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Pubblicazione EDIZIONE DECENNALE del libro "Sulla Strada di una nuova Coscienza"

Una campagna di
Francesco Mazzarini

Contatti

Una campagna di
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Pubblicazione EDIZIONE DECENNALE del libro "Sulla Strada di una nuova Coscienza"

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  • Categoria Libri & editoria

Una campagna di 
Francesco Mazzarini

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Il Progetto

Ciao a tutti, sono Francesco Mazzarini, cantautore, appassionato di filosofia e saltuariamente anche scrittore.

LA STORIA

Correva l'anno 2007 e mi accingevo a scrivere il mio primo libro.

Esattamente dieci anni fa, mi cimentai nell'opera di scrivere un libro, un urlo della mia anima, uno sfogo, che non trovava valvole se non in formato cartaceo. Tempi complicati, dove prese di consapevolezza diverse dal comune mi misero in una condizione di estrema solitudine "spirituale". 
Fortunatamente oggi, 10 anni dopo, tutto è diverso. Sono circondato da meravigliose persone a me molto affini, sono sposato ed ho una vita serena.

Con mio enorme stupore, molte persone mi ringraziarono, perché in quel testo trovarono rispecchiati molti aspetti della loro vita, a volte addirittura mi dissero che questo libro le aveva aiutate a comprendere e risolvere alcuni problemi personali. Una gioia immensa, totalmente inaspettata.

IL TESTO

Lo scritto è impostato a mo' di dialogo diretto verso il lettore, come se si stesse facendo una chiacchierata attorno ad un tavolo (il senso ne viene spiegato nel breve prologo allegato).

Ho preferito questo stile per poter appunto raggiungere con più facilità le persone che come me all’epoca muovono i primi passi verso la comprensione di realtà diverse da quelle proposte dalla visione classica quotidiana, con una dialettica semplice e citazioni persino da cantautori conosciuti (ma di elevato spessore intellettuale, filosofico e spirituale).

La prima edizione venne autoprodotta, con sole 200 copie, che finirono nel giro di pochi mesi.
Poi mi misi a divulgare via e-mail la versione PDF, gratutiamente.

OBIETTIVO

Come accennato, quest'anno ricorre il DECENNALE, e mi piacerebbe molto poterne ristampare delle copie in una versione celebrativa. Dopo avere inviato ad alcune case editrici, e non aver trovato risposte, ho deciso di autoprodurre anche questo.

Il testo è stato rivisto e corretto, ed ampliato in certe parti.


Vi allego un breve estratto dalla nuova introduzione e da uno dei capitoli (mi scuso per gli errori di impostazione dovuti al copia-incolla).

ANTEPRIMA

INTRODUZIONE (DIECI ANNI DOPO…)


Cari amici, 
mi ritrovo a distanza di dieci anni dalla pubblicazione del mio primo libro a volervelo riproporre, per  condividere con voi alcuni ragionamenti ed alcune esperienze che a partire dall’anno 2005 mi hanno travolto e trascinato verso sentieri di consapevolezze diverse.
Se non vuoi essere accompagnato, il destino ti trascina.
Aperture di mondi misteriosi, magici. Pertugi verso tesori inenarrabili nascosti nelle profondità della grotta.
E la grotta è il nostro inconscio.

“Rendi cosciente il tuo inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino” diceva uno dei più grandi psicoanalisti di sempre, Carl Gustav Jung.
In questo libro non scrissi profonde verità esoteriche o trattati accademici con paroloni complicati.
Il mio intento era quello di raggiungere le persone come me, all’epoca, che muovevano i primi passi verso stati di Coscienza maggiori.
E per farlo servivano dialoghi diretti, semplici, come una chiacchierata tra amici al bar.
Momenti tranquilli di cronaca, ma anche leggere incursioni in leggi più esoteriche, qualche pizzico di indignazione e aperture di parentesi. Come appunto durante un sabato pomeriggio seduti ad un tavolino di un qualsiasi bar.
Immaginiamoci quindi attorno a questo tavolo, mentre beviamo assieme un buon caffè e iniziamo a chiacchierare del più e del meno.
Come scrissi, questi sono i primi gradini. Tutto parte da un primo gradino.

Francesco Mazzarini, 27 gennaio 2017

3. CERCO UN GESTO, UN GESTO NATURALE

Cari amici che leggete queste pagine, prima di iniziare il discorso vorrei proporvi il testo di una canzone di Giorgio Gaber dal titolo, appunto, Cerco un gesto naturale. Sottolineerò le frasi dalle quali prenderò spunto per questo terzo capitolo:

Mi guardo dal di fuori come fossimo due persone
osservo la mia mano che si muove, la sua decisione da fuori vedo chiaro,
quel gesto non è vero

e sento che in quel movimento io non c’ero.

