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Non si hanno dati certi, è vero. Ma sappiamo che in Afghanistan, ogni cinque minuti, una donna subisce una violenza. Violenza fisica, violenza psicologica, violenza sessuale. A molte di loro, non viene risparmiato nulla. Sappiamo anche che nell’82% dei casi, la violenza avviene tra le mure domestiche. Alcune volte, invece, le violenze si consumano ad opera delle comunità locali, altre volte persino su mandato dalle autorità governative e militari.
Di una cosa siamo certi. Violenza domestica, matrimoni precoci e forzati, violenza sessuale, delitti d’onore, prostituzione coatta, commercio e tratta, sono presenti in Afghanistan in ogni regione e in tutti gli strati sociali.
“La realtà corrente è che la vita di una larga parte di donne afghane è seriamente compromessa dalla violenza. Alle donne sono negati i fondamentali diritti umani e rischiano ulteriori violenze cercando giustizia per i crimini commessi contro di loro. La grande maggioranza delle donne afghane soffre di un consistente deficit di diritti umani che esistono, per loro, solo in teoria.” (UNAMA - The United Nations Assistance Mission in Afghanistan, 2009).
Spesso, però, non sappiamo cosa fare. Dall’Afghanistan arriva il grido delle donne che chiede a noi di non abbandonarle. Perché le donne sono donne, in ogni parte del mondo. Ed è questo l’obiettivo principale di questo crowdfunding: non lasciare le donne afghane in balia della violenza, senza la forza e gli strumenti per tutelare il loro corpo e la loro vita.
ll progetto di crowdfunding “Assistenza Legale per donne vittime di violenza ed empowerment delle comunità locali” prevede la prosecuzione delle attività del Centro Legale di Jalalabad già finanziato precedentemente da fondi privati.
L’obiettivo principale è quello di attuare una serie di interventi finalizzati alla lotta alla violenza nei confronti delle donne, da un lato promuovendo il loro empowerment sociale, economico e legale e dall'altro sostenendo l’affermazione della cultura dei diritti umani delle donne attraverso l'educazione alla legalità e il rafforzamento del sistema di giustizia.
In particolare, il sostegno riguarderà l'assistenza legale, nonché il trattamento psicologico, necessari affinché le vittime possano essere messe nelle condizioni di poter tornare a casa, per essere reintegrate nella propria famiglia o essere assistite in tribunale per chiedere giustizia. Qualora tra le assistite si rilevassero casi di particolare gravità, le donne in pericolo saranno trasferite nella casa protetta che Hawca gestisce a Kabul, un rifugio sicuro e temporaneo per proteggere le donne a rischio.
Parallelamente, il crowdfunding si propone di promuovere una formazione in materia di diritti umani, così come fatto sino ad oggi con l’attivazione di tirocini dei giovani laureati e la formazione di studenti della facoltà di giurisprudenza.
La prosecuzione del progetto consentirà dunque di consolidare i risultati raggiunti nell’affermazione della cultura dei diritti umani e di continuare a sostenere la lotta alla violenza contro le donne. Sarà possibile continuare a fornire gratuitamente assistenza legale, psicologica e sanitaria quando necessario, e le donne saranno supportate in tribunale per ottenere giustizia e un risarcimento per i crimini subiti.
Significativi passi sono stati fatti a livello della legislazione nazionale per proteggere e promuovere i diritti delle donne e sostenere la lotta contro la violenza di cui sono vittime, come l'istituzione del MOWA (ministero per gli Affari Femminili), del National Action Plan for Women (NAPWA), la ratifica da parte del Governo Afghano della Convenzione per l'eliminazione delle violenza contro le donne (EVAW), la più importante iniziativa legale presa dal Governo per criminalizzare gli atti di violenza contro le donne e assicurare i colpevoli alla giustizia.
Nonostante questo permane, nella pratica, un largo divario tra il sistema legale nazionale e la sua applicazione a livello locale, dove il sistema giudiziario informale e le leggi tribali tradizionali costituiscono la prima, e spesso unica, modalità di risoluzione dei casi. Gli studi hanno indicato che l’80% della popolazione si affida alle soluzioni tradizionali per risolvere un conflitto (secondo i dati di UNAMA) in quanto il sistema legale formale è poco conosciuto, visto come inefficace e corrotto.
Creare una coscienza sui diritti delle donne e sulla conoscenza delle leggi che le tutelano è l'ambizioso obiettivo del nostro progetto. Inoltre la formazione di nuovi avvocati rappresenta un passo avanti significativo per la protezione di donne e bambine che hanno continuamente bisogno di assistenza legale per difendersi da mariti, padri e fratelli.
#maipiùsole, le donne afghane ne hanno davvero bisogno.
Per chi volesse approfondire la condizione delle donne in Afghanistan, Cristiana Cella - giornalista e socia dell'Associazione CISDA - ha recentemente pubblicato "Sotto un cielo di stoffa. Avvocate a Kabul", acquistabile su Amazon.
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