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OSSERVATORIO DEMOCRAZIA

Una campagna di
laura sestini

Contatti

Una campagna di
laura sestini

OSSERVATORIO DEMOCRAZIA

OSSERVATORIO DEMOCRAZIA

Campagna terminata
  • Raccolti € 130,00
  • Sostenitori 6
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Raccogli tutto  
  • Categoria Documentari & inchieste

Una campagna di 
laura sestini

Contatti

Il Progetto

OSSERVATORIO DEMOCRAZIA

Crowdfunding di Laura Sestini per una ricerca diretta sul territorio

e la pubblicazione di un volume tematico

Il progetto prende spunto dal contesto geopolitico internazionale odierno attraverso un punto di osservazione delle persone comuni, non influenzato da interessi politico-economici e dai media.                                                                                             

Un punto di vista dato dalle persone che subiscono le scelte dei propri governi senza possibilità di partecipazione democratica.

La ricerca si baserà su più tematiche e altrettante tappe e archi temporali, quest’ultimi suscettibili di cambiamenti in base alle specifiche dinamiche geopolitiche future a breve e medio termine e alla disponibilità degli accessi alle frontiere verso la Siria.

Vorrei entrare nel dettaglio partendo da questa informazione: secondo il VI rapporto Caritas (2018) intorno al globo attualmente sono presenti 378 conflitti, di cui la maggioranza dimenticati, e 20 guerre ad alta intensità. La mia riflessione su questa terribile realtà è che, volenti o nolenti, direttamente o indirettamente, ne siamo tutti coinvolti e spesso inconsapevoli vittime.

Dopo i numerosi passi avanti che l’umanità ha concretizzato nei diritti civili e umani alla conclusione dei due conflitti mondiali del secolo scorso, è adesso evidente che stiamo vivendo un periodo fortemente regressivo nei confronti della democrazia quale progetto sociale, sia dei diritti umani, talvolta primari; molti Paesi, inclusi quelli europei - insieme al declino del sogno di una Europa Unita foriera di libertà e uguaglianza - sembrano aver lasciato da parte percorsi di diritti civili ormai acquisiti e dati per inalienabili.

Non mi riferisco in particolare alle violazioni del diritto internazionale sulle migrazioni dall’Africa o dal Medioriente - tanto in evidenza in questi ultimi anni -  ma alla molteplicità dei passi indietro che si stanno percorrendo sui diritti delle donne e la parità di genere e sui diritti basilari di ogni cittadino, dal lavoro alla sanità, dalla famiglia all’ecologia, dal diritto a un’economia sostenibile a una politica poco trasparente e profondamente invischiata nei poteri forti della finanza internazionale.

Inoltre, dal 2008, con l’avvio della crisi economica mondiale, dalla quale l’Italia non pare trovare soluzione, molte persone hanno perso la speranza di lottare per un mondo migliore, e il risultato è sotto gli occhi di tutti, dove pochi protestano e molti si adattano a politiche al ribasso.

Come cittadina e donna partecipe all’impegno nella società civile, con uno sguardo particolarmente attento al mondo femminile, ho accolto la chiamata dell’unico partito democratico turco, HDP-Partito Democratico dei Popoli, a partecipare come   osservatore internazionale alle prossime elezioni in Turchia del 31 marzo 2019.

Da qui partirà la 1° tappa delle mie ricerche

Una domanda lecita e che mi pongo in prima persona è: che importanza ha la Turchia nella mia vita? Potrei aggiungere nella  vita di noi italiani? Apparentemente molto poco, ma allargando lo sguardo si può vedere un orizzonte più ampio e avere in mano ulteriori elementi per elaborare più correttamente una risposta fondata.

Abbiamo visto negli anni appena passati il ruolo che l’Europa ha voluto attribuire alla faccenda dei profughi in fuga dall’Isis in Iraq e Siria: la Turchia è divenuta un paese-cuscinetto - intascando 6 miliardi di Euro - a fronte del contenimento dei flussi migratori  in fuga dalle barbarie, per stiparle le persone in campi appositamente costruiti ai confini dei tre paesi in questione. L’Europa ha creato dei confini esterni - Turchia e Libia principalmente – per togliersi dalle mani l'impiccio dei richiedenti asilo e delegare la responsabilità a paesi terzi.

Non è mia intenzione giudicare oltre cosa sia successo in quei campi e a quelle persone (anche se lo farei molto volentieri ). In realtà vorrei allargare il punto di vista e giudicare nel suo insieme la Repubblica Turca , o Terza Repubblica come è stata ampiamente definita: un regime decisamente autoritario e oscurantista, che persegue tutti gli oppositori come suoi nemici.

