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Se lo Stato non mi aiuta mi arrangio da solo

Una campagna di
Davide Panero

Contatti

Una campagna di
Davide Panero

Se lo Stato non mi aiuta mi arrangio da solo

Se lo Stato non mi aiuta mi arrangio da solo

Campagna terminata
  • Raccolti € 200,00
  • Sostenitori 8
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Donazione semplice  
  • Categoria Fundraising personale

Una campagna di 
Davide Panero

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Il Progetto

Mi chiamo Davide, sono un ragazzo di 25 anni, nato e residente a Torino. Scrivo per raccontarvi la mia storia, quella di un giovane imprenditore, e per denunciare le mille difficoltà che sto riscontrando nell'avviare un’attività in un Paese in cui l’accesso al credito per i ragazzi è difficile se non impossibile.

LA MIA STORIA

Dopo aver terminato gli studi decido di cominciare a frequentare una scuola professionale per parrucchieri ottenendo così, nell'aprile 2016, il mio primo impiego. Da questo momento sono iniziati i miei problemi con il mondo del lavoro. Vengo assunto inzialmente con un contratto da tirocinante, la mansione effettiva non corrisponde a quella per cui son stato assunto, e spesso mi toccavano straordinari non retribuiti. Tutto ciò per una paga di appena 600€. Nulla mi abbatte però, nemmeno una malattia autoimmune scoperta proprio in quel periodo che mi ha causato non poche conseguenze a livello fisico. Proprio per via della mia malattia, anziché avere una maggior tutela, arrivato al termine del tirocinio, non mi viene rinnovato il contratto. Mi viene però proposto un contratto mensile, par-time, come addetto alle pulizie (con però mantenimento delle mie precedenti mansioni) per coprire il frenetico periodo pre-natalizio allora imminente. Inutile dire che ho rifiutato tale proposta ma, nonostante ciò, il contratto viene avviato ugualmente e così mi ritrovo lo storico del lavoratore "sporcato" da un lavoro inesistente (causandomi non pochi problemi per la ricerca di un nuovo impiego). 

Nel giugno 2017, dopo mesi di ricerche vane, trovo un nuovo impiego in un campo per nulla affine a quello per cui studiai. Mi trovo ad essere un receptionist/responsabile logistico/responsabile formativo/commesso di un'azienda che tratta la vendita di prodotti e formazione per estetiste. Comincio con un contratto interinale, continuo con un tirocinio e, anche qui, la mansione indicata sulla carta non corrisponde a quanto realmente mi trovo a fare quotidianamente. Terminato il tirocinio il rapporto lavorativo continua con un contratto fantasma, mai presentato né firmato perché il consulente del lavoro, a dire del mio ex datore, non glene aveva mai consegnato una copia. Smentito dal ritrovamento casuale del documento, scopro che avrei dovuto lavorare 2 giorni a settimana con una paga base di 1000€ lordi, che aumentava di 150€ per ogni giornata lavorata in più. Inutile dire che le mie buste paga invece si aggiravano dai 300€ ai 1000€ netti al mese, lavorando anche 7 giorni su 7 e, a volte, superando le 12 ore giornaliere.

IL SOGNO

La mia idea imprenditoriale nasce proprio da quest'ultima esperienza lavorativa. Stanco dei lavori sottopagati e ai limiti dello sfruttamento, dopo le mie dimissioni, decido di aprire una realtà analoga, cercando sul mercato le migliori aziende del settore a supporto della mia azienda. Differentemente da altre accademie presenti decido di creare un ambiente diverso, progettato per garantire alle clienti il massimo comfort e garantire un’esperienza formativa non ritrovabile in attività concorrenti. Volevo creare una mia identità, un segno distintivo in grado di rappresentarmi. Ingaggio uno studio di progettazione per definire gli spazi, studiarne i colori. Sicuro del supporto da parte dello Stato ho cominciato ad investire una parte del mio capitale in attesa che enti pubblici e privati mi concedessero un finanziamento (che sulla carta sembrava un’impresa abbastanza semplice)

IL PROBLEMA

Dicembre 2018, iniziamo i lavori di ristrutturazione e, per via di continui ritardi e lungaggini burocratiche, sono costretto ben presto a bloccare i lavori avviati. Nonostante le iniziative promosse dallo Stato, nonostante la comprovata validità del mio progetto, mi ritrovo in una situazione che mai avrei immaginato. Scopro un totale disinteresse da parte di qualsiasi ente nel finanziare le start-up, operatori "volatili", inizialmente disponibili nell'aiutarmi per poi sparire nel nulla, tempistiche di attesa eterne che si concludono con esito costantemente sfavorevole.

