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L’Associazione Sherwood: montagna, autogestione, libertà (Dalla teoria pratica di Michela Zucca, antropologa)

Una campagna di
Associazione Sherwood

Contatti

Una campagna di
Associazione Sherwood

L’Associazione Sherwood: montagna, autogestione, libertà
(Dalla teoria pratica di Michela Zucca, antropologa)

L’Associazione Sherwood: montagna, autogestione, libertà (Dalla teoria pratica di Michela Zucca, antropologa)

Campagna terminata
  • Raccolti € 100,00
  • Sostenitori 4
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Raccogli tutto  
  • Categoria Arte & cultura
  • Obiettivi
    11. Città e comunità sostenibili
    13. Agire per il clima
    15. Vita sulla terra

Una campagna di 
Associazione Sherwood

Contatti

Il Progetto

L'associazione Sherwood è stata fondata nel gennaio 2016.
Il nome evoca la foresta, nella sua accezione arcaica di fores, fuori, alieno, estraneo rispetto all'urbs ovvero alla città e a tutto ciò che è civile; in altre parole fuori legge. Foresta come rifugio di eretici, streghe, briganti, ma anche habitat di popolazioni native che decidono di autogestirsi e di prodursi da sole ciò di cui necessitano, sia materialmente che culturalmente.
Popolazioni portatrici di una civiltà altra. 

La mission della nostra associazione è unire due (o più) sistemi di interpretazione del mondo, coniugando il punto di vista dell'arte, della creazione artistica con quello dello sviluppo territoriale delle zone rurali, della montagna e della foresta. Intendiamo perseguire tale intento in un'ottica di ricerca scientifica, storica, antropologica finalizzata alla creazione di opportunità formative e lavorative che favoriscano la permanenza, se non il ritorno, della popolazione in zone fragili.

Il tutto incentrato su un elemento vivo, da sempre parte della civiltà dell'uomo e ritornato di estrema attualità con le nuove richieste di materiali e di fonti di energia rinnovabili: il legno.

L'obiettivo: il Centro di Ricerca-Azione

Il primo obiettivo in agenda è quello di creare un centro di ricerca-azione sull'economia di sussistenza e l'autosviluppo, un luogo in cui raccogliere la documentazione inerente le culture alpine, la storia delle donne in montagna e le economie di autosussistenza, al fine di elaborare soluzioni, gestibili dal basso, per far fronte alla crisi ambientale in atto. Uno dei progetti a lunga scadenza è l’organizzazione di una "Scuola di territorio".

Anche per dimostrare che a Sherwood la teoria è molto pratica, stiamo restaurando una casa in totale autocostruzione, che ha già aperto una piccola foresteria e a breve accoglierà una sala convegni - formazione - ricerca. Abbiamo fatto tutto da soli: pareti, impianti, intonaci, pavimenti, mobili, consolidamento di affreschi del ‘500 (lavorando nelle ferie e nei fine settimana, anche senza riscaldamento). Quando abbiamo iniziato, avevamo ormai cinquant’anni d'età e nessuna carriera edilizia alle spalle. Il nostro stesso lavoro dimostra che autocostruzione, autoformazione e autoproduzione sono possibili.

Chi verrà a Sherwood dovrà fare sia lavoro intellettuale che manuale, contribuire a mantenere la struttura e fare autoproduzione per tutto quello che sarà possibile (ad oggi abbiamo felicemente sperimentato l'orticoltura biologica, la produzione di conserve alimentari, il riscaldamento e la cucina a legna). La ricerca di base dovrà essere accompagnata dal lavoro manuale di produzione,riproduzione e mantenimento. In questo senso la casa funziona come oggetto formativo, luogo in cui condividere i nostri saperi con chi vorrà intraprendere questa strada.