A volte mi soffermo e guardo il fumo di una sigaretta la bocca resta aperta,
forse troppo, poi si chiude in fretta si vede chiaramente che cerco un’espressione

che distacco, che fatica questa mia finzione.

Cerco un gesto, un gesto naturale per essere sicuro che questo corpo è mio
cerco un gesto, un gesto naturale intero come il nostro Io.

E invece non so niente, sono a pezzi, non so più chi sono capisco solo che continuamente io mi condiziono devi essere come un uomo, come un santo, come un dio per me ci sono sempre i come e non ci sono io.

Per tutte quelle cose buone che non ho ammazzato chissà nella mia vita
quante maschere ho costruito queste maschere ormai sono una cosa mia

che dolore, che fatica buttarle via.

Cerco un gesto, un gesto naturale per essere sicuro che questo corpo è mio
cerco un gesto, un gesto naturale intero come il nostro Io.

Cerco un gesto, un gesto naturale per essere sicuro che questo corpo è mio
cerco un gesto, un gesto naturale intero come il nostro Io.

Cosa ho visto ad un certo punto della mia vita? Niente di particolare, ho solamente aperto gli occhi.

Parliamo della massa.

Intesa come folla, insieme e quantità di gente che segue la moda del momento.
Ebbene, io non ho più niente da spartire con la cosiddetta massa. Gente schematicamente costruita dai subliminali dei nostri burattinai. Per fortuna sono riuscito a rompere alcuni schemi. Però posso comprendere certi atteggiamenti, perché fino a non molto tempo fa ero dentro a questa massa.

Uno dei problemi principali delle masse, a mio modesto avviso, è la moda. Ti impone come devi vestire, cosa devi mangiare, come parlare, che musica ascoltare, cosa leggere (ahahah! leggere... è vero, che sciocco, me ne stavo quasi dimenticando che in Italia non si legge quasi più! Meglio, più si è ignoranti, meglio ci si fa spupazzare), ma cosa ancor più importante, come devi pensare.

Cosa ci insegnano i subliminali con i quali ci imbottiscono sin dall’infanzia?

Il diverso è male. Tu sei il migliore, le idee giuste sono solo le tue, tu sei il re del mondo, devi arrivare alla potenza, devi avere tanti soldi, ecc...
Parlando con varie persone riguardo i loro sogni futuri, è emerso che buona parte di loro ha come sogno “avere tanti soldi” (toh, chi si rivede!). Non l’essere felici o sereni o in salute, avere tanti soldi.
L’umiltà e la semplicità sono concetti oramai mitologici, non applicabili alla nostra esistenza e mi chiedo il perché. Vi farò una noia pazzesca in queste pagine insistendo sul bisogno di semplicità, umiltà.

La Bibbia dice: Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: «Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio», mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello[1].

Bisogna smetterla di sentirsi superiori, arroganti, perché se tu sei superiore in una cosa, ne sei inferiore in un’altra.
E allora?
La persona che guardi a testa alta dall’alto del cocuzzolo, potrebbe capovolgere 
la situazione in altri ambiti. 

Salire su una nube, e guardare te, povero arrogante, rimanere ancorato alla terra e ai suoi materialismi.

Dobbiamo capire il concetto di rispetto, cosa che sta diventando rarissima nelle nuove generazioni. Droghe ed alcol stanno distruggendo determinate cellule del cervello, hanno un effetto mirato, inibendo il senso del rimorso o le cellule adibite a funzioni più spirituali.

Non essendo scienziato però, non saprei spiegarne bene il meccanismo.

Quindi vi invito ad un approfondimento, se gradite conoscere meglio questo discorso.

[1] Vangelo di Luca, 6,39-42

Bisogna smetterla di credere che ogni individuo percepisca sensi e sensazioni in modo uguale: se uno dice di essere stanco, nonostante abbia faticato nello stesso modo tuo (e tu non lo sei), non è necessariamente una bugia. La gente percepisce in modo diverso.

Se a me fa male un dito, non puoi dirmi “non è vero”, e viceversa io non posso dire 
la stessa cosa a te.
Mi sembra semplice e solare, ma molta gente non ci arriva. Dà tutto per scontato, pensa che la percezione del dolore, della gioia, lo scorrere del tempo, avvenga allo stesso modo per tutti.
Non è vero!
Partiamo da questo concetto, per abbattere un po’ della nostra arroganza.
Cito ancora Gaber (fonte inesauribile di frasi elevate): “bisogna smetterla una volta per tutte di sentirci delle brave persone!”

Ci vuole più umiltà.

Bisogna smetterla di dire che quello è cattivo, l’altro è bastardo, l’altro noioso, quello più simpatico, l’altro meno. Ogni essere umano è quello che è, soprattutto è uno specchio dell’altro.
 Concetto difficile.

