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Giornalismo come “informazione” e non “intrattenimento”

Una campagna di
Michele

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Giornalismo come “informazione” e non “intrattenimento”

Giornalismo come “informazione” e non “intrattenimento”

Campagna terminata
  • Raccolti € 80,00
  • Sostenitori 6
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Donazione semplice  
  • Categoria Libri & editoria

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Michele

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Il Progetto


Sintesi del progetto - Le nostre motivazioni - Chi siamo - Rischi e Sfide - FAQ


"Per una informazione vera ed indipendente da pressioni politiche ed economiche."

Abbiamo deciso di aprire una testata giornalistica indipendente

» PERCHÉ?

Perché di questi tempi, la voce dei giornalisti non solo è sempre più di parte ma soprattutto pilotata. Vorremmo fare vera informazione, raccontare i fatti, ed esprimere eventualmente opinioni proponendo un confronto.

» CHI PARTECIPA?

Chiunque voglia partecipare può contattarci qui, spedire il proprio curriculum vitae e sarà prontamente contattato qualora risultasse idoneo.

» DI COSA CI OCCUPEREMO?

Cronaca, attualità, economia, scienza, politica, costume e religione. Ci sforzeremo a essere i più aggiornati e precisi possibile in ciascuno di questi campi selezionando e traducendo per voi anche degli articoli di altre testate giornalistiche italiane e straniere che riteniamo di interesse sociale e in grado di darci una diversa prospettiva per comprendere il presente.

» COME?

Attraverso la testata online, provvederemo all'acquisto di uno spazio ed archivio web per potervi dare il miglior servizio di informazione possibile. Nei nostri progetti è prevista anche un'app per dispositivi Android e iOS.

» CHI CI FINANZIA?

Il nostro obiettivo è che a finanziarci sia lo stesso lettore, il quale è libero di decidere se premiare o meno la nostra linea editoriale, di critica e di pensiero, sostenendo in maniera del tutto arbitraria ciò che proporremo o meno, attraverso donazioni o sponsorizzazioni.

» QUAL È IL TARGET DELLA RACCOLTA FONDI?

Riducendo all'osso le nostre spese siamo giunti alla conclusione che potremmo farcela con una cifra di 5.000€ ca. Se si tiene conto che il nostro progetto si pone come obiettivo l'apertura di una redazione giornalistica per una testata nazionale appare evidente quanto la cifra sia contenuta.


Giornalismo come “informazione” e non “intrattenimento”

Jeff Israely, giornalista, ex inviato a Roma di Time, e fondatore del sito di NewsWorldcrunchha pubblicato sul sito delNieman Journalism Lab(un’associazione che si occupa di ricerca sul giornalismo interna all’Università di Harvard) una attualissima riflessione sul ruolo dei giornali e dei giornali online nella scelta di ciò che offrono ai lettori. Ciò può aiutare molti lettori e (speriamo) nostri finanziatori a immaginare le scelte del giornale online che abbiamo intenzione di creare.

«Voglio quell’oroscopo per il nostro sito! Ne va del futuro del giornalismo!
Sto scherzando, ovviamente.

Facciamo qualche premessa. Si è discusso molto di come Internet elimini virtualmente le barriere sia riguardo la forma sia riguardo la sostanza dell’informazione che può essere realizzata. Le news composte da un testo scritto, per esempio, si limitavano in passato a qualcosa chiamato articolo, realizzato da giornalisti professionisti pagati da un editore. Oggi la stessa cosa può essere resa nota con un aggiornamento su Facebook, con un post su un blog, con un lavoro di fact-checking o ancora con una serie di tweet scritti da chiunque. “Postare”, nel senso di pubblicare cose online, ha assunto lo stesso significato di “pubblicare”.

Eppure, persino in questi tempi in cui tutto è cambiato, ci sono due esempi (riguardo un evento passato ed uno attuale) che ci permettono di dimostrare l’esistenza di una certa continuità con il passato.

 Nel 1996 il premio Pulitzer nella categoria Spot News Photography (che dal 2000 si chiama Breaking News Photography) fu vinto grazie a un lavoro che oggi chiameremmo di citizen journalism o di contenuti generati dagli utenti (era un reportage sull’attacco terroristico a Oklahoma City del 1995).

•​  Nel 2014 è capitato che uno dei temi più affascinanti del mese – sia online che offline – fosse un libro in edizione rilegata di 700 pagine. È dura immaginarsi Tom Piketty lanciare la sua analisi di successo della diseguaglianza economica tramite il post di un blog.

