“Musicæ vagantes” è il titolo della quarta edizione del festival di musica antica PadovAntiqua, che si terrà dal 6 al 27 maggio 2018 a Padova. In analogia con le precedenti edizioni, la manifestazione sarà suddivisa in quattro concerti, uno per ciascuna domenica del mese, sempre a ingresso gratuito.

Il tema di PadovAntiqua 2018 è il viaggio, compiuto tanto dai compositori quanto dalle loro opere nel periodo che va dal Medioevo al tardo Settecento. A quel tempo, i musicisti erano di norma artisti itineranti, che giravano l’Europa per trovare mecenati disposti a dar loro un impiego (anche provvisorio) come precettori, maestri di cappella o compositori di corte. Con loro, percorrevano le rotte del Vecchio Continente manoscritti e partiture a stampa: si potevano vedere eseguite le musiche più celebri allo stesso modo da Madrid a Londra, da Napoli a Vienna, da Parigi a Praga. Oltre a ciò, vi sono opere che hanno una storia indissolubilmente legata al viaggio e in generale all’“errare” tanto nello spazio quanto nel tempo; vere e proprie “Musicæ vagantes” che ritroviamo lungo i percorsi tracciati dalle nazioni, dalle culture e dalla Storia.

Il primo concerto, proposto dall'Ensemble Seraphim di Basilea, esplorerà i legami tra musica e vino nel Medioevo: la cultura vinicola in quel periodo era infatti talmente presente nell'immaginario collettivo (anche visto il ruolo del vino nel Cristianesimo) da ispirare direttamente molti compositori a scrivere musiche in onore di Bacco e della divina bevanda. Questo particolarissimo e “inebriante” viaggio musicale porterà così gli ascoltatori tra le colline, i filari, le corti e i banchetti di Francia, Italia e Fiandre.

Il secondo appuntamento sarà dedicato alle peripezie ispaniche: quelle che hanno caratterizzato i vari “cancioneros”, raccolte di musiche rinascimentali spagnole ritrovate in epoca moderna in archivi sparsi in tutta Europa (da cui i nomi con cui sono oggi note: Cancionero de Turín, Cancionero de Uppsala, etc.), ma anche quelle che hanno dato vita a uno dei personaggi più noti della letteratura mondiale, ovvero Don Chisciotte della Mancia - le cui imprese, contemporanee alla stesura dei cancioneros, rappresentano forse la metafora più affascinante del viaggio, sia esso reale o solo immaginato. Il concerto alternerà quindi brani (vocali e strumentali) dai cancioneros più famosi a letture di passi dal romanzo di Cervantes.

Le “Musicæ vagantes” della terza serata saranno quelle a stampa: l'Ensemble strumentale El Melopeo eseguirà brani di compositori veneziani (Vivaldi, Albinoni, Marcello etc.), le cui prime edizioni furono pubblicate non nella città lagunare, bensì a Parigi o Amsterdam. A partire dal Settecento infatti il ruolo protagonista di Venezia nel panorama musicale europeo iniziò a decadere a favore di altri centri più a nord - in Francia, Olanda, Inghilterra… Se quindi Venezia continuava a sfornare musicisti di prim'ordine, non ne attraeva più in gran numero dall'estero, tanto che gli stessi compositori autoctoni iniziarono ad appoggiarsi a case editrici altrove per favorire la più ampia diffusione delle proprie opere.

Il concerto conclusivo del festival presenterà uno dei massimi capolavori del Barocco, in una versione però non comunemente eseguita: il “Messiah” di Georg Friedrich Händel, così come venne proposto nella prima assoluta del 1742 a Dublino. Già solo questi pochi elementi danno l'idea di quanto “vagare” ci sia in quest’opera: scritta da un tedesco che girò l'Europa prima di stabilirsi in Inghilterra (ed essere naturalizzato inglese nel 1727), eseguita per la prima volta curiosamente non alla corte reale ma nella periferica Dublino, approfittando di un ciclo di concerti che Händel doveva tenere in quella città. L'organico ridotto e le trasposizioni tonali di alcuni brani riflettono il materiale umano di cui il maestro sassone poteva disporre per la prima del suo oratorio più celebre. L'opera in sé inoltre è a suo modo un viaggio nella vita di Cristo, dalla nascita alla resurrezione, e insieme un tirare le fila del Cristianesimo tutto.