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Tu #ciavveleni, tu #cimulti, ma noi non ci fermiamo! 📣
L’8 ottobre abbiamo manifestato davanti all’Eni insieme alle attiviste e agli attivisti di Extintion Rebellion, nell’ambito delle azioni organizzate per la settimana di mobilitazione precedente allo sciopero mondiale per il clima del 9 ottobre, e abbiamo denunciato la persistente politica di indifferenza della società partecipata dallo Stato davanti all’emergenza climatica.
Ad un mese da quelle manifestazioni, stiamo ricevendo una serie di multe per violazione delle disposizioni sul "distanziamento sociale" in riferimento soltanto alla manifestazione dell'8 ottobre davanti all'Eni. Per il momento ce ne sono arrivate cinque, ma immaginiamo che nei prossimi giorni ne possano arrivare delle altre, dal momento che dieci erano i nostri attivisti presenti e nessuno di loro era stato identificato personalmente da alcuna forza dell'ordine.
Non comprendiamo quindi la ratio di queste sanzioni, perché nessuno è stato accusato, durante la manifestazione, di stare violando il distanziamento fisico, né tanto meno a nessuno è stato intimato di mantenere quelle distanze, 🧐 perché la verità è che il problema vero di quella giornata non erano l'assembramento o la troppa vicinanza delle persone (di certo più distanziate di quanto non si stia in metropolitana, o su un autobus), ma l'oggetto del nostro attacco politico: Eni.
Ci risulta infatti complicato capire perché multarci per mancato distanziamento solo specificatamente durante quella giornata e ci fa riflettere il fatto che è la seconda volta che veniamo multate per aver manifestato dissenso pacifico contro Eni: la prima è stata a maggio, in concomitanza con l'assemblea degli azionisti a porte chiuse dell'azienda, quando abbiamo deciso semplicemente di correre nella zona dell'Eur indossando delle magliette con scritto “corro contro il vostro gas”, con una decina di persone a metri e metri di distanza l'una dall'altra. Evidentemente da DPCM vigente all’epoca, era permesso correre in tutti i quartieri della città a patto che non lo si facesse con magliette ritenute disturbanti dalla multinazionale del fossile più inquinante del nostro paese. Poche settimane fa, inoltre, è stato perquisito il centro sociale Rivolta di Venezia, con grande dispiego di agenti e blindati, in seguito alla contestazione contro la bioraffineria Eni di Marghera.
⚠️ Ci sembra che lo stato italiano sia molto zelante nella difesa degli interessi di Eni e che continui, invece, a non ritenere una sua responsabilità la difesa di migliaia di persone che vedono la propria salute e il proprio futuro compromessi e minacciati proprio dall'attività inquinante e devastante dell'azienda.
Eni ordina.
Il governo esegue.
Il pianeta brucia.
E noi paghiamo.
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