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Il Progetto

Salve, mi presento. Mi chiamo Stefano, sono un venticinquenne cresciuto in mezzo alla campagna di SanGimignano, un paesino medievale della Toscana. Ho un sogno che sono determinato a realizzare, sto scrivendo un libro, di cui Vi scrivo una piccola introduzione.. Alan è un ragazzo pieno di risorse e capacità, promettente hacker e programmatore di alto livello. Perde ingiustamente il suo lavoro, il sogno di una vita, per cui ha sudato per anni e lavorato incessantemente. "Failure" (questo è il titolo) è una storia piena di azione, alimentata dalla vendetta. Un frenetico mix tra corse contro il tempo, feroci combattimenti e colpi di scena. Il mio sogno è quello di riuscire a pubblicare il libro (e magari un domani trasformarlo in una mini serie televisiva di 6 o 7 puntate). Ho una vera e propria passione per la scrittura ed il cinema e vorrei poterla condividere con Voi, farvi vivere le mie fantasie come le vivo io nei miei pensieri. Ma per riuscire a far pubblicare il mio libro la strada è tortuosa, perchè non essendo uno scrittore professionista avrò bisogno di farlo correggere da un esperto e convincere una casa editrice a stamparne delle copie. Date le mie modeste risorse economiche chiedo aiuto a Voi di sostenermi e credere nel mio progetto.

 PROLOGO

“Click”  Una piccola goccia di sudore scendeva dalla fronte, lo sguardo ancora incredulo su quel monitor dallo sfondo blu, i pensieri cominciavano a tormentarlo, come poteva essere successo! Come poteva essere successo proprio a lui!.. erano passati tredici anni dalla sua laurea et laude, non in una scuola qualunque, la più prestigiosa scuola di informatica del mondo! Uno dei migliori studenti di sempre.. aveva anche una sua foto appesa al muro, lui era il tipo con gli occhiali verdi, statura sotto la media, magrolino con gli orecchi perennemente rossicci.. haià.. gli orecchi rossi erano gentilmente donati dai bulli della scuola che lo avevano preso di mira fin dal primo anno. Entrare in quella scuola non era stata una cosa semplice, un sacrificio enorme per i suoi genitori, perché lui a differenza degli altri non veniva da una famiglia prestigiosa o ricca e suo padre aveva dovuto fare i debiti per farlo studiare.. quel traguardo se lo era guadagnato con impegno, determinazione e il sudore della sua famiglia..   La sua mente viaggiava veloce, cosa sarebbe successo? un brivido ghiaccio lungo la schiena salì fulmineo, intorpidì il collo, penetrandogli in ogni venatura del cervello, provocando ancor più velocemente una scossa in tutto il corpo. Si chinò cercando un appoggio sulla scrivania, passandosi ripetutamente le mani nei capelli. Eppure, pensò, aveva fatto di tutto! notti insonni a lavorare, scrivere, contare, studiare a fare ciò che sapeva fare meglio, quello per cui veniva pagato, la sua passione. Aveva dato il meglio di se in quei giorni ma adesso ne era consapevole… per la prima volta, aveva fallito.

Un colpo secco lo fece sobbalzare e per poco non cadde dalla sedia, la porta era spalancata “STUPIDO INCAPACE! COSA DIAVOLO TI PAGO A FARE! QUELLO CHE È SUCCESSO OGGI TI COSTERÀ CARO!” Il direttore, affannato stava riprendendo fiato, era fuori di se, come mai lo aveva visto in vita sua, mai in dodici anni alle sue dipendenze, il suo sguardo era insostenibile, le orbite dilatate a tal punto che sembrava potessero saltar fuori da un momento all’altro.

- “Signor direttore, sono mortificato, ma ho fatto tutto il possibile.. mi creda, non capisco come ci siano riusciti”

- “IL POSSIBILE! ALLORA DOVEVI FARE L’IMPOSSIBILE! IO ESIGO RISULTATI! RISULTATI E BASTA!”

