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Mi chiamo Andrea Zappia e sono nato a Genova.
Il filo rosso che unisce i miei interessi è da sempre la traccia, il resto, la testimonianza di quello che non esiste più; sin da bambino ho fantasticato su dinosauri, animali estinti, uomini primitivi ed epoche storiche passate, tappe di un percorso che mi hanno portato ad intraprendere studi storici. Dopo la laurea e un dottorato di ricerca in storia moderna, ho pubblicato diversi articoli e due monografie, "Mercanti di uomini" (Città del Silenzio, 2018) e "Il miraggio del Levante" (Carocci, 2021).
Al di là dell’attività scientifica, da diversi anni sento l’esigenza di scrivere su quello che mi circonda e su quello che provo; nati come appunti a matita e note sul cellulare, poi limati a più riprese, fino ad oggi non ho mai condiviso il grosso delle mie parole. In questa raccolta si sono sedimentati anni di osservazioni, di sentimenti e sensazioni, come fiori secchi tra le pagine di un libro bianco. Spesso sono il dolore e l’amarezza le scintille che danno origine a questi versi liberi; altre volte è qualcosa di simile ad un accidente pirandelliano - un incontro fortuito, un fenomeno naturale, una notizia di cronaca - lo stimolo che scatena la mia fantasia, tra realtà e astrazione. Si tratta di una stratificazione di poesie che riportano l’uomo ad una dimensione minima, tanto sul piano temporale quanto su quello spaziale, proponendo una necessaria rieducazione all’inferiorità dinnanzi a “ciò che è vero / quello che resta dopo la mareggiata”.
Ho deciso di prendere la strada dell'autoproduzione per poter gestire in autonomia ogni aspetto del progetto, forte dell'esperienza di amici che hanno già intrapreso questa scelta e dell'appoggio teorico e pratico di Chiara Sum, lettrice e grafica appassionata, che ha curato gli aspetti materiali della produzione del libro e che ne ha firmato la prefazione, oltre ad essere stata decisiva nel convincermi a pubblicare questa raccolta.
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