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La qualità della vita post-pandemica si è gradualmente abbassata, mettendo seriamente a rischio la salute mentale di tuttз. Eppure, la vita frenetica lavorativa non conosce sosta, togliendo tempo e modo di prendersi cura di chi abbiamo accanto. Prendersi cura, a differenza di ciò che spesso viene ribadito come un mantra, non è un lavoro svalutante né adibito all’ambito femminile. Semplicemente, sembra che in questo castello di carte nel quale siamo chiamatз a vivere detto “neoliberismo”, non ci sia posto per la cura. Quasi si trattasse di una debolezza di cui vergognarsi, dopo due anni di stasi economica e sociale, non sembriamo disposti a prenderci maggiormente cura di chi ci circonda.
Quanto di questa situazione abbia effettivamente a che vedere con il tratto egoistico distintivo degli esseri umani e quanto sia frutto dell’incapacità endemica del sistema economico nel quale viviamo, non ci è dato sapere. Uno studio del Regno Unito ha dimostrato che, di fronte al tracollo delle infrastrutture dedicate alla cura – dai consultori agli ospedali – molte amministrazioni stanno provando a offrire più sostegno alle iniziative di supporto grandi e piccole. L’unico modo per uscire da questa emergenza perenne, oltre alle sovvenzioni del PNRR, è ripensare in modo radicale delle modalità meno burocratiche e mirate di fornire aiuti a chi ne ha bisogno.
Nello stato di cose presente, dominato da privatizzazioni e dalla mercificazione accanita, spesso si fa fatica a distinguere la cura di sé (self-care) dalla cura a livello sociale (welfare). Risocializzare e internalizzare i sistemi di cura condivisa è il prerequisito fondamentale verso un’economia della cura. Nel frattempo, si potrebbe imparare ad amarsi meno e amare di più. Smettere di separare il «noi» da ciò che lo circonda. Ricordarsi che in un’epoca nella quale il lavoro culturale introietta e riproduce le stesse dinamiche del capitalismo, l'autorə «contro» è connessə costantemente con il tutto.
Questa totalità passa necessariamente dall’accettazione del rischio di immaginare una via alternativa a quella già tracciata. Seminare piccoli semi di utopia che permettano di respirare. Squarciare il velo della distopia onnipresente. Destarsi dall’incubo per risalire alle radici del sogno. Non ci facciamo illusioni di salvezza, ma se una letteratura dovrà mai sopravvivere, sarà quella in grado di dirci qualcosa sulla vita.
Questo cambio di frame, oggi più che mai necessario nelle nostre narrazioni, ha il suo strumento prediletto nella poesia. Il poeta contemporaneo, infatti, non è un ripetitore di realtà, ma contribuisce egli stesso alla creazione di realtà altre. Dunque, l’opera d’arte non è lo specchio della realtà, bensì la fabbrica che la produce: essa contiene, in nuce, al di là di ogni idealismo, questo cambiamento concreto, in cui i segni della realtà vengono ricondotti alla loro pienezza semantica di materiale linguistico, pluralità di senso. La poesia, allora, diventa strumento di indagine e conoscenza del sé.
Consci della possibilità che i luoghi e le città possano modificarsi, prendendo vie a noi del tutto estranee, drizziamo le antenne e ci poniamo in ascolto. Partire dalla cura significa anche, in sostanza, porre le basi per una società completamente opposta a quella attuale, che con la solita arroganza difende i suoi interessi a suon di bombe e nuovi richiami alle armi.
Musicare questo “paesaggio sonoro” inedito è la sfida che abbiamo voluto accogliere in questo strano non-luogo chiamato Neutopia. Una rivista, un collettivo, un’associazione culturale che in questi sei anni di vita ha voluto significare, sia per noi che per lз nostrз lettorз, una disperata creatività. La stessa che ci ha portato a continuare la nostra attività editoriale e che ad oggi non smette di stimolarci e di entusiasmarci.
Trattandosi del più irrealizzabile dei sogni possibili, sappiamo che il viaggio sarà sempre a metà.
After After – Sezione Racconti
Poiein – Sezione poesia
Odile – Spoken Word & Musica
Noumeno – Recensioni & Critica
Aleph – Reportage & Visioni
Notiziaro Interiore
Copertina
Divisioni di sezione
Grafica e impaginazione
Associazione Culturale Neutopia APS
Via Montanaro, 16
10154 Torino
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Istruzione di qualità: garantire a tutti un'istruzione inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento permanente eque e di qualità.
Parità di genere: raggiungere la parità di genere attraverso l'emancipazione delle donne e delle ragazze.
Ridurre le diseguaglianze: ridurre le disuguaglianze all'interno e tra i paesi;
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