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Anna Ditta, Andrea Turchi, Marco PassaroContactsForgotten your password? Enter you email address and you will receive a message with instructions to recover your password.
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Se avrete l’occasione di percorrere la via Tiburtina, a Roma, nei pressi del Grande Raccordo Anulare, passerete davanti a un enorme scheletro di pilastri, inquietante e maestoso al tempo stesso, che catturerà la vostra attenzione.
È una vecchia fabbrica, la Leo Penicillina, ormai un rudere abbandonato. Ma non è sempre stata così. Alle sue spalle c’è una storia grandiosa e difficile, sin da quando nel 1950 Alexander Fleming, lo scopritore della penicillina, venne a inaugurarla. Carmela lì ha lavorato per molti anni, confezionando il prezioso antibiotico che ha salvato tante vite, e tra i macchinari ha anche trovato l’amore; per anni Silvano ha preso l’unico autobus che partiva dalle parti della stazione Tiburtina per andare in fabbrica, allora lontana dalla città; per tanto tempo centinaia di lavoratori della vicina borgata di San Basilio si sono recati a piedi o in bicicletta alla Leo, lì hanno faticato e hanno mangiato nella grande mensa; lì sono avvenute le prime occupazioni operaie della Capitale degli anni Sessanta.
Lì la produzione, tra momenti di fortuna e di sconforto, tra inquinamento ambientale e novità farmaceutiche, è andata avanti per più di cinquant’anni. E tra le sue mura è nata anche una comunità di lavoratori durata a volte più di una generazione. Poi sono passati gli anni: tra passaggi di proprietà e scelte sbagliate la fabbrica è entrata in crisi. Quando la produzione, agli inizi del nuovo secolo, è stata definitivamente interrotta, il complesso è stato saccheggiato e poi occupato da chi non aveva un altro posto dove andare. Da luogo di produzione all’avanguardia, la fabbrica è diventata negli ultimi anni un rifugio per “invisibili” dimenticati dallo Stato e dalla società. Come per Jennifer, arrivata in Italia dalla Nigeria, che ha dovuto crescere una figlia in questo luogo insano e insicuro. O per Livia, che si è lì rifugiata dopo aver perso i suoi tre lavori e poi la casa. C’era chi aveva trasformato il rudere senza elettricità in una “villa” a più stanze, come Carlo, che ci ha abitato per quasi dieci anni, e c'era si accontentava di una lastra di amianto poggiata su una baracca di legno, costruita dentro i vecchi capannoni spogli. Fino a quando, a dicembre 2018, la fabbrica è stata sgomberata con uno scenografico schieramento di forze e i suoi abitanti sono finiti di nuovo per strada.
Il libro Hotel Penicillina(in uscita a settembre 2020) ricostruisce e mette insieme, attraverso parole e immagini, queste storie dimenticate, partendo dalla voce di chi ne è stato protagonista, e permette di intravedere le vite che hanno animato quello che oggi sembra soltanto un vecchio rudere decrepito.
Gli autori - Un chimico, una giornalista e un fotografo. Siamo un trio improbabile ma ben assortito. Andrea Turchi, classe ’48, ha insegnato chimica negli istituti superiori ed è stato per molti anni redattore capo di opere dell’Istituto della Enciclopedia Italiana. Si occupa di storia della scienza e ha ricostruito il passato dell’ex fabbrica di penicillina. Anna Ditta, giornalista classe ’91, scrive per TPI.it e ha pubblicato un libro sul terremoto del 1968 nella Sicilia occidentale (Belice, Infinito edizioni, 2018). Ha seguito le vicende di cronaca più recenti sull’occupazione e lo sgombero della fabbrica. Marco Passaro, fotografo classe 1987, si occupa di fotografia documentaria e di reportage e lavora presso l’agenzia Fotogramma. Ha ritratto, con scatti e parole, gli ex abitanti della fabbrica che ha conosciuto da vicino.
L’editore - Infinito edizioni è una casa editrice fondata nel 2004. È specializzata in saggistica e reportage giornalistici, con particolare attenzione verso i diritti umani e civili. Pubblica ogni anno il rapporto di Rapporto Annuale di Amnesty International Italia.
Oggi l’ex fabbrica di penicillina è ancora un rudere abbandonato e pericoloso. Cosa ne sarà nei prossimi anni? È difficile indicare una via in grado di conciliare i diversi interessi in campo, ma pensiamo che conoscere il passato sia fondamentale per prendere decisioni consapevoli sul futuro. Per questo abbiamo deciso di ricostruire col nostro lavoro, durato alcuni anni, la vita di quella fabbrica, saldamente intrecciata con le vicende storiche, dal dopoguerra fino a oggi. Vorremmo che questa storia, così italiana, di uomini e donne, lavoro e fatica, ingegno e sofferenza, non venga dimenticata e, soprattutto, non vengano dimenticati i suoi protagonisti, tutti. Se vorrete sostenere il nostro progetto, ci aiuterete a fare un passo in questa direzione.
I nostri sostenitori riceveranno all'indirizzo da loro indicato la copia o le copie del libro prenotate come ricompensa. La spedizione sarà effettuata da Infinito edizioni a ridosso dell'uscita del libro nelle librerie (settembre 2020).
I soldi raccolti su Produzioni dal basso andranno a Infinito edizioni, l'editore di "Hotel Penicillina". Il vostro supporto è indispensabile in un momento in cui l’editoria italiana, e soprattutto quella indipendente – già fragile –, si trova a fronteggiare le conseguenze economiche dovute alla pandemia di Coronavirus e alle chiusure imposte nei mesi scorsi. Non può e non deve essere la cultura a fare le spese di questo momento di difficoltà, anzi, spetta a lei guidarci verso una società più equa che metta al centro la persona.
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