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Perché il collettivo S.T.O.P. è un'esperienza importante e perché dovreste aiutarci e sostenerlo

Una campagna di
Marco Maurizi

Contatti

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Marco Maurizi

Perché il collettivo S.T.O.P. è un'esperienza importante e perché dovreste aiutarci e sostenerlo

Perché il collettivo S.T.O.P. è un'esperienza importante e perché dovreste aiutarci e sostenerlo

Campagna terminata
  • Raccolti € 70,00
  • Sostenitori 3
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Donazione semplice  
  • Categoria Musica & concerti

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Marco Maurizi

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Il Progetto

È veramente difficile far arrivare ciò che sta dentro il collettivo STOP, sia il suo aspetto umano che quello specificatamente musicale. Si tratta infatti di un progetto unico sotto entrambi i punti di vista. 

È unico perché non si è mai visto che dentro una scuola nasca una collaborazione creativa tra discenti e docenti che abbia queste caratteristiche: non solo per la qualità del lavoro di scrittura, arrangiamento ed esecuzione, ma anche perché tutto ciò avviene su un piano paritario, veramente collettivo. Ricordiamoci che la nostra scuola, il Lombardo Radice, non è un liceo musicale, né le persone coinvolte seguono in genere corsi di musica. Chiunque abbia sentito la musica di STOP si sarà reso conto che produzioni così praticamente a costo zero e con livello zero di professionalismo sono un vero e inatteso miracolo. Dietro c'è solo l'impegno, ore e ore di lavoro insieme a scrivere, provare soluzioni, confrontarsi: siamo degli stakanovisti della musica perché amiamo suonare e amiamo suonare insieme. E si sente.  

Vi lasciamo immaginare cosa significhi questo da un punto di vista relazionale e pedagogico: avere un linguaggio e una disciplina con cui scambiare emozioni, idee, esperienze, storie è qualcosa che trasforma completamente il nostro "stare a scuola". E non parliamo solo delle persone che sono riuscite a superare blocchi emotivi e comunicativi, talvolta anche a migliorare il proprio rendimento scolastico, anche grazie al fatto di avere questo canale "creativo" e relazionale. Parliamo proprio in generale dell'idea di scuola che c'è dietro: per noi è un vanto e un onore poter dire che nella scuola pubblica e grazie alla scuola pubblica si possono fare esperienze come questa che niente hanno da invidiare in termini "formativi" allo studio della letteratura, della matematica o della filosofia. 

Ma il progetto STOP è unico anche per l'idea diversa di musica che cerca di portare avanti. Lo sappiamo e lo sanno i membri più giovani di STOP che oggi i canali mainstream e la loro espansione social veicolano un'atmosfera di forte competitività, un'idea di musica come "show" con tutto il suo portato di regole su cosa debba fare e come debba "apparire" un musicista che limitano fortemente la libertà creativa, instradandola precocemente verso format come il talent, il contest, l'aderenza ad uno stile, a canoni estetici prefabbricati. Ciò che viene sacrificato è proprio quell'esperienza del fare musica insieme che da sempre caratterizza i laboratori musicali del Lombardo Radice. 

Fare musica "insieme" significa mettere il collettivo al di sopra dell'individuo, il risultato di tutti al di sopra del talento di ognuno. Al tempo stesso non chiediamo ai membri del gruppo di essere altro che sé stessi perché questo è ciò che li ha spinti a fare musica: poter tirare fuori qualcosa che hanno dentro. C'è molta gioia nella musica di S.T.O.P. ma filtrata da una sofferenza che viene da vissuti esistenziali problematici, dovuti al contesto delle periferie, alle famiglie, a questioni migratorie, di genere o anche semplicemente adolescenziali. E bisogna dirlo: per qualcuno fare qualcosa a scuola non è roba da “sfigati”, è una cosa fichissima. 

Vedere che queste persone superano le barriere, si mettono insieme, lavorano insieme e si esibiscono davanti ad un pubblico è qualcosa di commovente ed esaltante, come potrà testimoniare chiunque abbia visto o ascoltato il gruppo. 

Ma tutto questo è veramente unico e speciale perché viene sublimato nella musica, perché si oggettiva nel lavoro creativo e si rende fruibile. Se non ci fosse la musica che fa fare il salto di qualità S.T.O.P. sarebbe solo una bella esperienza scolastica, oppure una manciata di belle canzoni. Invece è più di entrambe le cose.

E proprio questo è così difficile da far apprezzare. Perché quando S.T.O.P. passa per i canali istituzionali, per le realtà associative e territoriali che praticano l'inclusione non può che venire apprezzato per ciò che è, ma ciò che fa, la musica, passa in secondo piano. Si parla delle persone, delle relazioni ecc ma è chiaro che chi ha scritto canzoni vuole anzitutto essere ascoltato come autore e come interprete, desidera, giustamente, che il suo vissuto sia messo tra parentesi. 

Peggio ancora per i canali musicali, nei quali è così difficile entrare e che ormai lavorano con strategie di marketing rodate, abitate da squali e venditori di lustrini che non possono interessarci: tutte cose che inevitabilmente snaturano l'approccio alla musica che per noi è essenziale e che riposa sul fattore umano, su una viva esperienza di condivisione. In un business musicale che da sempre si divide tra chi fattura milioni e chi si divide pochi spiccioli è faticosissimo far passare qualcosa che è musica ma che nel suo essere semplicemente musica è anche molto di più. Dalla TV alla radio, dalle playlist sui canali streaming ai locali, tutto ruota attorno a piccole e grandi posizioni di potere, tutto è guidato dal fantasma delle visualizzazioni e dei profitti. Il resto è tagliato fuori. 

Da qualsiasi parte ci volgiamo il mondo non sembra pronto per questa esperienza musicale così semplice e così radicale. Tutti a chiedere altro o di più ma è S.T.O.P. che merita altro, che merita di più. E, soprattutto, merita una mano da chiunque possa dargliela perché sa che ne vale la pena, da chiunque creda che la scuola e la musica dovrebbero essere essenzialmente questo: libertà, impegno, solidarietà. 

Dovete darci una mano. Ascoltate la musica di S.T.O.P., fatela ascoltare, date un contributo, parlatene con qualcuno che possa rompere quelle posizioni di potere e ne parli a sua volta con altri, parlate con giornalisti, deejay, sepolcri imbiancati delle istituzioni. 

Passateparola. Passate la musica. 

Let their music be heard. 

Commenti (2)

Per commentare devi fare
  • ED
    Elena Ho avuto l'onore e il piacere di conoscere e far conoscere ad altre realtà questo collettivo straordinario, coordinato da due Maestri eccezionali. E' stato un privilegio avervi come 'colonna sonora' della Comunità Educante Diffusa durante il primo lockdown; è una gioia potervi sostenere adesso, perché possiate continuare a far passare note di vita. Platone sarà fiero di voi, nel suo Iperuranio e nel nostro mondo sublunare: siete Demiurgici!
    • CZ
      Chiara che belle parole, grazie Elena! Questo tuo commento è il segno che qualche cosa ha lasciato il segno e per noi è importantissimo. Siamo stati felici di essere stati ed essere parte della Comunità Educante Diffusa, un'occasione in più per noi di incontrare altri volti, altre storie, altre parole, altri suoni. Speriamo ci sia occasione presto di tornare a collaborare insieme!
      2 anni, 2 mesi fa

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