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“Noi siamo i figli della Monce – Storia e storie di una fabbrica-paese del Novecento” è il titolo di un nuovo progetto con la regia del regista valsusino Luigi Cantore che intende realizzare un nuovo documentario con filmati d’epoca, testimonianze orali e fiction sulle storiche Officine Moncenisio di Condove.
Le Officine Moncenisio hanno svolto un ruolo fondamentale nella trasformazione del tessuto economico del paese di Condove e dell’intera Valle di Susa e nel passaggio da una società contadina ad una società industriale.
Fondata nel 1906 da Fortunato Bauchiero, la fabbrica, anche attraverso numerose riconversioni produttive nel settore delle costruzioni meccaniche, percorre tutti i grandi eventi del Novecento italiano: la Grande Guerra, l’occupazione delle fabbriche, il fascismo, la seconda Guerra Mondiale e la Resistenza, la ricostruzione ed il boom economico, la crisi degli anni ’70.
Ma la storia della “Monce” coincide anche e procede di pari passo con l’evoluzione demografica, urbanistica e sociale di Condove e con la crescita della sua comunità: inizialmente scendono proprio dalla montagna condovese le prime maestranze, poi provenienti anche dagli altri paesi della valle e del torinese. Il Cav. Bauchiero programmò e attuò uno sviluppo complessivo del paese dotandolo di case per gli operai e villette per gli impiegati, di opere sociali quali il poliambulatorio, la mensa aziendale, le scuole professionali, il dopolavoro, il campo sportivo, e lasciando un’impronta indelebile per la Condove degli anni a venire e su quella odierna.
Negli anni ’60 la Moncenisio era diventata il più grande stabilimento metalmeccanico della Valle di Susa ed arrivò ad occupare oltre mille dipendenti. La sua notorietà superò i confini locali ed anche quelli nazionali quando, nel settembre 1970, i lavoratori delle Officine Moncenisio, riuniti in assemblea, approvarono all’unanimità una mozione con la quale si opponevano alla fabbricazione di armi e materiale bellico. Un’obiezione di coscienza considerata ancora oggi un caso unico nella storia dell’industria e che è stato recentemente ricordato anche in una puntata della trasmissione televisiva di Rai1 “A sua immagine” da Don Luigi Ciotti con le testimonianze del sociologo Marco Revelli e dell’ex Sindaco di Condove, già operaio della Moncenisio, Massimo Maffiodo.
La vecchia Moncenisio ha cessato di esistere nel 1977, subendo poi vari avvicendamenti di proprietà, cambi di denominazione e riconversioni industriali per arrivare, dopo anni di trattative per la sua cessione e di cassa integrazione per i dipendenti, ad essere acquisita lo scorso anno dal Gruppo Magnetto Wheels che ha anche garantito la salvaguardia dell’occupazione per tutti i lavoratori presenti.
I condovesi di oggi sono un po’ tutti figli e nipoti delle Officine Moncenisio, le esistenze di tante famiglie hanno ruotato per anni intorno alla vita della fabbrica ed i loro tempi influenzati e scanditi, ancor più che dall’orologio, dal suono della sirena che faceva aprire e richiudere il grande portone di Via Torino dove entravano ed uscivano i lavoratori e le lavoratrici, come il soffio d’aria di un “mantice” che li aspirava ed espirava a ritmo regolare.
Oggi quel portone è ancora lì, così come dell’insediamento originale è rimasta la palazzina che ospitava gli uffici e da un’apertura del muro perimetrale si può tuttora vedere il “trenino” che faceva la spola con la stazione ferroviaria per trasportare i dipendenti che viaggiavano in treno. Sono importanti reperti di archeologia industriale, ma soprattutto luoghi della memoria, e per molti condovesi (e non solo) “posti dell’anima e del cuore” in cui si sono consumate storie fatte di gioie e fatiche, di soddisfazioni e sofferenze dei loro genitori e dei loro nonni.
Negli anni scorsi la storia e i ricordi delle Officine Moncenisio sono stati raccolti e documentati attraverso due volumi usciti entrambi nel 2000 (“La Monce” di Giorgio Jannon ed Emanuela Sarti – Editrice Morra e “Moncenisio, già Anonima Bauchiero” di Sergio Sacco – Edizioni del Graffio) e narrati dallo spettacolo teatrale “Ti ricordi la Monce?” di Marco Alotto, andato in scena l’1 e 2 maggio 1999 proprio negli stabilimenti Vertek (allora proprietà del Gruppo Lucchini) all’interno del vecchio capannone falegnameria delle ex Officine Moncenisio: il Valsusa Filmfest, allora alla sua terza edizione, aveva collaborato all’ideazione ed alla realizzazione dell’evento.
