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Film | Sotto un sole tiepido

Una campagna di
Antonio Belluscio

Contatti

Una campagna di
Antonio Belluscio

Film | Sotto un sole tiepido

Campagna terminata
  • Raccolti € 330,00
  • Sostenitori 5
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Raccogli tutto  
  • Categoria Film & corti

Una campagna di 
Antonio Belluscio

Contatti

Il Progetto

MICHELE è un uomo che sta morendo per un incidente e rivive come in un film tutta la sua vita. Michele proviene da una comunità Arbereshe d'Italia. Della comunità Arbereshe, lasciata all'età di 6 anni, Michele ha ricordi bellissimi, fatti di umanità, solidarietà, usanze e riti che appariranno nei suoi ricordi come una favola, ma anche tanta miseria.

“ho visto un sole, riscaldare pochi uomini… quasi sempre gli stessi"

La scelta di partire da una comunità Arberesche non è  casuale, dato che queste comunità hanno vissuto due diaspore, la prima arrivando in Italia meridionale in varie fasi della storia a partire dal 1400 e la seconda negli anni ‘60 assieme al popolo meridionale, andando al nord, per sfuggire alla fame e alla povertà.

Perché questo film?

Perché ho voluto raccontare alcuni lati oscuri della società (tossicodipendenza-alcolismo) partendo dall'anima delle persone coinvolte (nessuno escluso) in queste vere e proprie tragedie.

JRSTUDIO Cinema

La JRSTUDIO Cinema è una casa di produzione cinematografica, come filosofia aziendale ha adottato la scelta di affrontare un solo campo della comunicazione che miri esclusivamente alla qualità. Dal 2010 ci occupiamo di cinema e produzione video aziendale. Se volete conoscere il nostro lavoro, vi consigliamo il cortometraggio STRIPES di Marco Adabbo: https://www.youtube.com/watch?v=2iJx9SAYHoc&t=1s

SINOSSI

Un uomo, che sta morendo in una comunità di recupero, per un incidente, rivede tutta la sua dissennata vita e cerca di dare alla sua vita un senso.
MICHELE è un uomo di oltre 50 anni, che all’età di 5 anni (anni 60) ha dovuto seguire i genitori che emigravano al nord (Torino), da un piccolo paese del sud, una comunità Arberesche. Nonostante questa trasformazione vissuta in tenera età, rimarrà sempre affascinato dai luoghi in cui è nato. 
Michele frequenta tutte le scuole in quella città così diversa dal posto dove aveva vissuto fino a quel momento, subendo anche alcune discriminazioni riservate ai meridionali trapiantati al nord. Tutto ciò viene però alleviato dall’affetto e dall’amicizia di SILVIA, una bambina Torinese, bionda e con gli occhi azzurri. 
Assieme al suo amico KIM, nel conflitto generazionale che verrà ricordato come il ’68, conosce NATALINO, un vecchio anarchico alcolizzato e ormai disincantato dalla politica, frequentatori della Piola (osteria Torinese) da Geppo, che rimarrà legato a Michele fino alla fine.   
Michele e Kim si perderanno nella droga; faranno amicizia con due personaggi, ERMANNO e DEMO, anch’essi tossicodipendenti.
Michele incontra Ermanno mentre tutti e due sono intenti a ripulire dei distributori automatici di sigarette, lasciati di fretta da veri assalitori per l’arrivo della polizia, nei pressi della stazione ferroviaria. 
Kim sta passando per via Barbaroux  si ferma a parlare con una delle donne (le puttane mature), sedute davanti ai portoni delle loro case. Da uno di questi portoni esce all’improvviso Demo, dove si era nascosto perché inseguito da due vigili urbani.
I quattro diventeranno un vero gruppo affiatato, nel bene e nel male.
Kim, che è il bello del gruppo, come attività principale si prostituisce a donne annoiate della Torino bene, in cambio di soldi. Fra queste, ma non per soldi, c’è ADRIANA, segretamente moglie di un poliziotto della questura. 
Ermanno mette Michele a conoscenza di una dritta per una rapina avuta da CICCIO, un piccolo affarista che frequenta quelli di piazza del Monte dei Pegni, ricettatori, alle spalle di via Milano. 
Una rapina in casa di un ferroviere che vende oro a domicilio.
La rapina però non avrà l’effetto sperato, perché i due, nonostante tutto non hanno la cattiveria e la stoffa dei rapinatori.
Kim viene ritrovato morto di overdose, con la siringa ancora nel braccio, nell’androne di un palazzo. 
Sul posto interverrà un ispettore, CRAVERO, della Questura di Torino. Cravero indagherà su questo ragazzo che apparentemente non ha nome ed è incensurato.
Nei primi anni settanta lo spaccio  a Torino sta passando in mano alla malavita organizzata. Tutto questo però non avviene in modo indolore. La roba sparisce dalla piazza e, quella poca che c’è viene tagliata male con la stricnina, i morti di overdose aumentano.
Cravero passando come d’abitudine dalla piola di Geppo, viene informato che Natalino è stato ricoverato in ospedale.
Cravero riesce a capire in quale ospedale è stato ricoverato. Lì scopre che Natalino se non smette di bere non vivrà a lungo. Tanto che una mattina passando da Geppo verrà informato che il corpo di Natalino è stato trovato riverso a terra, con una bottiglia ancora in mano, in un vicolo poco lontano.
“Quando un uomo muore anche se mille mani lo accarezzano, comunque…muore sempre da solo.”
Negli anni 2000 un uomo sta camminando sotto i portici di piazza Castello a Torino, guarda le vetrine e si ferma davanti a una zingara seduta a terra che pare conoscere.
Cravero, ormai in pensione, non ha perso l’abitudine di frequentare la piola. Quando entra si affaccia nell’altra stanza e vede l’uomo con bottiglia e bicchiere mentre beve, rimane perplesso e guarda Geppo, il quale lo informa che l’uomo che sta bevendo seduto al posto di Natalino, è Michele, il “desaparecidos” quello che Cravero non ha mai conosciuto. Tra i due comincia un intenso dialogo.
Scena di un matrimonio degli anni sessanta nel paese di origine. Rito ortodosso.
Michele bambino sta ballando con la mamma. E’ felice. Cielo senza sole. Voce fuori campo:
-HO CONOSCIUTO UOMINI CON LE MANI INCALLITE
LE SCHIENE CURVATE
E LE OSSA DOLORANTI DALLE FATICHE
-HO VISTO RAGAZZI MORIRE PER LE STRADE
SVENTOLANDO LA LORO RABBIA
E URLANDO LE LORO SPERANZE
-HO CONOSCIUTO VECCHI E MALATI
CHE HANNO SOLO CHIESTO
DI MORIRE SENZA SOFFRIRE
-HO VISTO BAMBINI
CHE NON SONO MAI RIUSCITI A DIVENTARE GRANDI
-HO CONOSCIUTO MADRI
CHE PER UNA VITA HANNO PIANTO I LORO FIGLI
SENZA SAPERE PERCHE’
-HO VISTO UN SOLE 
RISCALDARE POCHI UOMINI
QUASI SEMPRE GLI STESSI

Commenti (2)

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  • avatar
    Dagmara Forza Antonio!
    • avatar
      JRSTUDIO SRL Grazie! 🤞🏻
      5 anni fa

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