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La località Batia, nel territorio comunale di Amaroni (CZ), custodisce testimonianze ancora in gran parte inesplorate di un importante insediamento monastico medievale, probabilmente riconducibile all’Abbatia di San Nicola delle Magliole, appartenente all’Ordine basiliano.
Il sito, identificato su fonti storiche e toponomastiche con la zona dell'altura del Vioterito (var. Bioterito, Viteorito, Vitaritu), è menzionato in connessione con la figura di San Luca di Melicuccà, vescovo e monaco basiliano, morto presumibilmente proprio ad Amaroni nel 1114.
L'abbazia è legata a una complessa rete di fonti letterarie, documentarie e agiografiche. Secondo Domenico Martire, che ne parla in Calabria Sacra e Profana (1877), essa va identificata con una delle sei badie basiliane elencate da Ferdinando Ughelli nella sua Italia Sacra; in particolare, con la Badia di San Nicola de’ Migliota (o Magliole), da collocarsi in territorio amaronesse, lungo l’antico tracciato della SS181 per Girifalco.
La documentazione storica è supportata anche da tracce materiali ancora visibili: all’altezza del ponte sul fiume Ferrera, alla sinistra della strada in direzione Girifalco, sono osservabili i resti monumentali di una costruzione in elevato e di una chiesa annessa, che secondo la tradizione fu fondata proprio per volontà di San Luca e nella quale egli volle morire. Non lontano, si estende un campo noto con il toponimo di “Fiorito” (fjuredha), anch’esso attestato dalle fonti e ritenuto parte dell’antica pertinenza agraria del cenobio.
A circa un chilometro di distanza dai resti dell’Abbazia, in prossimità della contrada detta “San Nicola il Vecchio”, ai piedi del colle noto come Majiurizzuni, si conservano ulteriori ruderi murari, verosimilmente pertinenti a un nucleo funerario o a un insediamento annesso. In questo luogo è stato segnalato in passato il rinvenimento di unsarcofago in pietra, che alcuni studiosi ipotizzano possa appartenere al cimitero dell’antica Majiurizzuni, forse connesso alla comunità monastica.
Infine, la figura di San Luca di Melicuccà, strettamente associata alla fondazione o rifondazione dell’abbazia, rappresenta un elemento di forte interesse agiografico e culturale. Venerato dalla Chiesa cattolica, è protagonista di numerosi miracoli riferiti a luoghi simbolici della Calabria (come Sibari, Squillace, Seminara, Placa, Galliano), e la sua scelta di morire in questo sito contribuisce a rafforzarne la centralità storica e spirituale nel paesaggio medievale calabrese.
Alla luce di queste fonti, la località Batia, insieme ai siti connessi (San Nicola il Vecchio, Majiurizzuni, campo Fiorito), si configura come un complesso archeologico e cultuale di prima importanza, che merita di essere indagato con un approccio interdisciplinare integrando ricognizione di superficie, prospezione geofisica, scavo selettivo, indagine toponomastica e documentaria.
Il progetto "Riscoprire Batia" si propone di restituire centralità scientifica, culturale e territoriale a un sito che conserva forti potenzialità archeologiche e storico-religiose. I principali obiettivi sono:
L’obiettivo a medio termine è quello di includere il sito nel circuito dei luoghi della memoria monastica e spirituale della Calabria, valorizzando la figura di San Luca di Melicuccà come elemento unificante tra ricerca, fede e territorio.
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