L'apertura prevista per febbraio 2019 inevitabilmente slitta. Continuo a cercare un sostegno da parte di altri enti, passo da un Confidi a FinPiemonte, da un bando a prestiti possibili grazie ai tagli sugli stipendi dei parlamentari. La situazione comincia ad essere ingestibile. 

Il 16 maggio inoltro una pratica all'ennesimo ente, convinto che fosse la soluzione giusta. Attendo per due settimane quando di nuovo ogni mia speranza crolla. Ricevo via e-mail una lettera di delibera negativa. La motivazione, che personalmente ritengo assurda, è stato il ritardo di pochi giorni nel rimborso di una rata di circa 20€. Trovo sconvolgente come 20€ (che ribadisco essere stati pagati) possano avermi precluso la concessione di un prestito dall'unico ente disponibile a finanziarmi.

Ad oggi, giugno 2019, i risparmi per affrontare il periodo di avviamento dell'attività sono ormai agli sgoccioli e mi trovo in seria difficoltà. Per di più, ad un mese dall'evento di apertura già stabilito con l'azienda, sono con un pugno di mosche in mano.

La Repubblica Torino, 11 giugno 2019

I DUBBI 

Sono giorni che continuo a chiedermi il perché noi giovani dobbiamo scegliere se essere sfruttati o se rimanere a casa a spese dei nostri genitori. Perché dobbiamo rinunciare ai nostri sogni se non disponiamo di una buona base economica? Perché dobbiamo sottometterci ad uno Stato che nella vita quotidiana non ci appoggia e non ci aiuta a crescere, ma soprattutto a vivere dignitosamente? Uno Stato che, anzi, davanti alle difficoltà ci rende soltanto più poveri.

LA SOLUZIONE (spero)

Credo che per una questione di orgoglio personale, e forse per principio, ho deciso di non volermi arrendere. Per risolvere la mia situazione, che si fa sempre più critica a causa dei vari debiti che sto accumulando nel tempo, ho deciso di "scavalcare" gli enti. Dal momento che nessuno riesce a darmi un reale supporto non mi rimane che sperare unicamente nella solidarietà della mia comunità per garantirmi un futuro quantomeno sereno e dignitoso. Ho scoperto così il crowdfunding e credo al momento sia l'unico modo per finanziare il mio progetto. Non scelgo questa strada per ottenere più risorse e nel minor tempo possibile ma darmi un'ultima speranza, per sperare ancora in un futuro quanto meno sereno e dignitoso.

Con questa campagna di crowdfunding intendo non solo riuscire a finanziare il mio progetto ma anche tentare di far emergere la difficile situazione che ogni giorno tanti giovani sono costretti ad affrontare pur di riuscire a costruirsi un futuro. Se dovessi riuscire in questa impresa, inoltre, mi piacerebbe fondare un’associazione per fornire supporto a giovani imprenditori che come me hanno la voglia di mettersi in gioco nonostante le mille difficoltà. Se il nostro Paese non è in grado di supportarci sono convinto che, dandoci manforte, possiamo essere davvero in grado di cambiare le sorti di tutti noi. Dobbiamo renderci protagonisti di un cambio di rotta, vincere l'indifferenza e l'omertà che sta uccidendo sempre più la nostra società. Oggi tocca a me chiedere il vostro aiuto, un domani potreste esserci voi da questa parte dello schermo.

Voglio tenervi aggiornati, documentarvi le spese, voglio farvi vivere con me la nascita di questo progetto. 

Voglio rendervi complici di un cambiamento che può essere possibile solo grazie a voi!

"Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo" M. Gandhi

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