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L'ultimo viaggio del conte rosso

Una campagna di
Fabiana Antonioli

Contatti

Una campagna di
Fabiana Antonioli

L'ultimo viaggio del Conte Rosso

L'ultimo viaggio del conte rosso

Campagna terminata
  • Raccolti € 890,00
  • Sostenitori 8
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Donazione semplice  
  • Categoria Documentari & inchieste

Una campagna di 
Fabiana Antonioli

Contatti

Il Progetto

È il tardo pomeriggio del 4 maggio 1949 quando finisce tutto. L’inizio
del racconto è la fine della storia del Grande Torino, una storia calcistica e sportiva divenuta leggenda.
Al ritorno da una amichevole in Portogallo, l’aereo su cui viaggiava si schianta a Superga, sulla collina della sua città.

Umberto, Guido, Antonio, Lando sono diciottenni promesse del vivaio
granata, giocatori della Primavera del Grande Torino. Il destino
li costringe a vestire le maglie dei loro idoli con cui si sono allenati fino
a qualche giorno prima, a prendere il loro posto e giocare le ultime
quattro partite del Campionato 1948/1949. Grandi come loro non
furono mai, il pubblico lo capì: ma quelle 4 partite le vinsero tutte.
“L’ultimo viaggio del Conte Rosso” è la loro storia ed insieme
il ricordo della più grande squadra di calcio italiana. Aiutaci a raccontarla.


Abbiamo un progetto: completare questo lavoro. Possiamo farlo solo grazie a VOI, che ci state leggendo perchè conoscete la storia e il valore sportivo di quella squadra e cosa ha significato per l'Italia dell'epoca. La testimonianza di questi protagonisti deve essere conservata: è un pezzo di sport italiano, di storia di questo Paese, di valori che possono ancora insegnare. A questo serve un documentario: dar voce alle storie. E questa è una storia unica.

Abbiamo iniziato le riprese video delle interviste a Guido Vandone (portiere), Umberto Motto (capitano), Antonio Gianmarinaro(mezzala), Lando Macchi (centrocampista). Splendidi 85enni ancora malati di passione per il calcio e per quella squadra invincibile.
Puoi aiutarci a completare il lavoro pre-acquistando il dvd, attraverso Pay-Pal (chi non usa Paypal può contattarci via mail. E' possibile fare donazioni anche con ricarica postepay da uffici postali o tabaccherie)
.

Grazie al ricavato della prevendita, che costituirà un parziale supporto alla produzione,  potremo comprare i diritti di utilizzo dei filmati d’archivio dell'Istituto Luce e concludere il documentario (montaggio video e audio, traduzioni e sottotitolatura,sito web, social media, ufficio stampa, authoring dvd e duplicazione).

Da 5 a 20 pre-acquisti: citazione nei ringraziamenti, copie dei dvd + download del film

Oltre 20 pre-acquisti: vogliamo conoscervi per ringraziarvi di persona. Sarete menzionati come sostenitori e organizzeremo con voi una proiezione del film, oltre che ricevere una copia dvd ed una locandina autografata dai protagonisti .

Se vorrete sostenerci come produttore associato, contattateci per accordi.


CONTATTACI TRAMITE MAIL:
filmika@filmika.it
O SEGUICI SU FACEBOOK:
www.facebook.com/Toro.documentario.granata

Chi siamo

FILMIKA SCRL  è una casa di produzione video indipendente composta da un gruppo di autori della comunicazione video, del linguaggio multimediale e della fotografia. Realizza la produzione e post-produzione di documentari, cortometraggi, video-clip, web-serie, filmati aziendali.

FABIANA ANTONIOLI è uno dei 3 soci fondatori di Filmika (insieme a Barbara Andriano e Davide Marcone, che cureranno la fotografia del lavoro); video-operatore, editor e regista, ha realizzato diversi documentari tra cui "Finchè morte non ci separi" (sulla tifoseria calcistica del Torino nell'anno del centenario della squadra. Miglior regia Int. Film Fest Palermo 2008; Menzione d’onore FICT Fest Milano 2009;  trasmesso da ESPN Italia nel 2012/2013).

DICHINOAZIENDA.it e MAID-NET.it   l’accento sulla qualità e l’accento sul gruppo. Nel lavoro e nella vita crediamo in queste due semplici, eppur sempre più rari, valori: fare le cose per bene e farle insieme.
Questo è per noi il solo modo per ritagliarsi un posticino piccolo (come il Toro) in mezzo a quanti, sostituendo questi valori con i loro forti poteri, preferiscono raggiungere i loro obiettivi a qualsiasi costo (come la…).

MUSEO DEL TORO.it   ha raccolto, come vogliamo fare noi, quanto si stava perdendo. Non ha avuto neanche il diritto ad una sede nella sua città (per saperne di più sulla sua vicenda, guarda i documentari "Finchè morte non ci separi" e "Toro nel cuore"). Il suo è un apporto fondamentale nella consulenza d'archivio dei materiali d'epoca. Lo hai già visitato? Troverai guide volontarie che ti racconteranno, nel più puro spirito granata.

