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LA MISURA DEL CORAGGIO

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LA MISURA DEL CORAGGIO

Campagna terminata
  • Raccolti € 2.060,00
  • Sostenitori 28
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Raccogli tutto  
  • Categoria Film & corti

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Il Progetto

LA MISURA DEL CORAGGIO

un film di BRUNO BIGONI e GRUPPO MAELSTROM

Tre giovani registe filmate nel loro percorso creativo, durante la realizzazione di un documentario sulle donne partigiane in Val di Susa.


INTRODUZIONE

Nel nostro quotidiano l’esaltazione della libertà individuale propugnata dal sistema nel quale siamo immersi, è spesso un velo sotto cui mascherare la giustificazione e il mantenimento di disuguaglianze sociali ed economiche, ingiustizie ed egoismi.  
Se sotto un profilo teorico e legislativo tutte le energie sociali sembrano convergere nell’esaltare la “libertà” come puro godimento individuale, slegato da ogni vincolo e responsabilità verso gli altri, in termini fattuali questa direzione porta a minimizzare sempre più il senso del vivere in comune. Questa dimensione collettiva, che è imprescindibile all’attività umana, si fonda su una consapevolezza e responsabilità reciproca.

La nostra fragilità e superficialità ci spinge ad affidare a una superiore entità, quale lo Stato, il compito di proteggerci, di garantirci sicurezza e stabilità. In questi tempi di rigurgiti autoritari e razzisti, l’idea di libertà e di appartenenza sociale, sebbene viva una profonda crisi, suggerisce nuovi interrogativi sulle direzioni che sta prendendo la nostra società.

La libertà di ogni singolo cittadino sta in tensione con la capacità di ogni singolo di ritrovare il senso e l’appartenenza ad una comunità. Chi è incapace di questa consapevolezza, o chi non ne vede l’importanza, si crede libero, ma in realtà è sordo ai rischi che la nostra società corre. 

La libertà è relazione, impegno, conoscenza, memoria, apertura, rischio, fertile spaesamento indotto da un contatto stretto con il prossimo. È conoscenza della propria storia al fine di una preservazione di una dignità sociale che va costruita giorno per giorno. Tutto questo significa sentirsi liberi.

È attorno a questo groviglio di temi brucianti che abbiamo deciso di realizzare questo documentario, interrogandoci su come evitare il pericolo di un’involuzione sociale, sull’importanza della memoria e sulla necessità di ricordare.  

Se la libertà non è uno stato esistenziale acquisito una volta per tutte, ma un processo di crescita interiore perennemente in fieri, allora dobbiamo prima di tutto imparare a metterci in gioco in prima persona, rischiando e affrontando un’esperienza che sia per noi formativa e rivelatrice. Se la libertà è un fascinoso e terribile ponte che si affaccia sull’abisso, allora non bisogna avere paura di cadere, non bisogna avere paura di rischiare e di lottare.

Queste le motivazioni che ci hanno spinto a intraprende questa particolare esperienza.


IL FILM

Che cosa resta oggi della nostra storia passata? Quanto è importante la memoria e quanto le giovani generazioni conoscono e riflettono sul nostro passato? Quanto resta della lotta partigiana nell’immaginario contemporaneo?

Queste le premesse che hanno generato l’idea di questo documentario, che affronta il tema della memoria storica, cercando un nuovo accesso narrativo e un dispositivo drammaturgico che coinvolga in prima persona alcuni giovani d’oggi, che parta dai giovani e che parli soprattutto ai giovani. 

L’idea è quella di affidare a tre giovani film-maker, selezionate da alcune scuole di Cinema, il compito di realizzare un documentario sulle vicende della Resistenza femminile in Val di Susa. Ma il corpo di questo progetto può essere descritto come una sorta di film nel film. L’idea narrativa è quella di raccontare attraverso una sorta di reportage la selezione delle tre giovani film-maker, le loro conversazioni e riflessioni e la nascita e la costruzione del progetto che vogliono realizzare. Si cercherà di far emergere le loro idee intorno a problematiche quali il dolore, l’amore, la libertà, il sessismo, il razzismo, la necessità di ricordare. Infine si filmerà la fase di produzione e di ripresa in Val di Susa. Il materiale prodotto dalle ragazze si unirà poi a quello realizzato durante il making off del loro lavoro componendo un unico film.

