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Mio padre, un fascista? storia di un internato militare

Una campagna di
Antonella Restelli

Contatti

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Antonella Restelli

Mio padre, un fascista? Storia di un internato militare

Mio padre, un fascista? storia di un internato militare

Campagna terminata
  • Raccolti € 1.713,00
  • Sostenitori 18
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Donazione semplice  
  • Categoria Documentari & inchieste

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Antonella Restelli

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Il Progetto

"Mio padre, un fascista? Storia di un internato militare" è il titolo di un nuovo documentario sulla Memoria, in particolare sulla deportazione dei militari italiani nei campi di internamento nazisti, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943.

La Storia collettiva si intreccia nella trama dello svelamento di un segreto personale e familiare.

In tanti anni di ricerca sulla Memoria e di incontri con persone sopravvissute ai campi di concentramento e sterminio nazi-fascisti, ho scoperto che mio padre,  da sempre creduto "un fascista", in realtà era sopravvissuto ad un sottocampo di internamento di Buchenwald, era un IMI, un internato militare italiano. Aveva compiuto la scelta di non aderire alla RSI, Repubblica Sociale di Salò, che come prigionierio di guerra gli avrebbe garantito un trattamento meno disumano e forse la libertà o il ritorno a casa . Come Imi, privato dalla Convenzione di Ginevra, lo aspettarono invece due lunghi anni di lavoro nelle miniere di carbone nella zona di Essen, di botte, poco o niente da mangiare, dentro la stessa divisa estiva che indossava al momento della cattura, fosse caldo o freddo insopportabile.

La storia di mio padre si è rivelata all'improvviso, deflagrante, attraverso le parole delle persone che ho incontrato, dei libri che ho letto, dalle "carte"  ritrovate casualmente in una vecchia confezione di tabacco, riemersa in cantina, durante un trasloco: lettere dal fronte albanese e dal lager agli anziani genitori, foto, bollini alimentari raccontano una dura esperienza taciuta da mio padre, ma di cui forse ha voluto lasciare traccia in quella scatola nascosta a tutti.

"Al suo ritorno ha bruciato tutto, un piccolo taccuino nero, diario del campo, fotografie, perchè quello che voleva era dimenticare " mi ha detto mia madre che lo ha conosciuto e sposato al suo ritorno a casa "non voleva più parlare della fame, la fatica nelle miniere, ogni venerdì digiunava  perchè lo aveva promesso a se stesso se fosse sopravvissuto..forse un voto". L'ho intervistata sul suo ritorno ed è stata un'esperienza difficile ma importante, come poi leggere le parole di mio padre, di quel ragazzo venticinquenne "rinchiuso in quel recinto", mi hanno fatto pensare quanto sia importante guardare ai propri genitori come persone e non fermarsi davanti alla superficie della vita quotidiana. 

"Mio padre, un fascista? Storia di un internato militare" è anche il racconto delle  conseguenze che il fascismo ha avuto sulle generazioni successive, quelle di cui io faccio parte, una riflessione sugli atti di Resistenza dimenticati come questi, spesso accantonati o poco celebrati. Alcuni testimoni hanno risposto alle domande che avrei voluto fare a mio padre, risposte in parte già soddisfatte tristemente nei documenti originali ritrovati. Voglio ringraziare Adelmo Franceschini che mi ha esortato a compiere questo difficile viaggio nella Memoria di mio padre, perchè il film è anche un cammino di ricerca dei luoghi sulle sue tracce, da Tropea a Hemer e poi a Humboldstrasse, dall'Italia alla Germania.

Un viaggio sulle tracce che lui ha voluto lasciare in quella vecchia scatola di tabacco.

Voglio mettere fine ad un silenzio durato più di 70 anni sulla sua drammatica storia, deportato dal fronte di guerra albanese nello STALAG VIA Hemer, e poi in un sottocampo di Buchenwald, vicino a Essen, in Germania. E'  un modo per dare voce e illuminare la storia di molte persone come mio padre, militari dell'esercito italiano, circa 650.000mila che hanno resistito all'offerta di tornare a casa, rifiutando di aderire all'ideologia nazi-fascista.

Il primo atto di vera resistenza dimenticato dalla storia. E' un modo per restituire la verità.

Cosa sarebbe accaduto se quei militari si fossero alleati con i nuovi fascisti della Repubblica di Salò?

Commenti (11)

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  • od
    associazione vai Anto!!1!!
    • TM
      Tiziana Dobbiamo crederci.
      • avatar
        Antonella Cara Gabriella la tua generosità mi ha commosso. Grazie.
        • gn
          gabriella Auguri Antonella, di cuore. Buon lavoro gabriella
          • avatar
            Antonella Elena so che sei sempre a me accanto nella ricerca di noi stessi, della verità e giustizia. Grazie
            • avatar
              Antonella Maria Luisa grazie. Viva il lupo!
              • MM
                MARIA LUISA Sono onorata di sostenere, per quanto è nelle mie possibilità, l'impegno di Antonella in questo scavo profondo e personale, non solo storiografico, e sono onorata di supportare la sua passione e la qualità del suo lavoro. Un grande in bocca al lupo
                • EF
                  Elena avanti sempre e con fiducia
                  • avatar
                    Antonella Grazie Lucy
                    • avatar
                      Antonella Grazie Lucy.

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