Le prove a questo processo di anti-democratizzazione è presto reso manifesto dalle migliaia di dipendenti statali, giornalisti, scrittori, artisti e militari considerati golpisti dopo il 16 luglio 2016, oltre a numerosi parlamentari regolarmente eletti, attualmente detenuti nelle prigioni turche, di cui molti entrati in sciopero della fame ad oltranza da almeno tre mesi.

Anche in questi giorni non lontani dalla prossima tornata elettorale, le retate contro le opposizioni - e non solo - sono in numero altissimo, in un perenne stato di emergenza e violenza gratuita.

Il mio obiettivo è - auspicandolo esente da disordini e imbrogli - osteggiare le possibili violazioni elettorali che potrebbero verificarsi, come denunciate dalle cronache delle ultime presidenziali del 2018 e del referendum del 2017.

Il ruolo specifico degli osservatori internazionali èmonitorare le operazioni di voto e di scrutinio per lo svolgimento regolare del voto dei cittadini: la presenza fisica degli osservatori funge da deterrente alla conformità del processo elettorale, nonché supporto psicologico indiretto ai partiti minori.

In molti casi è lo stesso Ministero degli Esteri Italiano (o istituzioni europee) a aprire selezioni di cittadini - completamente finanziate - per il monitoraggio di elezioni di particolare interesse in Paesi a rischio brogli. Per verificare quanto detto basta entrare nel sito della Farnesina per trovare i bandi ormai in scadenza alla volta di Ucraina e Moldavia.

Nel caso della Turchia tutto è a carico di quei volenterosi difensori - e forse un po’ folli idealisti – dei processi democratici che intendono aderire alle chiamate specifiche di organizzazioni attive per i diritti umani e civili e di partiti politici minori. Questo sarà anche il mio caso.

Perché andare in Turchia come osservatore internazionale? La mia risposta è molto semplice: laddove nessuno opera per migliorare un contesto – o almeno non compie un tentativo – la situazione rimarrà la stessa a essere ottimisti, altrimenti regredirà ulteriormente.

La Turchia è a noi molto vicina, sia geograficamente che trasversalmente con usi e costumi legati all’aera mediterranea, e nazione che tenta regolarmente l’entrata nell’Unione Europea. Importante da non sottovalutare è la crisi economica in cui versa questo stato, di cui molto poco si parla se non per la partecipazione alla guerra siriana.

La vorticosa regressione della democrazia insieme alla crisi economica e la povertà di vaste aree della Turchia più orientale sono decisamente una bomba a orologeria, che avrà – se innescata – ripercussioni anche in Europa e abbasserà il livello di democrazia globale dell’area balcano-mediterranea.

L’interesse personale per il Medio Oriente e le determinate lotte femminili - anche a costo della vita - è ciò che mi ha convinta a partecipare come osservatore internazionale.

La prima tappa del mio progetto terminerà a Sulaymaniyah, in Kurdistan iracheno, dove si tiene - dal 6 al 8 aprile - il Mesopotamian Water Forum, un importante incontro sul diritto all’acqua - con la collaborazione di differenti organizzazioni attive in Iraq e Siria ed esperti internazionali - per dibattere sulle strategie di usurpazione perpetrate dalla Turchia a danno dei paesi confinanti, al fine di trovare soluzioni possibili per la tutela, anche ecologica, dei due tra i fiumi storicamente più famosi al mondo: il Tigri e l’Eufrate.

Entrambi i corsi d’acqua nascono in Turchia - paese ancora una volta al centro dell’attenzione - dove enormi dighe di recente costruzione trattengono la maggior parte della portata idrica, a scapito di Siria del Nord e Iraq, innalzate talvolta anche in luoghi di particolare interesse archeologico e storico, ormai totalmente affondati.

2° Tappa - Sulaymaniyah + Kirkuk + Dohuk + Bashiqa + Mosul + Erbil

La seconda tappa del progetto prevede i luoghi sopra citati, tra Kurdistan iracheno e Mosul – città violentata e distrutta dal Califfato Islamico - che sta tornando lentamente in vita con il coraggioso lavoro dei sui abitanti, per il ripristino delle attività basilari nelle zone meno colpite dalla guerra. Una città da ricostruire insieme alle vite delle persone, molte delle quali ancora nei campi profughi.

La ricerca interesserà più ambiti, con un occhio di riguardo sempre rivolto al mondo femminile, parte della società che risulta più vulnerabile – reiteratamente – alle violazioni dei diritti civili e umani e alla presenza nella vita pubblica.

3° Tappa - Makhmur + Sinjar + Confederazione Democratica Siria del Nord + Raqqa

L’ultima tappa invece è completamente focalizzata sull’azione della comunità curda contro l’invasione dei mercenari Isis e la nascita della Confederazione Democratica della Siria del Nord, alla quale le donne hanno dato una forte spinta e contribuiscono con risolutezza all’emancipazione di genere.

