando in Italia fu adottato il DPCM 8/7/2003, si riferivano in ogni caso al GSM (2G) e solo sporadicamente all'UMTS (3G). Si trattava di frequenze nello stretto intervallo tra 1 e 3 GHz (la banda superiore delle UHF) mentre il 5G occuperà diverse bande, principalmente UHF (centinaia di MegaHertz) ed EHF (frequenze maggiori di 3 GigaHertz). Non solo, anche il numero di modulazioni di frequenza nella banda di trasmissione e' passato da 1 nel GSM (237 Hz) a 2.639 nell'UMTS e sarà nell'ordine delle centinaia di migliaia nel 5G. La cosa non è trascurabile perché la maggiore nocività delle radiofrequenze modulate era già evidenziata nell'Addendum dell'Ispesl al Documento Congiunto dell'Ispesl e dell'ISS, citato (in Fogli di Informazione Ispesl 1997 S(4)), che il Parlamento ha qualificato, all'unanimità alla Camera(Mozione Vigni 1-00360/1999)e a maggioranza al Senato.

Non si è infine tenuto conto della modalità di trasmissione dei contenuti 5G che potranno essere trasmessi all'utente simultaneamente da diverse stazioni radiobase, potendo determinare nel corpo la formazione di hot spot, che non sino stati studiati e potrebbero aumentare la sensibilità elettromagnetica degli esposti, con particolare riguardo ai portatori di sindrome da ipersensibilità elettromagnetica o da sensibilità chimica multipla, che, e’ stato osservato, spesso espone i sintomi anche della ipersensibilità elettromagnetica.

Nella procedura che ha portato all’asta per le frequenze del 5G non vi è stata prestata alcuna considerazione al Principio di Precauzione (PP).

Il principio di precauzione è stato dapprima previsto nella nostra legislazione in materia di campi elettromagnetici (art.1, comma 1, lett. b) e c) Legge n. 36/2001, poi, riaffermato, con l’entrata in vigore del nuovo Codice dell’Ambiente, (D.lgs. n. 152/2006) il quale, all’art. 301, c. 1 stabilisce che “ In applicazione del principio di precauzione di cui all’articolo 174, paragrafo 2, del Trattato CE, in caso di pericoli, anche solo potenziali, per la salute umana e per l’ambiente, deve essere assicurato un alto livello di protezione ”.

Si ricorda il riconoscimento del principio anche nel Trattato di costituzione della UE, Trattato di Lisbona (art. 191 c.2, gia art. 130R del Trattato di Roma) che recita: “La politica dell’Unione in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela, tenendo conto della diversità delle situazioni nelle varie regioni dell’Unione. Essa è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva”.

Il principio di precauzione viene invocato laddove vi siano situazioni di incertezza scientifica nell'applicare una nuova tecnologia con la conseguenza che si debbono adottare misure cautelative. Oggi, dopo gli studi che dimostrano il nesso causale tra esposizione a campi elettromagnetici e gravi patologie tumorali, si invoca l’applicazione del principio di prevenzione.

Nella procedura per l'indizione della gara per l'assegnazione delle frequenze del 5G è mancata, infine, la consultazione dei due Istituti che hanno scritto il Documento Congiunto citato (ISPESL confluito nell'INAIL dopo la sua soppressione nel 2010 e ISS), con violazione sia dell'art. 6 comma 1 lett. i) della legge di Riforma Sanitaria (L. 833/78) che ne prevede la consulenza obbligatoria e con inosservanza dell'art. 97 comma 1 Cost. (Principio di buona amministrazione).

Occorre pertanto unirci e raccogliere fondi per approntare una strategia legale volta ad impugnare le singole istallazioni di antenne innanzi ai TAR competenti, stante la mancanza di studi scientifici acclarati sull’impatto del 5G sulla salute umana e la mancata acquisizione del parere obbligatorio dei due citati istituti nella procedura per il bando di assegnazione delle frequenze 5G.

Lo dobbiamo a noi stessi, ai malati con sindrome di Sensibilità Chimica Multipla e\o di Elettro-sensibilità, ai bambini, gli anziani, ai malati oncologici, alle donne incinte, nonché all'ambiente in cui viviamo (nelle zone di sperimentazione 5G si segnala una mattanza di alberi).

Purtroppo siamo stati lasciati soli, ma insieme possiamo farcela affinché l’art. 32 della nostra Costituzione, ovvero il diritto alla salute, non sia una vuota avvertenza. Non vogliamo fermare il progresso.

Vogliamo però un progresso che non nuoccia, mettendo al primo posto interessi economici piuttosto che il bene delle persone.
I dettagli delle spese effettuate e le strategie intraprese saranno inviate a chi ne farà richiesta per mail: 1attoprimo@gmail.com

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