oppure

Registrati con il tuo indirizzo email

Oppure, solo se sei una persona fisica (NO azienda/associazione), puoi scegliere anche di registrarti con i social:

Inserisci il tuo indirizzo email: ti invieremo una nuova password, che potrai cambiare dopo il primo accesso.

Ricordi la tua password?

Controlla la tua casella email: ti abbiamo inviato un messaggio con la tua nuova password.
Potrai modificarla una volta effettuato il login.

Stazione degli occhi (O del corpo che si sottrae)

Una campagna di
Giovanni Chiriatti

Contatti

Una campagna di
Giovanni Chiriatti

Stazione degli occhi (O del corpo che si sottrae)

Campagna terminata
  • Raccolti € 295,00
  • Sostenitori 19
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Raccogli tutto  
  • Categoria Libri & editoria
  • Obiettivi
    4. Istruzione di qualità

Una campagna di 
Giovanni Chiriatti

Contatti

Il Progetto

La raccolta fondi è finalizzata a supportare i costi editoriali di produzione e gli ulterioricosti dell’incontrovisto come fulcro irrinunciabile di ogni camminamento teso all’altro.
Il libro dal titolo Stazione degli occhi (O del corpo che si sottrae) consta di due sezioni:
nella prima troveranno posto le poesie in albanese di Jonida Prifti (con traduzione a fronte curata da Dafina Prifti), nella seconda  invece iracconti di Donatella Della Ratta.
Questo è il secondo volume di Camminamenti, piccola collana di scritture in movimento diretta da Marthia Carrozzo per Kurumuny Edizioni
e vedrà le stampe il 21 dicembre 2020.

Il libro sarà la prima parte del progetto che troverà completamento nell’incontro, fissato proprio il 21 dicembre prossimo, tra autori e pubblico che potrà assistere in senso etimologico e attivo, prendendo parte al reading poetico musicale a cui daranno vita le due autrici coinvolte, con la partecipazione della direttrice di collana.

Ed ecco che la poesia non rimane cieca al proprio tempo ma, come da sempre, sa calarsi nella contemporaneità, raccogliendo le istanze della propria comunità, proponendosi di rileggere ogni accadere con la lucida fermezza. Così, in questo nostro tempo incerto: il virus, il lockdown, il necessario distanziamento. Necessario? O rischioso? Cosa implica la sottrazione del corpo? Quale, davvero, la pandemia da cui trarsi in salvo, quando è il corpo che si sottrae?

Le poesie in albanese di Jonida Prifti, poetessa, performer e interprete (rese nella traduzione a fronte di Dafina Prifti), come frammenti di un monito, l’oracolo, sempre interrogativo, di una Cassandra contemporanea che sceglie di interpellare se stessa sulle ragioni del corpo che si sottrae.

Condannata alla visione, la profetessa del mito greco non verrà mai creduta, per la colpa irrimediabile di essersi sottratta ad Apollo, al principio solare che, permeandola, avrebbe permesso al suo corpo di aprirsi.

Esattamente come quello di Cassandra, il corpo espresso nei versi di Jonida Prifti, è dunque un corpo che si sottrae, che vede, prevede e vaneggia, nell’astrazione seppure forzata da quel contatto necessario che ora manca. È ferma alla “stazione degli occhi”, la Cassandra narrata in questi versi. La sua visione è congelata: la sua bocca si schiude, nell’immobilità, farnetica verità intente a interrogarsi.

Perché, questa di Jonida Prifti è una Cassandra che viene scritta in pieno lockdown, che necessariamente ne risente, ne viene attraversata.

Dormo girando in vortice di polvere,

le gambe si fermano verso un’altra terra,

dolce confine.

Quel breve riposo

cambia direzione, ma dorme.

Fissando rami nelle ossa

dico “ferma lì”, non ti muovere,

non andare, rimani, fino al risveglio.

Dove mi dirigo?

(Jonida Prifti)

Così è per la poesia quando è tale, quando – come dicevamo, all’inizio, nel proporvi la nostra nuova campagna di crowdfunding che porterà alla stampa del secondo volume di Camminamenti – non può esimersi dal percepire il proprio tempo, dall’osservarlo, ferma come alla stazione di un calvario degli occhi costretti ad assistere alla sottrazione del corpo.

In piena emergenza pandemica, la poesia dunque non resta inerte, ma sceglie di spronarsi in uno sguardo partecipe, seppur nella totale inerzia d’intorno.

Che è della poesia non già approntare le risposte, ma innescare le domande, in se stessi come in chi ascolta – e si ausculta – attraverso la voce del poeta.

Ad accompagnare la nostra poetessa, in questo secondo camminamento, Donatella Della Ratta, docente di comunicazione e giornalista, scrittrice ed esperta di media arabi, che ne accoglie il lavoro esattamente “alla fine di marzo ventiventi”, nel tempo del distanziamento forzato, della diffidenza; nel tempo del corpo costretto a sottrarsi.

Controcanto disincantato alle poesie, alle domande inevase e inquiete, necessarie e struggenti di Jonida Prifti, lo sguardo di questa studiosa dei fenomeni e delle dinamiche sociali prende la forma di racconti brevi che, servendosi dei versi, cercano una risposta plausibile non solo agli interrogativi lasciati in sospeso da Jonida, ma più esattamente a questo inusuale “essere corpo alla fine di marzo ventiventi”, fermo anch’esso alla stazione degli occhi, in mezzo ad altri corpi pietrificati nell’attesa.

Dove finisce il corpo, la sua essenza stessa, se è costretto a sottrarsi? Dove finisce il suo reagire ad altri corpi, se anche questi si sottraggono? Dove finisce il suo essere corpo vivo, se si condensa, isolato, al centro di uno sguardo fermo alla stazione di un divenire che non sappiamo quanto tempo richiederà?

Scrive Donatella: «Sono stata un corpo che amava, un corpo con i piedi ben piantati, un corpo per cui l’amore non può tradursi che in tatto, umidità, organicità. Tutto l’amore, non solo quello sensuale. Tutto l’amore era per me umidità e senso». E ora?

Finanziare il nostro progetto significa:

  • riporre fiducia nelle possibilità offerte dalla poesia, dalla ricerca condotta da quanti ne hanno fatto una ragione di etica e di onestà intellettuale; dare fiducia allo sguardo di una poetessa – che, ancora una volta in lingua madre, così come in origine, si fa portavoce della comunità che rappresenta – coadiuvato e riletto attraverso il sentire di una Sociologa;
  • vuol dire affidarsi alla voce viva degli autori, al loro corpo, alla loro presenza, ragione stessa del loro lavoro;
  • vuol dire credere, con noi, che ogni studio, riflessione, teorizzazione, narrazione non serva a molto, se non nel proiettarsi oltre sé, nel consegnarsi all’altro, nella prospettiva di un accadere possibile che è un farsi in comune, come la poesia stessa richiede.

Commenti (4)

Per commentare devi fare
  • avatar
    Oriana Ciao :)
    • avatar
      Sara ci vediamo il 21 dicembre!
      • avatar
        Dino AUGURI a Stazione degli occhi! ciao dino
        • avatar
          ANDREA Voci poetiche e resistenti anche ai tempi del covid

          Gallery

          Questo progetto ha segnalato obiettivi di sviluppo sostenibile

          Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.

          4. Istruzione di qualità

          Istruzione di qualità: garantire a tutti un'istruzione inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento permanente eque e di qualità.