Partendo da Makhmur, villaggio nato attraverso la lotta di diverse migliaia di cittadini curdi in fuga dalla Turchia oppressiva degli anni ’90, realtà sociale decisamente controcorrente nel contesto iracheno,  e passando per il Sinjar - regione per eccellenza della popolazione Yazida che nel 2014 ha subìto un vero e proprio genocidio, patria di Nadia Murad premio Nobel per la Pace 2018 - in direzione del confine iracheno-siriano si raggiungerà la Confederazione Democratica della Siria del Nord per calarsi in prima persona e toccare con mano una società di matrice socialista multietnica e pacifica, nata nel 2012 a dispetto dell’invasione jihadista del Califfato Islamico e della guerra siriana. Una società anticapitalista, ecologica e collettiva, priva dell’istituzione stato-nazione, fiore nel deserto nell’attuale territorio siriano.

Qui, oltre a molti internazionalisti arrivati a combattere contro la furia jihadista, si è istituita una società civile dal basso che dà voce a tutti i cittadini - trasversalmente a etnia, lingua e credo religioso - attraverso i consigli di quartiere presieduti equamente da due delegati rappresentanti entrambi i generi, femminile e maschile - e dove le donne stanno attuando una grande rivoluzione di genere.

Questo esperimento di società democratica alternativa al capitalismo liberista, adesso che lo Stato Islamico sembra del tutto sconfitto e le forze di coalizione americane hanno da tempo annunciato il loro ritiro, rischierà di essere spazzato via dai numerosi interessi economici e di conquista delle potenze che hanno aderito alla guerra, indipendentemente dalla fazione supportata.

Ancora una volta la Turchia risulta tra le maggiori nazioni interessate ad conquistare territori soprattutto nell’area della Confederazione Democratica, tanto che ha già intrapreso - pochi mesi fa – azioni di occupazione di intere città lungo  il confine con annessa sostituzione etnica,  desaparecidos e violenze di ogni genere sulla popolazione civile.                               

La città di Afrin ne è stato un terribile esempio.

Per concludere, gli argomenti sui quali mi focalizzerò maggiormente saranno i diritti civili e umani e la rivoluzione femminile avviata dalle donne di etnia curda che in breve tempo ha abbracciato tutti gli altri gruppi di donne arabe, assire, turcomanne, armene, nonché il loro insostituibile ruolo svolto per la mediazione alla pace durante questi anni di guerra, nell'enclave della Confederazione della Siria del Nord.

La ricerca documentaria prevede la pubblicazione di un volume entro giugno 2020, circa sei mesi di ricerca e altrettanti di scrittura.

Se il crowdfunding raggiungerà il 100% dei contributi, tolte le percentuali dovute a PdB (5%) e Paypal (3%), il 10% sarà donato a iniziative umanitarie tra Siria del Nord,  Iraq e Turchia.

CHI SONO

L'interesse per la ricerca su questi argomenti non prende avvio con il progetto di crowdfunding, il primo in assoluto della mia vita, ma ha già alle spalle quattro anni di studio attraverso una pila infinita di scritti di altri autori e ricerche online. Tutto il lavoro ha prodotto una tesi di laurea per l'università di Pisa e una seconda tesi più sintetica, a seguito di un corso di alta formazione, sul ruolo delle donne nei processi di pace all'università La Sapienza di Roma.

Se avete domande da pormi per comprendere meglio o anche indicarmi un tema che vi piacerebbe fosse approfondito, non esitate a scrivermi. Sarò ben lieta di poter dialogare con voi tutti.

@ Tutte le immagini qui riportate sono coperte da copyright e da me scattate durante un precedente viaggio in Iraq nel 2017.

Ricompense

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RINGRAZIAMENTO

L'importante è partecipare, non importa con quale importo. Per ringraziarti il tuo nome comparirà sulle pagine del volume dedicate alla lista dei donatori.

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LIBRO

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SOSTENITORE

Riceverai una copia del libro e un ringraziamento speciale all'interno del libro nelle pagine dedicate ai donatori. Inclusi nel contributo una confezione di tè o caffè al cardamomo e dei bicchierini da degustazione, come nelle migliori tradizioni mediorientali.

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INCONTRO NELLE SCUOLE

Se siete responsabili didattici, insegnanti e classi di studenti il vostro contributo comprende un incontro per discutere le tematiche di ricerca.
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INCONTRO PUBBLICO

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Commenti (2)

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  • CM
    Chiara Vai Laurinaaa!!!
    • LS
      Laura Grazie!!! ;)
      5 anni fa

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