L’idea progettuale del documentario si sviluppa in un percorso che non consiste in una mera ricostruzione storica ma in un tentativo di ripercorrere, attraverso il lavoro realizzato dalle tre ragazze, le tappe che hanno segnato l’esistenza, il modo di vivere e i valori sociali dei tanti giovani partigiani, soprattutto donne, che fecero scelte coraggiose e spesso definitive, ma che il tempo, l’indifferenza e il revisionismo storico hanno fatto cadere nell’oblio. Questo loro viaggio nel passato incrocerà inevitabilmente anche il contemporaneo, mettendo in dialogo il passato con i fenomeni di attualità che attraversano questa valle.


NOTE DI REGIA

Essere giovane oggi è un percorso carico di profonde contraddizioni, che accompagnano la fine dell’adolescenza in direzione di una nuova tappa del percorso di crescita. Tra i cambiamenti che intervengono durante questo periodo c’è l’interrogarsi su chi si è, qual è la propria storia e che in quale direzione si vuole orientare la propria vita. Per essere adulti non basta l’età, ma occorre essere capaci di impegnarsi in un ruolo socialmente definito, in direzione del senso di responsabilità individuale e sociale.

La dimensione etica e sociale, diventa, per chi ha l’intelligenza e il coraggio di chiederselo, punto di svolta della propria vita come individuo e come cittadino. Da questa consapevolezza nasce la possibilità di impegnarsi in un ambito sociale e politico, in un rapporto stabile e aperto alla progettualità futura.

La presa di coscienza diventa lo spartiacque, la linea di demarcazione che separa il giovane senza una precisa coscienza sociale, dall’uomo adulto, consapevole e socialmente attivo.

Con la presa di coscienza, si crea così la possibilità di sperimentare relazioni sociali, accrescere la propria consapevolezza di cittadino e soggetto sociale, la capacità di prendersi delle responsabilità e l’idea precisa che tutto questo si possa realizzare solo in una vera e autentica libertà. 

L’incontro con il contemporaneo

Le montagne sono quelle della Val di Susa, dove avvennero alcune storiche battaglie tra le formazioni partigiane e le truppe nazi-fasciste. Incastonati tra queste montagne hanno poi sede i cantieri dell’Alta-Velocità Torino-Lione, che da diversi anni ormai sono oggetto di proteste da parte della comunità locale e non solo, con continui scontri tra forze dell’ordine e militanti. Conflitti vivi, continuamente riattualizzati dalle decisioni della politica e dai discorsi dei diversi movimenti esistenti a livello locale e globale che da anni si battono per la tutela dell’ambiente, la gestione più accurata delle risorse naturali e la lotta alla crisi climatica.

Tra queste montagne si snodano poi i sentieri percorsi faticosamente dai partigiani durante il biennio ’43-‘45. Quegli stessi sentieri che, a distanza di quasi 80 anni, sono battuti oggi dagli immigrati che clandestinamente tentano di superare la frontiera italiana per cercare nella vicina Francia un futuro migliore.


CHI SIAMO

Bruno Bigoni:

Nel 1972 è tra i soci fondatori del Teatro dell'Elfo con cui lavora per anni come attore. Nel 1977 si laurea in Lettere Moderne alla statale di Milano con Adelio Ferrero con una tesi sulla Nouvelle Vague Francese. Nel 1979 è tra gli ideatori e fondatori della rassegna Film-Maker di Milano. Nel 1983 gira (in coregia con Kiko Stella) il suo primo film Live che ottiene riconoscimenti di pubblico e di critica in vari Festival nazionali e Internazionali.  Nel 1987 inizia la sua attività in campo documentaristico con Nome di battaglia: Bruno che vince nello stesso anno: Il Festival del Nouveau Cinema di Montreal, Il Salso film Festival, Il Premio Film-Maker.

