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Morìa - Elogio della Follia- - Mastio del Castello - Milazzo

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Evolution3

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Morìa - Elogio della Follia- - Mastio del Castello - Milazzo

Morìa - Elogio della Follia- - Mastio del Castello - Milazzo

Campagna terminata
  • Raccolti € 155,00
  • Sostenitori 3
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Raccogli tutto  
  • Categoria Teatro & danza

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Il Progetto

Morìa

L’ Elogio della follia

Scritto e diretto da Francesco R. Vadalà da Erasmo da Rotterdam.




Morìa di Francesco Vadalà è liberamente ispirato al saggio che Erasmo da Rotterdam scrisse agli inizi del 1500 al suo arrivo in Inghilterra e durante il periodo della sua residenza nella casa di Tommaso Moro.

Si tratta di riflessioni dal tratto faceto, ironico, stravagante, con tocchi di malinconia, il cui titolo è un gioco di parole perché in greco Encomium Moriae può essere inteso come elogio di Moro e “Elogio della follia”, come recita il titolo dell’opera.

Sul palco del Mastio del Castello di Milazzo, entreranno in scena Elena Grasso, Gianni Di Giacomo, Paola Gemelli, Giovanna Farsaci, Arianna Rizzo, Francesca Marcaione, Sharon Nicosia

Con un piccolo gioco spiritoso entra in scena la Follia in persona e, come un professore, sale in cattedra per pronunciare un discorso. Dichiara che parlerà improvvisando, senza rispetto di regole, e poi costruisce il discorso con tutte le suddivisioni dei retori. Essa dà avvio all’elogio di se stessa dichiarando di essere figlia di Pluto e della dea Giovinezza, nata nelle isole Fortunate e nutrita di ubriachezza e ignoranza. La Follia è dama veramente sorprendente. Essa rappresenta un po’ il genere umano che Erasmo descrive come una compagnia di attori che sulla scena della vita indossano ora l’una ora l’altra maschera.

Prendendo spunto dallo spirito ludico che anima le pagine di Erasmo Da Rotterdam, l’Associazione EVolution3 ripropone l’opera sotto forma di spettacolo e gioco scenico. I cambiamenti di Follia sul palco sono rapidi di giochi di prestigio che intrigano lo spettatore che pensa si tratti sempre dello stesso ruolo. Follia si presenta come personificazione di un alcolizzato ed ecco che, di colpo, essa diventa saggia e quando il pubblico dà credito alla sua sagacia, lei si tramuta in satiro o beone.
E il cambiamento si rinnova di continuo perché la Follia saltabecca da ruolo a ruolo. Eccola dichiarare che è lei a garantire la permanenza della razza umana. Follia è spontaneità, una certa dose di avventatezza, una prontezza ad assumere rischi, che esclude il calcolo, perché libera gli uomini a un tempo da timore e vergogna e così li fa disponibili ad imbarcarsi in grandi imprese. Senza di lei quali città, quali imperi sarebbero mai stati costruiti? E ancora, Follia è controllo sul quel candore totale che renderebbe impossibile il rapporto di società. Tutti gli uomini sono attori, presi in inganno dalle loro maschere, persuasi di essere i personaggi che rappresentano. Dobbiamo allora gettare le maschere? Nient’affatto! Giochino pure, gli uomini, la loro parte! Una sorta di satira universale di cui Francesco Vadalà con il suo Morìa riprende i toni, un gioco scritto in versi che coinvolge recitazione e danza, riso e riflessione, all’interno di una scenografia dal forte impatto emotivo che evoca potenza e gloria e sulla quale “sfilano”Follia” e tutti gli aspetti ad essa legati, e di cui noi, chi più chi meno, siamo vittime.

Sul palco, insieme a Morìa, Kolakeia, Edone, Lete, Misoponia, Iupnon che partecipano al gioco di apparizione e sparizione di Morìa, ora Adulazione, ora Irriflessione, poi Piacere, Oblio e Sogno, una sorta di danza modulata da voce, stoffe di velluto nero e dal bianco delle originarie forme, mentre sullo sfondo, il rosso dell’onda folle e impetuosa.

Morìa è di grande attualità. Invoca le potenzialità dell’uomo facendole emergere in tutta la loro potenza, un’istanza etica innanzitutto che lascia libero l’intelletto nell’esercizio della capacità critica, dovere-diritto della coscienza di divenire se stessa nell’espressione più alta della sua ontologica natura tollerante, libera da costruzioni malfatte e dogmi prestabiliti. La follia, intesa come espressione naturale regolata, diventa allora veicolo di creazione, trasfigurazione della realtà imposta. Bellezza, grazia e magnificenza sono i frutti del cambiamento quando il genio trova spazio e l’intelletto esercita la sua propria funzione indagatrice.

Erasmo scriveva di follia nell’Europa Cattolica del XIV secolo, quando la Chiesa, in piena Controriforma, tesseva strategie contro il dilagare della società laica e le idee diffuse del protestantesimo. Un modo per reprimere con la forza la tensione di libertà critica che era esplosa nella coscienza dell’uomo moderno. Cosa è cambiato adesso rispetto ad allora? Ben poco se osserviamo la prospettiva in cui siamo calati, dopo la grande crisi dell’Occidente e le guerre di religione che imperversano da una parte all’altra del globo. Il problema è sempre quello: l’assenza di tolleranza. Allora perché non far parlare per una volta la follia? Perché non darle la possibilità di sedere sul trono della giustizia?

Alla fine Morìa conclude lo spettacolo scusandosi per il suo esploit e poiché essa è anche oblio, nulla di quanto detto verrà ricordato, così invita tutti a berci sopra e a farsi una grande risata senza livore per nessuno. La tolleranza è anche questo.


Un grande spettacolo che invita alla riflessione e ad un riflessivo gioco degli specchi sulla propria persona, e sugli altri, nostre relazioni.

Commenti (2)

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  • eT
    Evolution3 E' un' iniziativa lodevole, portiamola a buon fine!

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