Ad ogni modo, queste sono le eccezioni che proverbialmente confermano la regola: tant’è che la catena alimentare online si sta occupando di digerire vent’anni di ricerche di Piketty tramite liste e riassunti.

Già, è in arrivo una rivoluzione: l’accesso universale ai mezzi d’informazione non solo fa sì che si creino più informazioni, ma accelera anche la creazione di strumenti e di metodi per produrre le informazioni stesse; e questo alla fine dei giochi aumenta ulteriormente il numero di informazioni prodotte e da diffondere. È un circolo virtuoso? Forse. Speriamo. Ciò che sappiamo per certo è che abbiamo tonnellate e tonnellate di roba!

In passato io stesso sono stato un po’ restio a usare questa parola, ma per capire cosa abbiamo di fronte dobbiamo davvero parlare di contenuti. Video, Vine, foto, Instagram, infografiche, Storify: l’arte del raccontare storie sminuzzate e decostruite. Allo stesso tempo, tutti quei contenuti disponibili in varie forme diverse hanno bisogno di una piattaforma che sappia renderli fruibili. Non vogliamo solo dei buoni contenuti: vogliamo dei contenuti che possano essere condivisi. È possibile attraverso Facebook? E tramite dispositivo mobile? Il mezzo è il messaggio, sì, ma messo su una decappottabile che viaggia a 230 all’ora su un’autostrada piena di curve. Senza cinture di sicurezza.»

Come futura redazione di un sito di notizie che coprirà tutta la nazione, il nostro compito giornaliero più importante è identico a quello dei direttori di redazione di una volta, ovvero: decidere quale storia raccontare, quali temi approfondire, scegliere i toni, fare le scelte giuste, rendere il giornale armonioso. Ora, però, il nostro lavoro comprende anche una confusa scelta riguardo quali nuove forme usare per diffondere un contenuto. Dobbiamo riflettere a lungo sul giusto mix per fare in modo che il sito sia interessante, dinamico e utile: capire quali storie vengono meglio fatte in un certo modo o in un altro.

«Spesso il punto di partenza è decidere di cosa non occuparsi. Chiedersi quanto ci si vuole allontanare da ciò che ti rende speciale. Quali rischi ci sono nel distrarsi con altri tipi di contenuti, nell’inseguire i clic o nel fissarsi col nuovo “santo Graal”: aumentare il coinvolgimento dei lettori.

Il superato assioma dei new media di “fare ciò che si sa al meglio e aggregare il resto” è oggi un buon punto di partenza. Ma dobbiamo chiederci cosa aggregare e come farlo. I migliori lavori sul tema non dovrebbero essere definiti “aggregazione”, bensì “analisi efficace”: unire i puntini di una storia o di varie storie diffuse o scritte da altri. Gran parte del lavoro di aggregazione, però – anche se si atteggia a “ricerca” – è spazzatura. Pagine e pagine di materiale scopiazzato furtivamente, preso da cattive fonti, copiato meccanicamente o addirittura copia-incollato senza pensarci.

In un pezzo di febbraio del Nieman LabCory Haik descrisse un esperimento che il suo digital team fece al Washington Post con le pubblicità del Super Bowl e Snapchat. A stupirmi non fu la scelta di considerare le pubblicità qualcosa di cui occuparsi, né l’esperimento con Snapchat, bensì questa frase nel secondo paragrafo: "come molti altri siti di news, abbiamo pubblicato tutti gli spot pubblicitari della serata prima della partita… e questo è stato molto positivo per il nostro traffico".

È ormai noto che non c’è niente di meglio di un po’ di traffico generato con poche risorse, anche se in questo caso tutti fanno la stessa cosa, e questo non aggiunge nulla né al ruolo delle singole testate giornalistiche né a Internet in generale. In un certo senso, è la versione dei new media di una cosa che facevano quelli della vecchia scuola: mandare il proprio giornalista a coprire la stessa partita. Più economico, certo, ma i costi sono altri. Le risorse limitate di oggi e la continua ricerca dell’attenzione fanno sì che una pagina con una dozzina di video incorporati diventi la routine: ma è possibile chiedere al Washington Post se immagina un futuro nel quale non si sentirà obbligato a postare tutte le pubblicità del Super Bowl sul proprio sito ogni singolo anno? (A meno che per questo non venga pagato: ma questo è un altro paio di maniche).»

Bene o male noi, in quel che sarà il nostro formato, non avremo questi problemi: non riusciremo mai a pareggiare il lavoro di testate palesemente più grandi di noi sugli stessi contenuti. Avendo però lo stesso accesso a tutto ciò che si trova online, dobbiamo fare scelte simili su come impiegare le nostre risorse in redazione.

