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Era il 2002 quando Fabri Fibra cantava nel suo primo album Turbe Giovanili il mantra che ha segnato un’intera generazione: “se non dai il meglio, non ti torna il meglio”. Frase che ha accompagnato - anche nelle sue versioni parafrasate “se lo vuoi, lo otterrai”, “basta impegnarsi”, “chi lo merita ce la fa” - la mia generazione, segnando il modo in cui siamo stati educati: competere, performare, ottenere.
È questo stesso mantra che risuona nelle storie di chi, intrappolato nelle aspettative accademiche, ha scelto di morire pur di non mostrare fragilità.
Lorenzo, Giada, Norman, Diana. Sono solo alcuni dei nomi di studenti universitari che, nell’ultimo decennio, hanno deciso di porre fine alla propria vita, schiacciati dal peso della performance accademica.
Spesso inscenavano una carriera brillante, fino a comunicare una finta data di laurea che coincideva con quella della morte.
E' sempre più frequente leggere in cronaca nera di gesti estremi commessi da giovani studenti e studentesse universitari che sembrano seguire un copione che ritorna con inquietante regolarità: intrappolati nelle aspettative, iniziano a mentire a chi li circonda, nascondono gli esami non sostenuti, fingono di portare avanti una carriera accademica lineare.
La recita diventa sempre più complessa, fino a includere la scelta di una data di laurea inventata. Quel giorno, invece di festeggiare con amici e familiari, scelgono di suicidarsi, trasformando l’illusione di un traguardo in un atto estremo di rottura.
Lorenzo si è gettato dal Ponte di Stalingrado a Bologna l’8 ottobre 2021, dopo anni di bugie sul suo percorso universitario. Esattamente un anno dopo, nello stesso giorno, un altro studente si toglieva la vita nello stesso modo, a Pontelungo.
Diana, venticinque anni, scompariva il giorno del suo compleanno, dopo aver detto ai familiari che stava andando a consegnare la tesi, per poi togliersi la vita.
Antonio e Giada, sconosciuti tra loro, avevano fissato lo stesso giorno di laurea, il 7 dicembre 2023: lui si è lanciato dall’acquedotto Maddaloni, lei è stata ritrovata - viva - in un hotel di Roma.
E poi Norman Zarcone, dottorando a Palermo, che nel 2010 decise di farla finita nei locali della sua facoltà, soffocato dal precariato universitario.
Queste morti, così simili eppure mai ricondotte a un quadro comune, mostrano un pattern che non è più possibile ignorare.
Se non dai il meglio vuole essere un’inchiesta scritta in 5 episodi, che intreccia storie individuali, testimonianze e dati per indagare le responsabilità degli atenei e la totale assenza di presidi efficaci di tutela psicologica nei luoghi di formazione.
Quali sono state le risposte degli atenei dopo tutte queste morti?
Cosa ha detto o fatto il Rettore di RomaTre dopo che un suo studente, Maurilio Masi, nel 2016 si è sparato nei corridoi della facoltà di ingegneria davanti a tutti i suoi colleghi, poco dopo essersi lamentato con loro dell’ansia da esami?
Cosa ha denunciato Antonio Luigi Corrado nelle 42 pagine di diario, rinvenuto dagli inquirenti, dopo che la sorella lo aveva trovato impiccato, dato il ritardo sugli esami? Cosa ha risposto il Rettore di Pavia alla lettera di uno studente – di cui la cronaca non ha fornito il nome – che poco prima di togliersi la vita nel 2022 gli mandava una mail denunciando l’inefficacia del sistema dei crediti?
Quanti sono davvero i casi di morti di merito in Italia?
Quanti non sono mai stati raccontati?
E, soprattutto, quanta responsabilità ricade su un sistema che misura il valore delle persone solo in base alla performance e al raggiungimento di un traguardo?
Sostenere questa raccolta significa finanziare la realizzazione di un’inchiesta indipendente in 5 episodi scritti, che partendo da queste vicende personali porterà alla luce un problema collettivo.
Un lavoro narrativo e investigativo che darà voce a queste domande, restituendo dignità alle vittime e chiedendo conto alle istituzioni: perché il personale è politico, e il diritto allo studio non può esistere senza il diritto alla cura.
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Buona salute: garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età.
Istruzione di qualità: garantire a tutti un'istruzione inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento permanente eque e di qualità.
Buona occupazione e crescita economica: promuovere una crescita economica inclusiva, sostenuta e sostenibile, un'occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti.
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