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Ho accolto un ragazzo al Villaggio.
Ho accompagnato un allievo al lavoro
Poche parole, che raccontano l’anima del Villaggio, la sua missione e la sua storia.
Nel contesto di un un'Italia postbellica afflitta dalla scarsità e dalla necessità, l’obiettivo del Villaggio Scolastico Artigiano non era soltanto quello di fondare una nuova scuola artigiana, quanto sopratutto quello di dare un punto di riferimento e un’opportunità di istruzione e avviamento al lavoro a centinaia di ragazzi privi di risorse e spesso anche orfani di guerra.
Secondo la visionaria idea del suo fondatore, il Maestro Leopoldo Fantozzi, Il Villaggio era rivolto ai più deboli - “orfani, vittime della guerra o comunque infelici” - li accoglieva e li avviava ad un percorso che coniugava lo studio e il lavoro per la formazione di bravi artigiani, che potessero poi trovare impiego nelle industrie locali.
Nei laboratori i ragazzi imparavano a modellare l’argilla, a dipingere le ceramiche, a intagliare il legno, successivamente si sono aggiunti i reparti di meccanica ed elettrotecnica e la lavorazione della paglia, che rappresentava una delle specificità produttive più forti del territorio.
Ma il Villaggio non era solo questo, era anche una comunità costruita intorno alla condivisione e alla partecipazione attiva di ogni allievo.
Era il coinvolgimento attraverso un modello democratico che assegnava ruoli e mansioni attraverso la votazione dell'Assemblea Generale, l'elezione del Primo Cittadino e degli incaricati alle varie funzioni (salute, agraria, sport, musica)
Erano le gite a Caprera, ospiti di donna Clelia Garibaldi, a bordo delle navi messe a disposizione dalla Marina Militare, un'esperienza ancora oggi viva nella memoria dei Ragazzi che spesso, fino al quel momento, non avevano mai visto il mare.
Erano le tante feste che si svolgevano al Villaggio, rigorosamente aperte dalla banda dei Bersaglieri, e alla presenza sempre di ospiti importanti, da Clelia Garibaldi e Wanda Ferragamo che del Villaggio sono state madrine affettuose e fino alla fine assidue sostenitrici, fino a Gianni Rivera, Gino Bartali, all’ editore Renato Giunti, al pittore Pietro Annigoni, ad Alberto Aleotti e a molti altri ancora.
Del resto il modello di didattica del Villaggio che metteva al centro gli studenti rispetto a valutazioni e programmi ministeriali faceva parte di un nucleo ristretto di realtà che negli anni successivi sarebbero state fondamentali nella rivoluzione dell’insegnamento. E proprio a Signa nel 1954 si riuniva infatti il Movimento di Cooperazione Educativa, cui partecipavano tra gli altri La Scuola Città Pestalozzi di Ernesto Codignola e la Scuola Viva di Carmela Mungo.
Un modello talmente forte da riuscire a trasformare in opportunità persino quella che è stata sempre la maggiore difficoltà del Villaggio ciò la sua sussistenza economica. Negli oltre 50 anni di attività il Villaggio si è mantenuto orgogliosamente libero da sovvenzioni e interventi pubblici ed ha potuto farlo grazie alla capacitò di costruire una fitta rete di rapporti e di interazioni con le aziende del territorio che volentieri supportavano con ogni possibile forma di collaborazione un progetto che creava artigiani di primo livello e lavoratori competenti. Non solo denaro, ma anche macchinari, materiali ma anche collaborazione nella gestione dei laboratori e reparti.
Alla fine del percorso scolastico i ragazzi conseguivano il diploma di terza media e, uno ad uno, venivano inseriti nel mondo del lavoro, ciascuno di loro veniva accompagnato al lavoro dal Maestro Fantozzi, in bottega in fabbrica o in negozio ma il legame con il Villaggio per tutti coloro ai quali ha realmente cambiato la vita non si è mai spezzato
Dai primi anni 2000 il Villaggio non è più scuola, ma molte cose si possono ancora fare oggi come allora partendo da I Ragazzi del Villaggio.
La riscoperta di questa storia passa dalle memorie di molti dei “ragazzi del Villaggio” che hanno partecipato in vario modo alle attività e ancora conservano un ricordo vivido di quella esperienza unica che ha avuto importantissimi riscontri e premi e che merita adesso di essere riscoperta e raccontata in un film che possa cristallizzarne la memoria, attraverso interviste e materiali di repertorio.
La storia del Villaggio è però anche una storia familiare che si sviluppa attraverso i ricordi dei nipoti e della figlia del Maestro Leopoldo Fantozzi, e grazie all’utilizzo dei loro diari personali e degli archivi inediti, ripercorre più di mezzo secolo di storia.
Una narrazione che sovrappone e confronta la sfera pubblica a quella privata in un contesto che rispecchia, dal piccolo al grande, i vari passaggi della recente storia nazionale nella quale il Villaggio di Signa merita un posto di prestigio.
La storia del Villaggio affonda le sue origini proprio in uno storico progetto di raccolta fondi, che adesso avrebbe sicuramente fatto uso del termine crowdfunding.
“Offri un mattone, mura un mattone” è stata la call to action con la quale il Maestro Fantozzi, nel lontano 1955, ha chiamato l’ intera comunità a partecipare alla costruzione della sede del Villaggio. Una chiamata che ha travalicato i confini locali e che, con un tam tam persino difficile da immaginare, ha portato al cantiere del Villaggio i ragazzi e le ragazze del servizio civile internazionale che provenivano da ogni parte del mondo fino alla Nuova Zelanda. E chi non murava un mattone, lo portava un mattone, dando il proprio contributo economico e facendo la propria donazione.
Partendo da qui, il Villaggio ha continuato ad essere sempre un progetto collettivo, che è riuscito ad andare avanti esclusivamente grazie ad un’ampia comunità di persone che si sono messe a disposizione per rendere possibile quello che si pensava impossibile, lezioni, tirocini, viaggi, feste e tutto quanto potesse essere necessario alla vita quotidiana della scuola.
Forti di questo spirito a noi i piacerebbe che intorno al film si ricostruisse una comunità analoga di persone che vogliono esserci e farne attivamente parte.
I costi per quanto ridotti non sono trascurabili e potranno solo in parte essere coperti da istituzioni e sponsor privati (che cogliamo l’occasione per ringraziare in anticipo).
Per questo vorremo poter contare su una comunità partecipe e coinvolta, su persone che conoscono il Villaggio e vogliono in qualche modo restituire una parte di ciò che hanno ricevuto ma anche su persone che non lo conoscevano prima di adesso e vogliono crederci, vogliono dar modo a questa importantissima memoria di essere riscoperta.
Perché oggi come allora le cose belle si fanno insieme.
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) costituiscono una serie di 17 obiettivi concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Istruzione di qualità: garantire a tutti un'istruzione inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento permanente eque e di qualità.
Ridurre le diseguaglianze: ridurre le disuguaglianze all'interno e tra i paesi;
Utilizzo responsabile delle risorse: garantire modelli di consumo e produzione sostenibili.
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