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Mi cercarono l'anima - storia di Stefano Cucchi

Una campagna di
DUCCIO FACCHINI

Contatti

Una campagna di
DUCCIO FACCHINI

Mi cercarono l'anima - storia di Stefano Cucchi

Campagna terminata
  • Raccolti € 3.564,00
  • Sostenitori 181
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Prenotazione quote  
  • Categoria Libri & editoria

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DUCCIO FACCHINI

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Il Progetto

Mi cercarono l'anima - Storia di Stefano Cucchi

Un libro imparziale - ma non neutrale - che ha bisogno del sostegno di chi crede nell'informazione indipendente e dal basso. Altreconomia, cooperativa d'informazione senza padroni politici o commerciali, è un editore tanto forte negli ideali quanto minuto nelle risorse: perciò non si vergogna di chiedere aiuto alle persone e ai gruppi sensibili a questo tema. Ci piacerebbe che questo libro vedesse la luce proprio entro il 22 ottobre 2013, quarto anniversario della morte di Stefano Cucchi. Prenotate un numero libero di copie (o quote) che volete e diffondete il progetto a tutti i vostri contatti.
La scommessa è garantire la minima sostenibilità economica dell'investimento.

***

Stefano Cucchi, geometra trentunenne con la passione per la boxe, muore a Roma il 22 ottobre 2009, nel letto del presidio ospedaliero protetto Sandro Pertini per "presunta morte naturale". Una settimana prima era stato arrestato per possesso di sostanze stupefacenti. Per 7 giorni resterà nelle mani dello Stato: dai Carabinieri alla Polizia penitenziaria, dai funzionari del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria al magistrato che ne convalida il fermo per direttissima, dai medici del carcere di Regina Coeli e dell'ospedale Fatebenefratelli al personale del presidio Pertini. In 7 giorni, prima di morire, perderà quasi 10 kg. La famiglia lo rivedrà solo dopo la morte, dietro a una teca di vetro: sul suo corpo, inequivocabili segni di percosse. Dopo tre anni e mezzo di processo, la recente sentenza commina condanne lievi ai medici, assoluzione per tutti gli altri, compresi i tre agenti di Polizia penitenziaria accusati di aver pestato Cucchi nelle celle di sicurezza del tribunale di piazzale Clodio, in attesa dell’udienza.

Questa è la ricostruzione dei fatti dalla parte dei "vinti": una versione autentica, aggiornata, puntigliosa e fedele - minuto per minuto, attore per attore - di che cosa accadde tra l’arresto di Stefano e la sua morte. Un libro che - dopo quattro anni esatti, recuperando testimonianze di fatto accantonate - depura i fatti dai silenzi e dalle omissioni, e restituisce dignità alle parole della famiglia Cucchi, che - come in un amaro controcanto - racconta quei 7 giorni kafkiani. Il testo non solo ripercorre la "cronaca" di quei giorni attraverso i passaggi processuali approfonditi con il legale della famiglia di Stefano, Fabio Anselmo, ma racconta - grazie al contributo schietto e mai retorico della sua famiglia - la persona Stefano Cucchi, con la sua umanità e le sue debolezze. C'è di più, alcuni paragrafi sono dedicati ai "nodi" che Stefano Cucchi, lungo il percorso che l’ha portato alla morte, non ha potuto sciogliere: la normativa in materia di sostanze stupefacenti; lo scollamento della "catena di comando" tra i molteplici pezzi di Stato (medici, agenti, magistrati, infermieri, funzionari); la questione del reato di tortura, la cui mancanza misura l'arretratezza giuridica del Paese. Ultimo ma non meno importante, l'"esercizio esclusivo della forza" da parte dello Stato - e il suo abuso - che è invece il tema sotteso all'intero libro.

***

Con il contributo del presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, Luigi Manconi e Valentina Calderone, di Patrizio Gonnella, presidente dell'associazione Antigone, di Lorenzo Guadagnucci, giornalista di QN presente nella scuola Diaz di Genova nel luglio 2001 e di Mauro Palma, già Presidente del Comitato Europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti o pene inumane e degradanti del Consiglio d’Europa nonché presidente della neonata commissione di studio in tema di interventi in materia penitenziaria interna al ministero della Giustizia.

Commenti (20)

Per commentare devi fare
  • MU
    Marco Manca poco!!
    • GF
      Giovanna è un dovuto atto di lotta per la libertà (che non abbiamo)
      • LB
        Lorraine E' importante far uscire le verità prima che la sabbia ricopra tutto
        • GL
          Giusi ben felice di sostenere questo progetto!! giusi
          • avatar
            Altreconomia Cari amici,<br/><br/>il libro è pronto! Nella sezione "files" potrete scaricare l'indice definitivo di "Mi cercarono l'anima. Storia di Stefano Cucchi".<br/><br/>Firmano la prefazione Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato e Valentina Calderone (A Buon diritto).<br/><br/>Con testi e contributi di Ilaria e Giovanni Cucchi, Patrizio Gonnella, presidente dell'associazione Antigone, Lorenzo Guadagnucci, giornalista di QN presente nella scuola Diaz di Genova nel luglio 2001 e Mauro Palma, già Presidente del Comitato Europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti o pene inumane e degradanti del Consiglio d’Europa nonché presidente della neonata commissione di studio in tema di interventi in materia penitenziaria interna al ministero della Giustizia.<br/><br/>Mancano davvero pochissime quote al raggiungimento delle 300 necessarie per il finanziamento definitivo. Continuate perciò a diffondere la notizia e a lasciare un vostro commento. <br/><br/>Grazie per il sostegno, a presto!
            • LF
              Lorenza Grazie
              • PF
                Pietro Un progetto da sostenere assolutamente
                • MT
                  Mariella La giustizia in italia è una farsa e i politici come giovanardi andrebbero fatti vedere da un bravo psichiatra! Ciao Stefano la tua morte violenta e omertosa, non sarà zittita da nessuno!
                  • AG
                    Andrea Grazie a Duccio per il suo prezioso lavoro di informazione in paese sempre meno informato
                    • RT
                      Romolo Si sono tolti la camicia nera, ma sono rimasti 'fascisti'.

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