A parte la "scorciatoia" per coprire ciò che succede nel mondo (tradurre ottimi articoli scritti da altri), abbiamo anche la possibilità di creare vari tipi di contenuti. I membri del nostro staff hanno un’impressionante quantità di talenti diversi. Siamo tutti studenti o neo laureati in settori specifici e tra loro molto diversificati. Amiamo i nostri settori di studio e futuro lavoro e per questo approfondiremo gli argomenti spinti anche dal nostro personale interesse verso questi ultimi. Medicina, economia, società, letteratura, arte, ecc...

Ovviamente dovremo creare una solida e ben strutturata organizzazione dei lavori, stabilire i vari compiti, ma senza settorializzare troppo, poiché il lavoro di gruppo, il senso di squadra unita deve sempre essere presente affinché questo progetto possa crescere sempre più.

«Mi sto facendo una certa idea riguardo la creazione dei contenuti. Lasciando da parte i pezzi di economia e gli editoriali, possiamo mettere ciascun contenuto su due assi: il primo è quello dell’informare o intrattenere; il secondo quello di far risparmiare o fare sprecare tempo al lettore. Qualsiasi articolo può essere inserito all’interno di questo grafico; un pezzo di 900 parole scritto da un reporter, una striscia a fumetti di politica, una miniserie di Ken Burns, uno spiegone per punti, un quiz di Buzzfeed. Idealmente, tutti gli strumenti disponibili dovrebbero essere utilizzati per informare e intrattenere, rispettando il tempo e l’attenzione del lettore e puntando agli obbiettivi di una testata giornalistica: rispondere sia al pubblico interesse sia all'interesse del pubblico.

Personalmente, da lettore di cose digitali, io vorrei leggere un efficace pezzo da 1500 parole riguardo le scoperte di Piketty (non leggerò di certo il libro!) e saper individuare le tre migliori pubblicità del Super Bowl (sebbene se qualcuno me ne mettesse a disposizione di più, potrei anche decidere di guardarle tutte, e incolpare quel qualcuno a riguardo). Che l’obiettivo sia ottenere l’attenzione della gente o il numero delle loro carte di credito, nessuna testata online può dimenticare che far cliccare la gente o tenerla impegnata (cioè farle sprecare tempo?) non è abbastanza. Bisogna creare le condizioni affinché ritornino, e si fidino di te.»

Questo ci riporta alla questione dell’oroscopo, ma quest'ultimo era essenzialmente solo un esempio tra i tanti che rappresentano le tante pagine di "pezzi" che non portano alcuna informazione con dei "contenuti" o notizia socialmente utile.

Una delle esperienze più amare che tocca in sorte a missionari, volontari, operatori di ong, ma anche imprenditori e semplici turisti al loro ritorno in Italia da un paese del "sud del mondo", è accorgersi che, per l’informazione di casa nostra, intere popolazioni, persino alcuni paesi e molti dei problemi che riguardano i continenti extra-europei semplicemente non esistono. È un’affermazione pesante, ce ne rendiamo conto. Ma, d'altro canto, è piuttosto comprensibile dato che senza andare ai confini del mondo anche nelle stesse città del nostro paese si può osservare lo stesso fenomeno, ovvero una costante indifferenza e "selettività" da parte dei giornalisti verso fatti e problemi che toccano una vasta fetta di cittadini.

Leggendo e notizie riportate dai giornali e guardando i Tg è come se fosse un altro mondo quello che ci viene raccontato, quello fatto di divi dello spettacolo, sfilate di moda, o presunti scandali su relazioni amorose di personaggi di spicco dello "show business"…

Convinti che l’informazione – corretta, partecipe, rispettosa e super partes – sia il primo passo per una società civile autentica, chiediamo a noi stessi un salto di qualità. Ne va di mezzo il futuro della convivenza umana. In un suo messaggio di fine anno l'ex-presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha richiamato la centralità di un’informazione a servizio della gente, che abbia per pilastri «pluralismo e imparzialità, diretti alla formazione di una opinione pubblica critica e consapevole, in grado di esercitare responsabilmente i diritti della cittadinanza democratica».

Ci rivolgiamo in particolare a quanti, ad esempio, seguono la televisione, in particolare la Rai. Come utenti del servizio pubblico – per il quale, come tutti i cittadini, paghiamo il canone – crediamo sia nostro diritto esigere un’informazione oggettiva, di qualità e in un orario accessibile a tutti. È troppo chiedere «più notizie e meno gossip»?

