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HOTEL SACROMONTE

Una campagna di
Corrado Ceron

Contatti

Una campagna di
Corrado Ceron

HOTEL SACROMONTE

Campagna terminata
  • Raccolti € 30,00
  • Sostenitori 1
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Tutto o niente  
  • Categoria Documentari & inchieste

Una campagna di 
Corrado Ceron

Contatti

Il Progetto

HOTEL SACROMONTE

Progetto di Corrado Ceron per film-documentario sul mondo degli abitanti delle cuevas, a poche centinaia di metri dal centro abitato di Granada, in Spagna. Un mondo popolato da coloro che per scelta o per necessità hanno deciso di abbandonare la società “normale” per dedicarsi a una vita semplice.

No quiero dinero, libre kiero ser”

Non voglio soldi, voglio solo essere libero. Una dichiarazione di poetica, ma ancora di più una dichiarazione di vita.

Le grotte sono rifugi nel ventre della montagna, senz'acqua, luce o gas, i versanti sono i quartieri, due precipizi che si incontrano formando un anfiteatro. Il vicinato è uno spettacolo di musica, grida, colori e lamenti. Emarginati, banditi, rifugiati, fuorviati, disillusi, fuorilegge, viaggiatori, perseguitati, bambini perduti, resistenti. Esseri umani che vivono con invidiabile armonia, lontani dalle luci della città distante e che seguono le ragioni comuni di una vita degnamente vissuta e diversamente libera. Fuori dal sistema, perché sono loro stessi il proprio sistema.

CONTESTO STORICO

Storicamente, le montagne intorno a Granada sono monumenti che testimoniano una terra di frontiera, ricca di anfratti, grotte, cunicoli naturali, da sempre abitati dall'essere umano, grazie alle caratteristiche climatiche naturali, alla posizione strategica (per gli arabi e gli ebrei cacciati dalla Reconquista cristiana rappresentavano ottimi nascondigli), e per la particolare gestione comunitaria, fondata sulla non proprietà privata.

Queste montagne si possono considerare le più vecchie d'Europa, più vecchie del concetto stesso d'Europa. Sono le montagne dove tutto cambiava forma, dove le lingue si fondevano in suoni comuni, dove, tra una battaglia e l'altra, c'era spazio per il passaggio di popoli. Con l'espulsione dei mori dal regno di Granada, nel 1569, l'utilizzo delle cuevas si va via via configurando comerifugio dei profughi, dei senza terra, degli stranieri in terra straniera, e il Sacromonte diviene in poco tempo la culla di chi si opponeva al rigore di una città dominata dai re cattolici. Più tardi s'insediarono alcune comunità gitane, scavando nella montagna e costruendo nuove grotte, tanto che oggi il Sacromonte è considerato una delle più famose culle del flamenco. Poi, negli anni '70, le cuevas ebbero una sostanziale rinascita grazie al movimento hippie. In centinaia arrivarono da tutte le parti del mondo con l'intento di costruire un luogo lontano dalla cultura del consumismo e del capitalismo, così nelle vecchie cuevas tornarono gli artigiani, gli artisti, i musicisti, gli studenti.

LA RESISTENZA

La polizia ha tentato più volte di cacciarli dal loro “limbo”. Loro rispondono che contribuiscono alla conservazione della natura e del patrimonio storico. Da anni hanno un progetto per rinverdire il monte, pulirlo, riqualificarlo e trasformarlo in un parco vivo e attrattivo. Si considerano la normale continuazione del processo abitativo di questa zona, che non è mai appartenuta a nessuno ma che si è sempre configurata come terra di passaggio e ospitalità per “stranieri”.

Per questo, la collina del Sacromonte tutt'ora pare conservare intatta buona parte della sua “alterità”. Tra sentieri e cunicoli abita una comunità di individui nordici, artisti di strada slovacchi, ragazze coi dreadlocks in testa, immigrati nordafricani ma anche autoctoni, signori che parlano con forte accento andaluso e ragazzi di Granada che hanno scelto di sistemarsi una propria cueva e trasferirsi lì.