UMBERTO MOTTO : capitano.A lui e a dieci compagni toccò un compito amaro. Quello di sostituire Mazzola e gli Invincibili nelle ultime quattro gare della stagione '48-'49, quando il Toro aveva già lo scudetto cucito sul petto, l'ultimo vinto da quei ragazzi straordinari prematuramente scomparsi il 4 maggio. "Un grande onore per aver sostituito i grandissimi campioni - ha quasi le lacrime agli occhi Umberto Motto - "tanto dolore per quello che era successo. Non torno mai volentieri in certi luoghi, mi si spezza il cuore".
Grandi campioni, quelli tragicamente scomparsi dal ritorno da Lisbona, campioni che Motto aveva avuto l'onore di conoscere: "Conosciuti no, addirittura si viveva insieme. Tutte le settimane l'allenamento era tra la loro e la nostra squadra, ed era per noi il momento più bello, non vedevanmo l'ora di giocare contro quei grandi campioni. Avevo la possibilità di frequentare Rigamonti, Martelli, Bacigalupo anche al di fuori del campo, oltre a Valentino Mazzola: 'Tu mi sostitura', mi diceva, mentre la sua mano era poggiata sulla mia spalla".

ANTONIO GIAMMARINARO: mezzala. Cinquant'anni di calcio che lo hanno portato dal Grande Torino all'Abruzzo. «Al provino con i granata», racconta, «arrivai in pantaloncini corti e senza nemmeno gli scarpini da calcio. Due tram per arrivare al Filadelfia, da solo, quattro ore dietro la rete ad aspettare che qualcuno mi chiamasse. Finalmente l'allenatore Ussello, fece un cenno, mi diedero scarpe e divisa, andai in campo con la squadra riserve dei boys. Vincemmo tre a zero, i gol li segnaii tutti io, prima di andar via mi diedero maglia, camicia e pantaloni e mi dissero di tornare l'indomani assieme a mio padre. In sede ad aspettarci c'era il presidente Novo. Volle sentire la nostra storia, di come dal campo profughi di Novara eravamo arrivati a Torino, dei problemi che avevamo in famiglia per tirare avanti, la firma del contratto fu una formalità. Cinquemila lire per i miei, pranzo garantito per me al ristorante quando andavo agli allenamenti, la promessa, poi mantenuta, di un posto alla Fiat per i miei tre fratelli». Un torneo giovanile a Parigi, miglior giocatore a Ginevra, le partitelle del giovedì con i più forti d'Italia, Valentino Mazzola che lo prende in simpatia e lo porta al campo con la sua Ardea, un sogno che di giorno in giorno diventava sempre più bello fino a quel tragico 4 maggio del '49 che spazzò via il Grande Torino.

GUIDO VANDONE: portiere. Lui, che pure si allenava sperando un giorno di rimpiazzare Valerio Bacigalupo, non regge all'onda emotiva, come del resto quasi tutti gli altri e scompare presto dal grande calcio. E' una sorta di maledizione che lega tutti i giovani che danno luogo alle partite di chiusura del torneo 1948-49, quando la Federazione aggiudica lo scudetto, del resto già vinto, alla memoria dei campioni scomparsi e fa disputare pro forma le partite tra squadre giovanili, per dare il segno della vita che continua.

LANDO MACCHI: centrocampista. «Su quell'aereo dovevo esserci anch'io». Lando Macchi, classe 1930, giocava nella formazione Ragazzi del Torino quando il 4 maggio 1949, l'aereo che riportava a casa Valentino Mazzola e compagni, di ritorno da un'amichevole a Lisbona, si schiantò sul colle di Superga. Una tragedia che segnò l'Italia: in un sol colpo se ne andò il Grande Toro, quello dei 5 scudetti vinti tra il '43 e il '49, costruito da presidente Ferruccio Novo e imbattuto al mitico Filadelfia per 6 anni.
Lando era una bella speranza del nostro calcio. A distanza di qualche giorno dalla tragedia, seppe che avrebbe dovuto prendere parte a quella trasferta: «Fu il ragionier Giusti e rivelarmelo. La domenica precedente, durante la partita di campionato con l'Inter, a Milano, due nostri giocatori si erano infortunati. Non ce l'avrebbero fatta a recuperare e così pensarono di convocare me e Giuliano». Ma la burocrazia fece saltare l'appuntamento con la morte: «Il nostro passaporto doveva essere vidimato, ma era domenica sera e non fu possibile. Così non ci dissero niente».

Commenti (5)

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  • DF
    Dario Spero che riusciate a completare il tutto. Un salutone
    • DD
      Davide non v'è tesoro più prezioso del saper ricordare :-)
      • gi
        gioscianca@tin.it Donate granata, donate!
        • TN
          Teresina Torino sempre nel cuore
          • avatar
            Barbara I BOYS CI AIUTERANNO A NON DIMENTICARE

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