C’è chi sostiene che i lettori e telespettatori non sono interessati a conoscere le notizie e ad informarsi correttamente. La nostra esperienza dice il contrario: molti italiani condividono l’indignazione di cui ci siamo fatti portavoce. E sarebbero ben felici di ottenere una risposta all’altezza delle loro aspettative.

Da ciò nasce la nostra volontà di metterci in gioco con questo progetto, e da ciò scaturisce la nostra decisione di non trattare mai argomenti che rappresentano la morte dell'informazione pubblica, quali gossip o oroscopi.


Chi Siamo

Siamo un gruppo eterogeneo di ragazzi laureandi e neo laureati in diversi settori professionali che, stanchi della perenne mancanza di vera informazione, hanno deciso di mettersi in gioco ed impegnarsi per uno degli scopi più nobili ma anche più sottovalutati di sempre: la ricerca e la diffusione della verità.


Rischi e sfide

Il primo ostacolo è quello economico (principale motivo di questa raccolta fondi), ma in Italia, purtroppo, ce ne sono diversi di ostacoli, tra cui anche la lunga e complessa trafila burocratica.
Il rischio maggiore è quello di finire nell'ombra della rete, di essere ignorati dai lettori. Oggigiorno non è più come qualche decennio fa in cui un nuovo giornale o network di informazione attira automaticamente lettori (anche solo per curiosità), purotroppo occorre costante pubblicità, attrazioni ed intrattenimento.
I guadagni di un sito (qualunque esso sia) si basano su visualizzazioni e click, e per attirare visitatori spesso ci si riduce a fare di tutto.
Il nostro progetto prevede pubblicità e supporto dai nostri sostenitori, ma non rinunceremo mai ai nostri principi svendendo la nostra identità. Questo rappresenterà una debolezza dal punto di vista puramente concorrenziale, ma anche la nostra forza per quanto riguarda l'integrità e la professionalità del nostro lavoro.


F.A.Q.

- Perché non è visibile una pagina web iniziale che dia anteprima al vostro sito?

Ci stiamo lavorando, purtroppo però dato che i nostri mezzi sono limitati (soprattutto dal punto di vista economico) i tempi non sono rapidi, ma è probabilmente sarà attiva a breve.

- Perché non sono presenti nomi, foto, un minimo di descrizione dei ragazzi che partecipano al progetto?

Abbiamo preferito concentrarci sui nostri obittivi e motivazioni che sui nostri nomi e volti, nel pieno rispetto delle nostre idee preferiamo portare attenzione sui contenuti e non sulle apparenze. Tuttavia a breve, nel corso della raccolta fondi, abbiamo intenzione di pubblicare un video in cui ci esporremo in prima persona per condividere meglio dal punto di vista mediatico le nostre intenzioni.

- Riceverete uno stipendio o un compenso una volta partito il progetto?

In realtà no. Il denaro ricevuto servirà a pagare le spese di organizzazione e gestione, noi non riceveremo nulla, dei compensi potrebbero arrivare solo col tempo, grazie al feedback dei lettori.

- Non potreste aprire un blog a costo zero scrivendo comunque liberamente?

Il nostro progetto è di tipo giornalistico. Registrare una testata giornalistica presso un tribunale, formare nuovi giornalisti, educare alla corretta informazione, fare ricerche, interviste, ecc... è un compito e lavoro per noi molto serio. Oggigiorno molti si dilettano su blog o vlog (soprattutto su YouTube) parlando di ciò che pensano e spacciando il tutto per "informazione", ma le nostre intenzioni non si avvicinano nemmeno lotanamente a questi esempi. Abbiamo deciso che se dobbiamo impegnarci allora dobbiamo farlo per bene.

- Come possiamo seguire i frutti della raccolta fondi una volta finita la capagna su PdB?

Una volta terminata la raccolta fondi potrete seguire gli aggiornamenti sulla nostra pagina Facebook, inoltre abbiamo intenzione già durante la campagna di aprire al pubblico il nostro sito web in lavorazione, in modo da mostrare attivamente i lavori che stiamo svolgendo.

Commenti (2)

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  • LC
    Luca Secondo me è un'ottima idea quella di seguire una linea tipo il periodico "Internazionale" , traducendo o riportando articoli di pensatori o specialisti "non conformi"
    • MC
      Michele Ciao Luca, come precisato nel video promozionale abbiamo intenzione di tradurre alcuni articoli stranieri, soprattutto per quanto riguarda analisi economiche e geopolitiche. Grazie per il supporto
      7 anni, 2 mesi fa

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