LE STORIE

Ma chi sono queste persone? Cosa cercano? Cosa le ha spinte a vivere qui? Che cosa offre questo posto?

Concetti come la libertà personale, la fuga dal mondo, la resistenza, la pazzia, l'eccesso, la ricerca della serenità, l'autonomia, la precarietà, il rischio, possono essere alcune delle risposte ma se si osserva meglio ogni singola esperienza, ogni singolo microcosmo, si scoprono miriadi di storie celate, necessità recondite, complessità che vanno oltre un'analisi superficiale.

Ed è qui che inizia EL LIMBO, il mio documentario, dalla volontà di raccontare storie che si intrecciano, personali e comuni allo stesso tempo, storie di arrivi e di partenze, perché il Sacromonte è sia un rifugio in cui stare sia un porto da cui salpare. Un limbo di anime che cercano altre anime, direttamente, senza le sovrastrutture costruite dalla società perbene, “normale”, cittadina. Un regno di disperati e di resistenti che vivono con poco ma che proprio per questo sono felici. La prova vivente che un'altra forma di vita è possibile.

PERCHE' SOSTENERCI

Personalmente ho fatto numerosi sopralluoghi al Sacromonte e ho conosciuto la gente del posto. Ho girato immagini e materiale che però non sono sufficienti a comporre un documentario completo.

Vorrei tornare a Granada con una troupe minima (4 persone) e approfondire le storie di alcuni personaggi, seguirli nella vita quotidiana, esplorare un loro punto di vista sul mondo, sulla società, sul lavoro, sulla politica, sulla religione. Credo che valga la pena scoprire storie inedite e meno “ufficiali”, dal momento che anche queste voci contribuiscono a creare la Storia.

E per fare questo ci vuole tempo, ci vogliono mesi e molta pazienza.

Il ricavato del crowdfunding servirà a coprire le spese dei viaggi, delle riprese, del noleggio materiale, del montaggio e di tutta la post-produzione.

CHI SONO

Corrado Ceron nasce a Vicenza nel 1980. Dopo il Liceo Classico, si laurea in Filosofia alla Cattolica di Milano. Dal 2004 si trasferisce a Roma dove consegue il diploma in Regia Cinematografica a Cinecittà. Frequenta inoltre un’accademia teatrale, una scuola di fotografia e un corso di scrittura creativa. E’ autore di cortometraggi di finzione, documentari, spot pubblicitari e videoclip. Ha lavorato come regista e direttore della fotografia per documentari in Albania, a Los Angeles, a Berlino. Ha partecipato, in veste di co-regista, alla realizzazione del lungometraggio ad episodi “La Ballata dei precari”, girato a Roma. Ha inoltre lavorato come assistente alla regia per fiction Mediaset (produzione Ares Film) e per lungometraggi (Diminuta, film brasiliano con Giancarlo Giannini). Nel 2010 vince un concorso europeo (Action for women), indetto dalla Camera dei Deputati e dal Consiglio d’Europa, con un corto dal titolo “Il mio primo schiaffo”, premiato al Festival di Venezia. Vince una menzione speciale al concorso Solinas Experimenta 2011, con la sceneggiatura del lungometraggio “MaiFrend“. Nel 2012 gira il cortometraggio “Prendere i cinghiali con le mani“, co-prodotto da Officina Immagini, premiato in più concorsi nazionali. Nello stesso anno fonda la MilagrofIlm, produzioni video e cinematografiche di cui è direttore artistico. Nel 2013 vince il primo premio come miglior cortometraggio al Social World Film Festival di Vico Equense (NA), col cortometraggio "Un amore di plastica". Nel 2013 ha prodotto un documentario (per la regia di Riccardo Maggiolo) sulla situazione del settore immobiliare in Italia ai tempi della crisi: “Giace Immobile”. Nel 2014 ha diretto il cortometraggio "Scorciatoie", con Maria Roveran e "Alma", con l'attrice brasiliana Clarice Alves. In questo momento sta scrivendo il suo lungometraggio d'esordio. 

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