La mission di Sherwood viene perseguita con attività che sviluppano alcuni temi fondanti, che secondo noi sono alla base della civiltà alpina:

  • Coscienza di comunità, identità e condivisione
  • Cooperazione alpina ed extra-alpina
  • Autosviluppo, valorizzazione e uso di risorse interne al territorio
  • Rafforzamento del ruolo delle donne

L'Arkeo-Trekking

Come attività di diffusione e comunicazione abbiamo sviluppato l'arkeotrekking.
Non si tratta di un'attività turistica ma di divulgazione. Il trekking è un'iniziativa politica. Impostiamo i nostri trekking come veri e propri seminari di riscoperta dei sistemi di sopravvivenza e condivisione, adottati dalle tribù delle Alpi, che potrebbero diventare soluzioni di resistenza alla crisi climatica, al patriarcato e al fascismo dilagante. 

L'arkeotrekking è dichiaratamente femminista.
Vogliamo mettere in evidenza il ruolo che le donne hanno avuto nella storia delle montagne.
Storia segnata dalle emigrazioni maschili, uomini che stavano lontani per mesi, anni.
Spesso nemmeno tornavano, morivano all’estero oppure semplicemente sparivano, facendosi un’altra famiglia, nonostante ci fossero mogli e figli in loro attesa.
In queste condizioni, chi doveva mandare andare avanti la vita erano le donne, da sole.
Si deve principalmente a loro la costruzione di una civiltà basata su regole antiche, tendenzialmente egualitaria, in cui tutti dovevano collaborare al lavoro di mantenimento del territorio ed aiutarsi a vicenda. Lo scambio e la solidarietà non erano una scelta, un frutto di bontà d’animo, bensì erano obblighi di sopravvivenza che divenivano leggi morali. Norme che hanno assicurato l’esistenza di comunità in ambienti difficili, riducendo al minimo la violenza.

Un altro obiettivo dell’arkeotrekking è mettere in risalto la funzione che l’elemento femminile ha svolto nel sacro, nella produzione e riproduzione culturale (legate alla sfera religiosa nei tempi antichi) e nella gestione del potere e della leadership politica delle comunità. 

Attraverso passeggiate alla portata di tutte/i (in cui la fatica della salita fa parte del percorso formativo), identifichiamo le tracce delle antiche genti.
Studiamo i sistemi di funzionamento delle comunità egualitarie e di quelle civiltà che sono riuscite a "tornare indietro", sopravvivendo così alle crisi ambientali, al contrario delle civiltà che non hanno saputo limitarsi, comprendendo i vincoli che la natura imponeva loro, e sono scomparse.
Per questa ragione ci occupiamo di riscoprire l'archeologia di montagna. 

Gli arkeotrekking e tutte le nostre attività sono basate sulla condivisione non solo di idee, ma anche di luoghi e di mezzi. Per questo motivo chiediamo ai partecipanti di condividere gli spazi di vita, ovvero le stanze nel caso pernottino nella foresteria di Sherwood, e le automobili, in modo da causare il minor impatto ambientale possibile.

Gli arkeotrekking si svolgono in Trentino, dove si trova la sede dell'associazione, ma anche in altri luoghi da cui individui/gruppi ci contattano e con cui avviamo rapporti di partnership.
Si svolgono anche in occasione di eventi particolari (come una mostra o l’apertura temporanea di un sito artistico o archeologico) che consentano di acquisire uno sguardo diverso sulla storia di genere o sulla microstoria, di far emergere le voci delle donne e delle comunità che sono state private della possibilità di esprimersi.
Siamo soliti coinvolgere operatori e produttori presenti sui luoghi dei trekking.  

Perchè sostenere Sherwood

Sherwood non ha mai ricevuto finanziamenti pubblici.
Si basa sul nostro lavoro, in particolare mio e del mio compagno. Personalmente abbiamo investito negli spazi dell'associazione (casa, foresteria, centro di ricerca-sala convegni) e in tutta l'attrezzatura necessaria. Ho scelto di dedicarmi full time all’associazione, mentre lui ha ridotto a part time il proprio lavoro. Compensiamo il mancato ingresso economico con l'autoproduzione e l'autocostruzione. Abbiamo attività a pagamento con cui riusciamo a coprire una parte delle spese. Per scelta la tessera associativa ha un prezzo molto basso e così le attività.