Nel 1990 fonda insieme a Minnie Ferrara e Kiko Stella la Minnie Ferrara & Associati, società di produzione e distribuzione con cui realizza tutti i suoi lavori seguenti. In questi anni collabora alla cattedra di Storia delle Teoriche del Cinema, presso l'Università Cattolica di Milano. Prosegue poi la sua collaborazione come docente di Regia, con l'Università IULM di Milano.  Dal 1991 in poi si dedica con sempre maggiore attenzione al cinema   documentario di carattere sociale. Da sempre, alterna la sua attività di regista con l'insegnamento e la formazione. Del 1993 è Veleno, lungometraggio di finzione presentato in concorso al Festival di Locarno e vincitore del premio Anteprima '93 come miglior film indipendente italiano. Dal 2001 è tra i registi de La squadra, il Serial Drama televisivo in onda su RAI 3.

Tra i suoi più recenti documentari ricordiamo: Oggi è un altro giorno in coregia con Beppe De Santis (1°Premio assoluto. Libero Bizzarri),Amleto...frammenticon attori portatori di handicap (Premio Fedic- 54° Mostra del Cinema di Venezia),Faberomaggio a Fabrizio De André. I sogni degli Elfi viaggio nella storia del Teatro dell’Elfo. Comizi d’amore 2000 omaggio a P. P. Pasolini, Cuori all'assalto(Primo premio miglior documentario italiano al Libero Bizzarri 2003),Riccardo III lungometraggio realizzato con detenuti e studenti all'interno della II Casa Circondariale di Bollate, Chiamami Mara (2005) sul tema del Transessualismo e discriminazione sessuale, Don Chisciotte e.... (2006) rivisitazione del classico di Miguel de Cervantes. Del 2012 Il Colore del vento viaggio nel mar Mediterraneo sulle orme di “Creuza De Ma”, di Fabrizio De Andrè, distribuito da Teodora Film. Nel 2015 Sull’Anarchia viaggio nel mondo Libertario, evento speciale alla rassegna Film-maker di Milano.


Gruppo Maelstrom:

È un collettivo di giovani filmaker della Lombardia e del Canton Ticino che si sono recentemente diplomati in diverse scuole di specializzazione del settore audiovideo. La comune situazione di precariato, la dimensione verticistica e inaccessibile del mondo del cinema, l’assoluta preponderanza dell’aspetto commerciale su quello artistico, hanno portato questo gruppo a collettivizzare questi sentori individuali in una critica ragionata al sistema audiovisivo, nonché ad immaginare un diverso sviluppo di questa professione. La forma di autorganizzazione e mutuo aiuto su cui si vuole basare quest’esperienza è da una parte finalizzata a razionalizzare alcuni aspetti e contraddizioni del settore cinematografico italiano e svizzero, dall’altra si impegna nello sviluppo di progetti personali e collettivi che farebbero altrimenti fatica a trovare spazio e a vedersi realizzati.

Dall’incontro con Bruno Bigoni nasce l’idea di un lavoro a più mani, in grado di unire diversi percorsi ed esperienze intorno alla riflessione sulla memoria storica. Mettendo in dialogo generazioni e coscienze differenti si vuole utilizzare lo strumento filmico come mezzo di indagine del reale in grado di restituire la dimensione polifonica, processuale e politica delle narrazioni.


CONTATTI

Per ogni ulteriore informazione, dubbi o curiosità, potete contattarci qui:

gruppomaelstrom@gmail.com

Commenti (2)

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    Maddalena Per non dimenticare
    • OC
      Osvalda Il problema che abbiamo oggi rispetto alla Resistenza è quello di passare il testimone alle giovani generazioni e questo progetto va nella giusta direzione. Poi, non meno importante, far conoscere e valorizzare il grande contributo dato dalle donne alla lotta partigiana. Grazie per questa idea e per il vostro impegno. Osvalda Centurelli