- “Le chiedo scusa farò in modo che non succeda più, glielo assicuro.. Questi erano davvero brav..”

- “ CERTO CHE NON SUCCEDERÀ PIÙ! PRENDI LE TUE COSE, SEI LICENZIATO!”

Alan rimase esterrefatto, immobile, non ci credeva, stava succedendo davvero? Si diede un pizzicotto sulla coscia… era vero..

- “Signore, so che è stato danneggiato il sistema, capisco che lei è arrabbiato con me, è vero.. non ci sono riuscito.. erano troppi e molto preparati, però mi conosce, ho lavorato con dedizione e rendimento costante per dodici lunghi anni in questa azienda, portando a termine egregiamente ogni sua richiesta… vuole veramente che me ne vada?  

Era certo che non diceva sul serio, magari trasportato dall’impeto e la rabbia del momento.. ci avrebbe ripensato e magari gli avrebbe dato una punizione meno severa, forse qualche mese a metà stipendio o una retrocessione all’interno dell’azienda. A quel lavoro ci teneva davvero, lo aveva inseguito tutta la vita, fin da piccolo quando aveva scritto il suo primo codice, fino a quando un bel giorno dopo 9 anni di stenti alla New Technology era diventato Capo programmatore nella divisione Security.

- “SI! E con effetto immediato! Ripulisci la scrivania dalle tue cianfrusaglie e vattene! Ho già perso troppo tempo con  te! Non mi interessa il passato, ma il presente ed il futuro.. e tu non hai più futuro in questa azienda.

- “Ma sign…”

Ormai il direttore aveva già richiuso la porta dietro di se, totalmente disinteressato e stava chiamando i suoi scagnozzi, gli addetti ad accompagnare fuori gli sfortunati che come Alan, non servivano più alla famosa compagnia informatica.

-  “Se ne pentirà signore.. se ne pentirà amaramente..” sussurrò con un filo di voce a testa bassa mentre serrava i pugni e le mascelle per cercare di contenere la rabbia che stava per invadere i sensi.

Tratteneva le lacrime a stento, sembravano avere vita propria, non ne volevano sapere di restarsene dentro.. Ma il suo retaggio gli impediva di piangere in pubblico, non doveva.. era ancora un uomo.. anche se quel giorno la sua autostima aveva subito un duro colpo. Senza accorgersene aveva percorso l’ultimo tratto di strada quasi correndo. Era arrivato, uno strattone alla vecchia porta dello scantinato che considerava casa, il suo rifugio.. non si apriva, imprecò, pensò che quel giorno tutto il mondo fosse contro di lui, uno strattone più forte e finalmente si aprì cigolando, appena entrato la rabbia e la frustrazione ebbero la meglio sull’ autocontrollo, uscendo da dentro il suo corpo con tutta la potenza che avevano immagazzinato. Urlava come un pazzo, qualche lacrima cominciava a farsi avanti, scivolando lungo il profilo del naso aprendo la strada alle successive, contrasse tutti i muscoli, un po’ di saliva grondava dalla bocca. Appena illuminata da una lampada a centro stanza, la sua ombra si stagliava nella parete, aveva l’aspetto di un guerriero sconfitto, impotente dopo la battaglia persa ma carico di un sentimento nuovo, più forte… vendetta.

Gettò a terra il pacco degli effetti personali che aveva ritirato dal suo ufficio, strusciando il braccio orizzontalmente scaraventò sul pavimento tutto ciò che era sopra alla scrivania, aprendo la zip della borsa estrasse il suo portatile e lo posizionò sul piano ormai sgombro.. lo aprì, “Click” la spia rossa, ormai familiare si accese.. il suo sguardo era immobile, gli occhi lucidi, la mente lucida.. si.. ora sapeva cosa fare, cominciò facendo ciò che sapeva fare meglio.. codici. Un solo eco nella sua mente “Niente è impossibile, tutto è esatto, i numeri sono esatti, la matematica è esattezza, io sono matematica”.

Ti ringrazio di cuore di avermi dedicato un pò del Tuo tempo e aver letto fin qui!

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