Una campagna di
di Alessandro Conte e Monia SavioliContattiInserisci il tuo indirizzo email: ti invieremo una nuova password, che potrai cambiare dopo il primo accesso.
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MEDIA COMBAT TEAM HISTORY
Il progetto intende raccontare le evoluzioni che hanno portato le prime squadre di ricognizione fotografiche a trasformarsi negli attuali Media Combact Team documentando il coraggio dei pionieri che per primi hanno affrontato, anche a costo della vita, il compito di fissare tramite l’obiettivo, memorie e testimonianze altrimenti vanificate ed il ruolo e le competenze ora richieste ai militari dei Mct. Il percorso teso ad offrire al pubblico il racconto delle pagine più interessanti e coinvolgenti della storia attraverso l’attività dei Mct, avrà la funzione di fissare l’attenzione sull’importanza del loro operato. Assistere ai filmati e osservare le immagini scattate direttamente nel momento in cui i fatti accadono, offre la possibilità di partecipare, anche se da spettatore, all’evoluzione della storia. E soprattutto di catturare con gli occhi immagini più esplicative e forti di qualsiasi testo scritto.
E’ in questo il grande valore del compito svolto dal Mtc che si traduce anche in un alto rischio per gli operatori esposti a momenti cruciali e cruenti. Chi sono gli operatori dei Mct? Quali motivazioni li hanno spinti ad affrontare quel ruolo? Quali difficoltà hanno dovuto affrontare? Quali erano e quali sono i rischi maggiori? Chi di loro ha perso la vita?
Il progetto vuole dare risposta a queste domande, spesso lasciate sospese per la mancanza di una documentazione in grado di offrire spiegazioni.
La nascita delle foto militari, tese a documentare tramite immagini le operazioni e gli interventi nel corso dei conflitti, risale alla guerra di secessione statunitense. Nel 1915 questa pratica venne sviluppata in Italia anche dal Regio Esercito attraverso la costituzione di squadre fotografiche e telefotografiche che nel settembre di quell’anno consumarono 36 metri quadri di lastre sensibili e 187 mq di carta al bromuro. Nel luglio del 1918 si passò rispettivamente a qualcosa come 451 mq e 3855 mq, con un aumento delle foto camere aeree da 22 a 391. La ricognizione fotografica serviva non solo per mappare le trincee e il territorio ma anche per tenere d’occhio l’attività nemica.
Nella seconda Guerra Mondiale, dall’insieme dei materiali presenti nei depositi dei reggimenti genio di Roma, Cagliari, Tripoli e Tirana, furono costituiti diversi reparti con il compito di documentare le attività operative ai fini di studio strategico e comunicazione.
Ma ancora più interessante fu la collaborazione con l’Istituto Luce (l’Unione Cinematografica Educativa) per tutte le attività di produzione / distribuzione di giornali, documentari cinematografici e film didattici. Con questa iniziativa si usciva dai Comandi militari per rivolgersi al grande pubblico.
Fotografie e riprese diventano in questo modo non soltanto strumento a supporto delle attività logistiche e di intelligence ma anche modalità di interazione con un pubblico sempre più interessato a vedere e non soltanto leggere o ascoltare.
L’evoluzione dell’ultimo periodo, accelerata dal proliferare di teatri operativi esteri nei quali la forma armata è impiegata, ha qualificato ulteriormente figura e l’operato del Media Combact Team.
Oltre Oceano lo sviluppo delle attività dei Mct è stata ancora più peculiare in relazione ai conflitti che hanno visto impiegate le forze armate statunitensi.
Scheda Progetto
Titolo: “Media Combat Team ”
Miniserie: 3 puntate
La prima e seconda Guerra Mondiale
1950 – 1990 Kosovo e Libano
Dal Libano all’Afghanistan il Media Combat Team moderno
Durata: 36 minuti a puntata
Autori: Alessandro Conte, Monia Savioli
Regia: Emanuele Princi
Redazione: Sabiena Stefanaj,
Segretaria di produzione:
Amministrazione e controllo: Massimiliano Gottardi
Riprese: 8 ½ Produzioni
Produzione: Centro Studi Roma 3000
Musiche: Francesco Verdinelli
Tipo documentario : Espositivo
Centro Studi Roma 3000
L’associazione ROMA 3000 è un centro di studio, ricerca e sperimentazione che opera nell’ambito delle politiche sociali, educative, culturali, dei sistemi di welfare e dei servizi alla persona con l’obiettivo di studiare il contesto socio economico culturale nazionale per promuovere ai cittadini e alle istituzioni nuovi percorsi di sviluppo sostenibile. Svolge le sue attività grazie alla collaborazione di molti studiosi ed esperti italiani e stranieri per lo sviluppo dei propri studi e ricerche e collabora con enti statali e con soggetti privati per studi, ricerche e sperimentazioni.
Ente senza fini di lucro si finanzia con le donazione degli associati e di aziende che promuovono singoli percorsi di studio
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