Una campagna di
Chiara LostaglioContattiInserisci il tuo indirizzo email: ti invieremo una nuova password, che potrai cambiare dopo il primo accesso.
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Patrocinato dalla Regione Basilicata, dal Comune di Matera e Miglionico.
Sostenuto da CineClub V. De Sica - Cinit, in collaborazione con l'associazione Basilicata Cinema e l’associazione Khaleh.
Attualmente abbiamo 90 minuti di film già montato però, a quasi due anni, non siamo ancora riusciti a completare la post produzione audio/video
La cifra raggiunta all'epoca, anche con un piccolo contributo di esercenti, fu di 4.600 euro. In un primo momento si valutò la possibilità di girare solo un cortometraggio, ma la salda collaborazione del gruppo di lavoro, attori e regia, ha permesso di non rinunciare al lungometraggio.
L'obiettivo di questo crowdfunding è quello di chiudere il film e darlo in visione come merita ai festival (tra cui un noto Film Festival straniero al quale abbiamo avuto la splendida occasione di partecipare), ma anche di portarlo nelle sale italiane, nelle scuole e nelle sedi in cui si tratta la tematica, essendo d'interesse sociale, educativo, di prevenzione, rivolto alla riconquista di se stessi e con contenuti elaborati secondo la psicanalisi.
Doppiaggio e post produzione audio
Chiara è una pittrice ed insegna arte in una scuola, dopo un lungo periodo di violenza fisica e psicologica da parte del compagno, che la porta all'annientamento della personalità, all'abbandono del lavoro e della pittura, sino all'inevitabile tentato suicidio, entra in comunità per ritrovare l'identità e superare la sindrome di Stoccolma. Tuttavia, solo a distanza di qualche anno, Chiara deciderà veramente di valutare i fatti accaduti. Il film è un occhio puntato sul reale andamento del cervello nel costruire i ricordi, l'input sinestetico che forma l’andirivieni casuale di tasselli, momenti vissuti con il suo compagno e momenti trascorsi nella comunità, escludendo la definizione precisa del luogo e del tempo in cui sono accaduti. Una narrazione concepita dall'istinto di una pittrice che, senza accorgersene, colora sensazioni e passato con l’impressionismo, la metafisica, il surrealismo, il cubismo. Essenziale è l’uso del sogno, la voce dell’inconscio che smuove la verità a modo suo, frugando in tutto quello che Chiara ha visto, sentito, ascoltato, razionalmente e non. Attraverso i sogni, lei elabora un susseguirsi complesso di visioni dentro le quali appaiono due figure della sua personalità in conflitto: l’azione della volontà, necessaria per attuare il cambiamento decisivo, e quella della passività, carica di sensi di colpa e giustificazioni, capace di rendere la volontà solo una rassegnata osservazione nel dovere di assolvere un uomo cresciuto in altrettanto dolore e violenza da parte del padre. Difficile comprendere che nulla può giustificare la catena di violenza. Il primo passo è il paragone tra la sua storia e le storie di due donne che conosce in comunità, due situazioni di violenza completamente diverse dalla sua. Sabina, una giovane ragazza invalidata psicologicamente dalla madre affetta da narcisismo patologico, e Nina, una donna che accoglie una sessualità ambigua e troppo distante dalla sua volontà, pur di non rinunciare all'amore del suo uomo.
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