Provo a fare degli esempi:

Io sono al lavoro, sto bighellonando. Il mio collega mi riprende dicendomi di impegnarmi di più ed essere più serio nel lavoro. Io cosa dovrei pensare? “Che rompiscatole, uffa, non si fa mai gli affari suoi!”


Potrei pensarlo. E se pensassi invece che lui è uno specchio, che mi riflette una cosa che a me attualmente manca, la serietà sul lavoro?

***

Due persone si trovano una di fronte all’altra, dibattono su qualcosa. Il primo con calma, serenità e quindi lucidità. Il secondo con arroganza, rabbia e quindi come conseguenza naturale, la lucidità viene a mancare. Si rischiano di dire anche cose che non si pensano in questi casi. Il primo vedrà nel secondo uno specchio, ma lo specchio gli mostra quello che ha perso, quello che non è più e che gradi di coscienza più elevati hanno lasciato indietro. Il secondo vedrà nel primo quello che gli manca. Perché le prime caratteristiche si acquisiscono solo con esperienza. Una coscienza maggiore.

***

Io mi comporto male con una persona. Lei ha bisogno di una mano ed io non l’aiuto. Pochi giorni dopo capita la stessa cosa a me, ho bisogno di una mano ed un’altra persona diversa dalla precedente non mi aiuta. Questa persona è il mio specchio, che mi fa vedere il mio comportamento sbagliato in precedenza e che, molto probabilmente, mi farà capire l’errore ed eliminarlo. In caso contrario, la Vita provvederà a far ripetere il tutto, finché non capirò la lezione.

Ogni persona che si incontra, ogni episodio che ci capita, vuole insegnarci qualcosa. Per la nostra crescita. Allora, cos’è il bene? Cos’è il male? Chi è cattivo? Chi è buono? 


Se la vediamo in questo modo, possiamo capire l’inutilità dell’arroganza e di tanti altri mostri che girano nei nostri cervelli.

Torniamo al discorso originale, mi sono dilungato un poco.

Mettendo Francesco contro una parete ed analizzandolo da fuori, mi sono accorto che ogni cosa che facevo era un GESTO INNATURALE, una forzatura dovuta dall’obbligo di seguire la massa.

“Devi andare in discoteca il sabato, altrimenti sei sfigato!”.

Bene. Ci andavo, puntualmente non mi divertivo e tornavo a casa più triste di prima.

Ora magari faccio due passi in piazza, una cantata con degli amici, ma essendo una cosa naturale, non una forzatura, vado a letto più sereno, a volte addirittura felice.

L’inutilità di ubriacarsi fino alla perdita di conoscenza è palese, ma la devi subire prima sulla tua pelle. L’essere umano deve vivere le esperienze per capirle. 


È normale. È NATURALE. 
 Sono processi della vita.

Una persona può richiamare e fare ramanzine quante volte vuoi, ma la via giusta, la strada da seguire, la devi capire da solo. E la vita farà fare le esperienze che serviranno per crescere, statene certi.

Ovviamente vivere in una realtà come quella odierna, avendo una certa ideologia della vita non è semplice. Bisogna essere spesso dei bravi attori, far finta che ti interessino certe meccaniche e questo è INNATURALE.

Starei ore a parlare di cose più alte, più profonde, ma anche dei semplici meccanismi della vita e della natura, di arte in ogni sua forma. Invece nei dialoghi risulti solo pesante, quindi devi fingere e sparare stupidaggini una dietro l’altra o, peggio, parlare di cose che non interessano.

Con questo non voglio dire che non si debba parlare del più e del meno, ci mancherebbe altro, per carità. Sono un sostenitore dell’ironia e del sorriso. Dico solamente che sembra vietato parlare di cose intelligenti.


Com’è difficile trovare gente con la quale parlare di questo: “che distacco, che fatica questa mia finzione”.

L’altra frase della canzone, dalla quale prendo spunto, anzi, che utilizzo più come titolo del paragrafo, è: “devi essere come un uomo, come un santo, come un dio, per me ci sono sempre i come e non ci sono io”.

Purtroppo molte persone sono indotte, spesso con forzature sotterranee, a comportarsi come i falsi idoli che vengono proposti sui media. Come scrivo in una mia canzone, sono “stupidi burattini che pensano solo ad essere abbronzati, muscolosi o con le tette fuori”. Gli stereotipi che ci passano i media, inconsciamente, ci portano ad essere come loro. Allora si vedono uomini che pensano solo ai soldi ed al sesso, al potere, ad essere bastardi e piacioni, mentre si vedono donne con mille turbe e paranoie, che da una goccia d’acqua costruiscono oceani. Purtroppo oggi, questi modelli standard di persone, non esistono solo sui media.

