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[English Below]
Come si salva una città destinata a svuotarsi? Dove trovare il proprio senso di appartenenza in un luogo precario fisicamente e simbolicamente? Degheyo è la yassificazione della parola veneziana deghèjo sm (gerg.) che sta letteralmente per strage, massacro, furia, traducibile in un linguaggio gen z con slay, e viene usato spesso nell’espressione “far un deghejo” per ‘fare il diavolo a quattro, mettere sottosopra’ (Bellò, 1991). La domanda allora diventa: dove si trova il degheyo a Venezia, luogo sul confine tra città e parco di divertimenti, tra ambiente urbanistico-naturale unico nel suo genere e vittima di un sistema capitalistico che la porterà alla sua estinzione? Turismo, mercificazione, sviluppo insostenibile allontanano i residenti che costituiscono la memoria storica di un passato prossimo di Venezia, lontana dall’immagine di “patrimonio dell’umanità” UNESCO e capitale mondiale di visitatori.
Con un centro storico in caldo calo demografico che ha raggiunto i 50 mila abitanti contro gli 80 mila degli anni Novanta, il progetto Degheyo propone uno studio sulla sagra come luogo di comunità, di scambio intergenerazionale e di salvataggio memoriale. Attraverso la documentazione della presenza queer alle sagre, Venezia si presenta nuda e fiera dei suoi residenti, che siano studenti, famiglie, individui, e tutti coloro appartenenti alla comunità veneziana. Mostrare una città aperta dimostra che Venezia è viva, abile ad accogliere ed abbracciare le diversità di ogni genere. Nella potenzialità dell’incontro, la testimonianza delle persone che vivono la sagra dimostrano la loro appartenenza alla comunità. La limitata presenza di ambienti apertamente queer sulla Venezia isolana (qui ricordiamo PuntoCroce e C.so Morion), spinge le sagre come luogo di festa, incontro, ed abbracci, in un ossimoro che nel resto d’Italia suonerebbe spesso come un assurdo incidente.
Per noi far un degheyo è la possibilità di raccontare Venezia dagli occhi e dalle parole di coloro che già non fanno parte della narrazione ufficiale della città ma che ne sono i reali protagonisti.
Il progetto di interviste e documentazione è un’idea di NiccolòAcram Cappelletto e Samuel Cimma. Il reportage è a cura del fotografo Omar Iannuzzi. Collaborano l'antropologa Fabiana Ferreira Lopes e il graphic designer Daniel Fioraso.
400 euro ci servono per:
In caso ci siano più donazioni disponibili:
English Version
How to save a city destined to empty? Where to find one’s sense of belonging in a place physically and symbolically precarious? Degheyo is the yassification of the Venetian word deghèjo (jargon), which literally means slaughter, massacre, fury, translatable into a gen z language with slay, and which is often used in the phrase “far un deghejo” to “raise hell, make a shambles” (Bellò, 1991). The question then becomes: where is the degheyo in Venice, a place in between a city and an amusement park, between a unique urbanistic-natural environment and a victim of a capitalistic system that will lead to its extinction? Tourism, commodification, and unsustainable development push away residents that constitute the historical memory of the Venetian recent past, far away from the image of a UNESCO World Heritage Site and a global capital of visitors.
With a historic center in steady population decline reaching 50k residents against the 80k from the 1990s, the project Degheyo proposes a study on the “sagra” (local festival) as a place for community, intergenerational exchange, and memorial rescue. Through the documentation of the queer presence at the festivals, Venice presents itself as naked and proud of its residents, whether they are students, families, individuals, and those belonging to the Venetian community. Showing an open city demonstrates that Venice is alive and able to welcome and embrace diversities of any kind. In the potentiality of the encounter, the witness of people that live through the festivals showcases their belonging to the community. The limited presence of openly queer environments on the Venetian lagoon (here we remember PuntoCroce and C.so Morion) pushes the sagre as a place for celebration, meeting, and hugs, in an oxymoron that would often sound like an absurd incident in the rest of Italy.
To us, far un degheyo is the possibility of narrating Venice from the eyes and words of those who are not yet part of the city’s official story despite being its real protagonists.
The interview and documentation project is an idea by NiccolòAcram Cappelletto and Samuel Cimma. The reportage is curated by photographer Omar Iannuzzi. Anthropologist Fabiana Ferreira Lopes and Graphic Designer Daniel Fioraso are collaborators.
400 euros are needed for:
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Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Ridurre le diseguaglianze: ridurre le disuguaglianze all'interno e tra i paesi;
Città e comunità sostenibili:creare città sostenibili e insediamenti umani che siano inclusivi, sicuri e solidi.
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