Quasi vent’anni dopo, il nostro festival cinematografico, giunto nel 2018 alla XXII edizione e che ha tra i suoi obiettivi quello di conservare e mantenere viva la memoria storica del proprio territorio attraverso i linguaggi visivi e dell’immagine, intende promuovere la realizzazione di un docufilm sulla Moncenisio che alterni e unisca filmati d’epoca con racconti e testimonianze orali e parti di fiction.
La regia sarà affidata a Luigi Cantore, regista e videomaker valsusino, collaboratore del Valsusa Filmfest ed autore, lo scorso anno, del lungometraggio “Profumo di resina” (tratto dal libro omonimo di Fabrizio Arietti), ambientato tra l’’800 ed il ‘900 al Lago del Moncenisio, esempio di cinema interamente autoprodotto e che ha raccolto un grande successo di pubblico con più di 70 proiezioni (ad una media di oltre 200 spettatori) in numerose località della Valle di Susa e della provincia di Torino.
Ildocufilm Noi siamo i figli della “Monce” vuole fare rivivere alcuni momenti importanti da quel lontano 1906, quando il Cavaliere del Lavoro Fortunato Bauchiero decise che per varie ragioni ( un popoloso territorio montano che avrebbe consentito di impiegare nella fabbrica molte maestranze, la vicina stazione ferroviaria, il torrente Gravio per produrre la corrente elettrica in grado di far funzionare i macchinari di produzione…), fosse Condove il posto giusto dove fare nascere la Moncenisio.
Un docufilm per raccontare l’epopea della fabbrica non solo attraverso fotografie, immagini storiche e interviste del tempo passato, ma anche attraverso situazioni cinematografiche e scene recitate da attori capaci di fare rivivere e di trasportare gli spettatori da quel periodo di inizio novecento fino ai giorni nostri.
Frammenti di vita quotidiana in abiti dell’epoca, scenografie che cambieranno in base alle date ed ai periodi di ambientazione, permetteranno di ritrovare non solo il contesto, ma anche gli umori, i timori, le difficoltà, gli amori, i bei momenti che la vita tiene in serbo in ogni periodo per ciascuno di noi e che ha riservato ai tanti uomini e donne che, direttamente o indirettamente hanno scritto le pagine delle storia e delle storie di questa fabbrica-paese.
Dal Cav. Bauchiero a chi scendeva a valle dalle borgate montane e si immergeva in un mondo lavorativo nuovo e poco conosciuto: era arrivata l’industria….con la sirena, che in simbiosi con i campanili limitrofi scandiva il mezzogiorno o, nel pomeriggio, l’ora dell’uscita degli operai, operaie ed impiegati/e dalla Monce.
Fortunato Bauchiero è stato persona di grandi idee e umanità, sempre vicino alle maestranze, quando in paese incontrava chiunque lavorasse in fabbrica lo salutava con grande gioia e rispetto.
Alla Monce negli anni sono avvenuti molti cambiamenti nelle lavorazioni: dai vagoni ferroviari all’acciaio, dalle produzioni per il periodo bellico alle macchine per fare le calze….senza dimenticare il trenino che accoglieva e trasportava avanti e indietro operai e impiegati dalla stazione alla fabbrica e viceversa.
Le case operaie e le villette che Bauchiero aveva fatto costruire con tante altre strutture per la comunità condovese sempre più numerosa, gente che dai paesi vicini veniva a lavorare nella “fabbrica del Cavaliere”, uno spaccato di vita, il racconto di un territorio che con la Moncenisio ha avuto momenti di crescita, di affermazione e purtroppo momenti difficili fino ai giorni attuali.
Una cosa importante per me sarà coinvolgere nelle parti di fiction come nelle interviste, sia chi ha lavorato e vissuto nella fabbrica, sia i figli ed i nipoti che hanno sentito raccontare quel periodo: riuscire insomma a coinvolgere non solo i condovesi, ma anche i molti valsusini per i quali le Officine Moncenisio sono un nome che richiama ancora oggi un legame, un’appartenenza ed un vissuto personale e famigliare.
L’associazione culturale Valsusa Filmfest organizza da 23 anni l’omonimo Festival diffuso in Valle di Susa e promuove eventi e iniziative culturali sui temi del recupero della memoria storica e della difesa dell’ambiente.
www.valsusafilmfest.it
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