Lo studio delle civiltà antiche e delle culture popolari alpine e montanare viene condotto per cercare soluzioni ed esempi.
Patriarcato e capitalismo sono solo l’ultimo respiro di una storia dell’umanità che è molto più antica di quanto normalmente si pensi e che si è sviluppata secondo regole diverse da quelle che si credono eterne. Il mercato in poche generazioni è riuscito a distruggere civiltà che vivevano in armonia con l’ambiente da migliaia di anni. Civiltà che per lo più sapevano imporsi dei limiti e non oltrepassare la capacità portante degli ecosistemi.

La rivoluzione urbana ha segnato l'inizio di una migrazione che sembra inarrestabile: lo spostamento di popolazione dalle zone interne alle città e alle coste, è avvenuto contemporaneamente, per quanto riguarda l'Italia, alla migrazione dal Sud al Nord.
Senza contare l'importante fenomeno dell'emigrazione all'estero.
Si tratta di movimenti tuttora in atto, che coinvolgono primariamente le componenti riproduttive e in parte quelle culturalmente più preparate: le donne e i giovani laureati. 

Tali movimenti probabilmente dovranno invertirsi a causa del riscaldamento globale.
I dati meteorologici danno entro il 2050 il clima di Milano come quello di Karachi oggi: gran parte delle metropoli non saranno più abitabili. In Italia la popolazione si è concentrata lungo le coste. Vicino al mare si trovano gli insediamenti produttivi, industriali e agricoli. Il cambiamento climatico favorirà la desertificazione di ampie aree del Sud, già dipendenti dall’irrigazione.
Nel giro di pochi decenni diversi milioni di persone dovranno essere ricollocate.

Lo spopolamento è un problema di genere: le donne, appena hanno potuto, hanno abbandonato in massa i paesi di montagna, attuando una protesta femminista radicale contro un modello patriarcale di famiglia che non voleva rinnovarsi. Se non se ne sono andate, hanno rifiutato di sposare un contadino e spinto le proprie figlie alla fuga. Così mentre la popolazione italiana aumenta del 20% in cinquant’anni, sono pochissimi i comuni alpini che reggono il passo, mentre tutti gli altri si avviano inesorabilmente verso la marginalità economica, sociale, culturale.

Il problema dello spopolamento si ripercuote immediatamente a livello di territorio.
I versanti curati per tremila anni, terrazzati, spietrati, sorretti dall’intervento umano, non reggono all’abbandono. Non più sorretto dalle terrazze che prive di manutenzione si disfano, il terreno frana. Gli interventi "tecnologici" di controllo (come la cementificazione dei letti dei torrenti) non fanno che peggiorare la situazione, illudendosi di potersi sostuire al lavoro umano di presidio e riparazione che soltanto la permanenza degli abitanti e una cultura di cura condivisa possono realizzare. 

Noi siamo convinti che ora più che mai sia necessario riportare l’essere umano in montagna, nei piccoli paesi, per contrastare la crisi climatica, per sottrarsi al controllo sociale sempre più pervasivo nelle grandi città e per sperimentare nuovi spazi di condivisione, cultura e libertà. 

Grazie a chi vorrà sostenerci!

Michela Zucca
Presidente Associazione Sherwood

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Trovi i corsi online in uscita sulla pagina Facebook Associazione Sherwood oppure iscrivendoti alla nostra newsletter. (Contattaci per maggiori info)

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Commenti (2)

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    Darwin Avanti tutta ragazzi!
    • avatar
      Hilda Grazie per la narrazione e per l'importante divulgazione che fate.

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