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"Sono tutti uguali" uno spettacolo teatrale (e politico) di Giulio Cavalli e Giuseppe Civati

Una campagna di
Bottega dei Mestieri Teatrali

Contatti

Una campagna di
Bottega dei Mestieri Teatrali

"Sono tutti uguali" uno spettacolo teatrale (e politico) di Giulio Cavalli e Giuseppe Civati

"Sono tutti uguali" uno spettacolo teatrale (e politico) di Giulio Cavalli e Giuseppe Civati

Campagna terminata
  • Raccolti € 2.265,00
  • Sostenitori 40
  • Scadenza Terminato
  • Modalità Raccogli tutto  
  • Categoria Arte & cultura

Una campagna di 
Bottega dei Mestieri Teatrali

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Il Progetto

Una campagna di crowdfunding per lo spettacolo politico di Giulio Cavalli e Giuseppe Civati che sarà in tourné dal prossimo novembre. La cifra indicata si riferisce all'obiettivo minimo, che è quello che ci permette di coprire scenografia, grafica, attrezzatura tecnica. Qualsiasi cifra supereriore aiuterà a coprire i restanti costi di produzione, compresi gli spostamenti, gli aiuti tecnici e i costi organizzativi e eventuali nuovi allestimenti e collaborazioni.


SONO TUTTI UGUALI

dialogo in atto unico
Di e con Giulio Cavalli e Giuseppe Civati

«Un privilegiato lo riconosci dalla postura che tiene nel tempo libero. L'oppressione non è qualcosa che ti compare sul petto come un ciondolo e nemmeno un favola da raccontare nelle interviste. Se ci pensate bene l'oppressione non sta nemmeno nell'estratto conto in banca, di ognuno di noi. L'oppressione è più la sensazione di avere una colpa e non riuscire a darle una forma e un nome, è il pensiero fisso di non avere diritto alla serenità, convinti di avere fallito da qualche parte e si passa tutto il tempo a ripercorrere il proprio tempo e le proprie azioni, frugandoci dentro, perché all'oppresso solleverebbe trovare l'incrocio, il bivio, dove ha sbagliato qualcosa. E invece niente. Gli oppressi, i diseguali che stanno in fondo, gli incapaci di avere speranza non li riconosci come scrive qualche giornale o come ci insegna qualche Briatore sul posto di lavoro: lì lavorano, aggrappati. Si lasciano andare nei tempi intermedi, nelle tratte pendolari, in coda alla cassa dei supermercati, nel fastidio con cui vorrebbero disinteressarsi delle notizie dei telegiornali, nella vergogna con cui confessano di non poter promettere un futuro più lungo del fine mese, nella rabbia con cui stringono le borse di plastica impigliate sul bus, per strozzarle. E ogni gesto, minimo, è una resistenza alla voglia feroce di lasciarsi andare. E invece resistono. Questi invece no.»

Cos’è l’uguaglianza? Ma davvero siamo tutti uguali? E davvero, come continuano a ripeterci, viviamo nell’unico mondo possibile?
Rileggendo Trilussa, passando da Pasolini e ripercorrendo il tempo in cui gli emigranti eravamo noi lo spettacolo affronta le cause di disuguaglianza di questi anni, dalla mancata regolamentazione della finanza, al “colonialismo solidale” che non vuole accogliere i nuovi poveri, all’invocata (e mancata) rivoluzione ecologica fino alle storture dei sistemi bancari internazionali e alla sistematica corruzione.

SONO TUTTI UGUALI è un manifesto teatrale (e politico) che prova a scardinare il nonsenso di chi si ostina a dire che “non c’è alternativa”.

“Uno spettacolo politico, sì, perché c’è bisogno come l’aria di teatro e di politica e perché forse nel tempo della comunicazione troppo facile e troppo veloce è davvero il caso di prendersi un palco, fare buio in sala e provare a raccontare quello che siamo stati, quello che siamo ma soprattutto quello che vorremmo essere. Per anni, facendo teatro, mi sono sentito dire che il mio teatro (“civile”, no? Lo chiamano così) era troppo politicizzato, detto con la faccia schizzinosa di chi s’è arreso a credere che la contemporaneità sia un fastidio che non deve irrompere sui pal- chi: questo spettacolo è politicizzato e tutto politico. In nome della caduta delle ideologie si è voluto, in questi anni, stropicciare anche le idee e l’eredità della storia come se fossero un souvenir di bigiotteria; e allora cosa c’è di meglio del teatro per provare a rimettere le cose in ordine?” (Giulio Cavalli)

«Sono tutti uguali» è un refrain molto popolare. Eppure dovrebbe avere tutt'altro significato: da corrivo slogan contro i politici (tutti quanti) dovrebbe tornare a essere espressione rivoluzionaria, costituzionalissima, potente. Con Giulio abbiamo pensato fosse possibile e lo abbiamo messo in scena, prendendo dichiaratamente le distanze da qualche 'retroscena' che distrae di solito l'attenzione del pubblico. (Giuseppe Civati)

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GIULIO CAVALLI

Scrittore, attore e giornalista. Autore e attore di teatro civile ha collaborato con Paolo Rossi, Re- nato Sarti e Dario Fo. Ha scritto come editorialista per Left, Fanpage.it, Il Fatto Quotidiano, l’Espresso, Linkiesta. Si occupa di criminalità organizzata con inchieste, spettacoli, conferenze e incontri nelle scuole. Ha pubblicato due romanzi per Rizzoli e Fandango.

GIUSEPPE CIVATI

Giuseppe Civati è nato a Monza nel 1975. Deputato dal 2013, nello stesso anno ha partecipato alle primarie per la segreteria del Partito democratico, che abbandonerà nel 2015 a causa del perdurare della strategia delle larghe intese e delle politiche in netto contrasto col mandato elettorale ricevuto. Fondatore di Possibile, ne diviene segretario a inizio 2016. Dottore di ricerca in Filosofia, è autore di numerosi libri, tra i quali Cannabis, Qualcuno ci giudicherà, Il trasformi- sta, 10 cose buone per l’Italia che la sinistra deve fare subito.

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