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Ciao a tutti. Mi chiamo Sara e ho 21 anni. Quello che sto per raccontarvi è una parte della mia vita, un evento che mi ha segnato per sempre, nel bene e n mel male. Ho vissuto 4 anni a Barcellona, e dopo una bellissima esperienza lavorativa ho deciso di tornare in Italia. Tutto va per il meglio. Decido di trascorrere l'ultima settimana in compagnia della mia ragazza Arianna e della mia coinquilina Vanessa. Il 3 febbraio 2018 mi trovavo presso la stazione di Barcellona Sants. Dovevamo prendere il treno delle 13:32, diretto a Terragona, in provincia per passare un weekend insieme. Arianna si dirige verso il tornello per timbrare il biglietto del treno e un ragazzo davanti a lei resta immobile davanti all'entrata. Lei lo scansa, timbra il biglietto e va avanti. Il ragazzo inizia a gridare, a insultare. La chiama puttana, troia, testa di cazzo. Sono dietro di lui ma mando giù il rospo, timbro a mia volta il biglietto e vado avanti. Lui mi sputa addosso. Vedo la saliva colare sulla giacca ma resto calma. Arianna mi tira. Mi dice di non reagire e di andare a prendere il treno. Vanessa è d'accordo con lei. Arriviamo ai binari e tutto sembra finito. Ma è solo l'inizio. Sono di spalle ai binari e lo vedo arrivare di corsa. Sposta la gente, urla. Il primo colpo lo sento arrivare dritto in faccia. Cado e mi rialzo. Non capisco. La gente si dispone a cerchio, impaurita. Arianna e Vanessa mi aiutano, cercano di farlo calmare. Lui urla, le sorpassa e di nuovo come un cane rabbioso mi sferra un altro colpo. Ricado e lui mi rialza. Mi porta vicino ai binari e in un attimo mi spinge giù dalla banchina. Cado e sento il ginocchio aprirsi e il ferro dei binari sulla pelle. Non capisco dove sono, mi è sembrato di fare un salto nel vuoto. Al momento l'adrenalina mi assorda, sono in una palla di vetro. Poi sento Arianna urlare, mi rialzo e vedo il treno avvicinarsi a me. Le persone gridano, mi alzo ma mi fa male il ginocchio. Arianna si butta sulla banchina e mi tende la mano. La stringo e in quel momento stringo forte la mia vita. Mi tira forte dalla giacca, qualcuno l'aiuta. Il treno si ferma a meno di un metro da me. Le persone urlano, si precipitano verso di me e mi dicono di chiamare la polizia, di fare qualcosa ma non riesco a pensare. Arrivano le guardie e mi torna la voce, inizio a urlare, gli dico di trovarlo, di fermare tutti i treni. Ma lui è nascosto tra la gente. Si abbatte su di me con un ultimo pugno. Dietro. Sulla nuca. Sento arrivare il colpo con una forza immane e cado per terra 3 metri in avanti. Arianna e Vanessa mi rialzano, ancora per la terza e ultima volta. Per lui è finita. O almeno è quello che speravo. Le guardie lo portano via, un ambulanza mi porta in ospedale, non ho niente di rotto e me la cavo con 10 gg di collarino e qualche punto. Ma il vero dolore, il vero squarcio è dentro di me. Passiamo ore in caserma a denunciare tutto. Penso che finirà sicuramente in galera, che la giustizia farà il suo corso. Arriviamo al primo processo in cui si deve decidere se assegnargli il carcere preventivo in attesa della condanna. L'accusa è di tentato omicidio e lesioni aggravate. Ma lui ne esce indenne, se la cava con un obbligo di firma una volta al mese. Il prezzo della mia vita. Cerco di dimenticare, di smetterla di chiedermi perché un uomo può arrivare a tanto, cerco di giustificarlo, di odiarlo odi comprenderlo ma niente. Non riesco a giustificare tanta cattiveria. Lui non voleva farmi del male, non voleva sfogarsi su di me. Lui voleva uccidermi e mai nella vita avrei potuto pensare che qualcuno potesse arrivare a tanto. Qualche giorno fa il mio avvocato di ufficio mi ha comunicato che il ragazzo ha presentato un referto in cui si dichiara tossicodipendente (cocaina) e alcolizzato. Per lo stato spagnolo questo viene riconosciuto come attenuante. Ora sono qui a chiedervi di aiutarmi con un semplice gesto, con qualsiasi quantità di denaro, persino 1 centesimo. Lavoro da quando avevo 18 anni e non posso permettermi un avvocato penalista. Il mio avvocato di ufficio purtroppo non da molta importanza al caso e dice che non possiamo fare niente. In questi mesi tutto quello che mi è stato detto è che non potevo fare niente. Ho bisogno di un avvocato penalista per far valere i miei diritti di persona e di donna e mi rifiuto di credere che possa esserci un ingiustizia tale. Voglio vincere la causa e far cambiare idea a tutte le persone che non hanno creduto nella giustizia, a tutti quelli che per mancanza di soldi lasciano perdere, a tutti quelli a cui hanno rovinato la vita e stanno rimettendo insieme i cocci ora. Aiutatemi a credere che esiste un futuro. Ringrazio chiunque avrà la pazienza di leggere e sostenermi. Vi chiedo anche di condividere la mia storia con chiunque desideriate. Un saluto a tutti
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