Quante volte le ragazze si fanno turbe mentali perché le hanno viste in telenovela o da Maria De Filippi? 

La televisione è un mezzo potentissimo di comunicazione. Pensate quante informazioni vi passano ogni giorno e quante persone le colgono. Bisognerebbe fare molta attenzione a quello che si manda in onda, invece mi sembra che i vari direttori pongano l’attenzione nel senso opposto, mandandoci messaggi totalmente inversi, spesso con programmi caotici, per mandare in confusione l’essere umano. Pensate solamente al danno che procura nei dialoghi famigliari, piccolo esempio: una volta il pranzo e la cena, erano momenti SACRI per una famiglia, era uno dei pochi momenti dove ci si riuniva tutti insieme (e spesso lo è ancora), ed era un momento per parlare tra madre, padre, figli, nonni, e della loro giornata. Per conoscersi.

Oggi spesso e volentieri no, tutti incollati a sentire tragedie e nessuno sa niente di cosa succede ai loro cari.

Oggi ci bombardano con quelle nove o dieci notizie, guarda caso proprio nell’orario dei pasti (e per non sbagliare, ogni canale va in onda ad orari diversi, per coprire una vasta parte della giornata) delle quali la maggior parte negative (guai se i TG regalassero delle belle notizie). Ci fanno vedere solamente il lato negativo dell’uomo, sapendo bene che inconsciamente tutto ciò ha un certo peso.

Altra rovina della società: la televisione!

La maggior parte dei programmi è spazzatura e noi seguiamo la spazzatura. Televisioni, soldi, stati d’animo cattivi, potere.

Noi siamo delle mosche che volano sempre sopra la spazzatura, ma non ci accorgiamo che a pochi metri da noi c’è un campo di fiori. Quando si conosce la bellezza e la bontà dei fiori, cosa se ne può pensare della spazzatura? [3]

[3] La frase è ispirata da un’espressione di Sri Ramakrishna, che dice: “Una mosca che è abituata a svolazzare sulla spazzatura, crede che tutto il paradiso sia quella spazzatura, quando si sposta su un fiore, comprende...”

Noi dobbiamo essere noi stessi. 
 Punto.

Stop.

Non farci condizionare dalle mode del momento e dal fatto che subliminalmente dobbiamo seguire certi modelli, che tra l’altro sono imposti da individui che ci vogliono così.
 
Freddi. 

Insensibili.


Aprite il vostro cuore invece, bisogna volersi bene. Il resto è vacuità.

Spendo anche qualche parola per l’ultima frase che ho sottolineato. Parliamo di quelli che uccidono animali come cani, gatti, altri di dimensioni più grosse, ma anche microscopiche, che commettono azioni ignobili.

Povere creature, indifese, si trovano nel loro posto, nel loro habitat, e noi, anzi gli altri, perché non mi ci metto in mezzo, sparano ed uccidono.
 Una volta almeno la caccia serviva per sopravvivere, gli antichi popoli la praticavano solo per quel motivo. Avevano sicuramente molto più rispetto per la natura dei popoli odierni.

La caccia odierna: è come se qualcuno entrasse a casa tua, e volesse i tuoi capelli. Ti spara, ti uccide e se li prende. Freddi e gelidi come rettili.

Che azione inutile sparare.

Se poi è per divertimento, lo diventa ancora di più.
 È definito da qualcuno sport, mah...

Forse non è chiaro il concetto di sport a chi cataloga la caccia in questa categoria. Lo sport è divertimento, movimento, fa bene alla salute.

La caccia? C’è movimento se ti insegue un leone o un cinghiale, fa male alla salute, specialmente a quella degli animali. Non vedo proprio niente di sportivo nell’uccidere esseri viventi. La mia indignazione vale anche per chi taglia e rovina piante e vegetali per divertimento o per la cosiddetta estetica!

Ho un rispetto enorme anche per le piccole creature, ad esempio gli insetti. Spesso innocui.

Se non li si va a disturbare, quasi sempre non ti considerano, e tu perché li devi ammazzare? Chi sei tu per decidere di togliere la vita ad un essere vivente?

Pensa se mentre cammini per strada un piede gigante, senza ragione, ti calpestasse.

Solamente perché gli transitavi vicino.
È la stessa cosa. Identica!

Ho sentito dire ad alcune persone: “Perché Dio ha inventato gli insetti? Sono completamente inutili!”.
Bene.
 Sono così inutili che senza di loro la fioritura non potrebbe proliferare, senza di loro non potremmo avere miele o propoli, questo solo per fare alcuni esempi... inutili.

Trovo più inutile l’essere umano.

Che benefici porta all’ecosistema? Distruzione di alberi e distese di cemento...

Fine capitolo terzo. Ore 13.59 del 29/06/2007. 

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